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Jannik Sinner affronta Carlos Alcaraz nei quarti di finale dello US Open. Vincendo raggiungerebbe la prima semifinale Slam in carriera e salirebbe al nono posto nella Race to Turin, tornando pienamente in corsa per un posto alle Nitto ATP Finals di Torino
di Alessandro Mastroluca | 07 settembre 2022
Jannik Sinner è il giocatore più giovane ad aver raggiunto i quarti di finale almeno una volta in tutti gli Slam dal 2008, quando ci riuscì un ventenne Novak Djokovic. Finora, però, non è mai andato oltre i quarti.
Allo US Open, incontrerà per la terza volta in due mesi lo spagnolo Carlos Alcaraz, che ha piegato Marin Cilic in cinque set ed è tornato come l'anno scorso ai quarti di finale dello US Open. Lo spagnolo resta in corsa per diventare il più giovane numero 1 del mondo da quando l'ATP ha introdotto il ranking computerizzato, nel 1973.
Lo diventerà se vince il titolo o se perde in finale ma da un avversario diverso da Casper Ruud, il norvegese che ha fermato Matteo Berrettini nei quarti.
Sinner punta non solo alla prima semifinale Slam in carriera. Battere Alcaraz, come ha già fatto sull'erba a Wimbledon e sulla terra rossa a Umago, lo farebbe salire dal quattordicesimo al noni posto nella Pepperstone ATP Live Race To Turin, la classifica che determinerà a fine stagione gli otto qualificati per le Nitto ATP Finals di Torino.
L'anno scorso, l'altoatesino ha giocato due partite, subentrando come riserva all'amico Berrettini. Quest'anno potrebbe raggiungere la qualificazione diretta per la prima volta in carriera. "Il mio obiettivo è migliorare tutto nel mio tennis, poi vedremo come andrà la situazione nei prossimi due mesi. Di sicuro, se voglio arrivarci dovrò fare molto bene" ha detto.
Buon compleanno Jannik!
A ventun anni, Sinner ha già vinto sei trofei nel circuito ATP e le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals, è entrato in Top 10 e ha giocato le Nitto ATP Finals. Ma il suo sguardo è sempre rivolto in avanti.
"So cosa c'è nel mio gioco, ho fiducia nel mio tennis ma resto anche umile perché di base non ho vinto ancora niente, di sicuro nessun match importante - ha detto Sinner in un'intervista pubblicata sul sito dell'ATP -. E' solo l'inizio, fa tutto parte del processo. Non voglio mettermi fretta, sono fiero di quello che sto facendo e spero di continuare così".
Il diritto di Jannik Sinner (foto Getty Images)
Sinner mostra il concreto realismo del figlio delle Dolomiti, cresciuto cucinando insieme al padre che lavora come cuoco in un rifugio alpino a Sesto-Val-Fiscalina, dove lavora anche sua madre.
Ma la consapevolezza di non essere realizzato va di pari passo con un'ambizione che cresce giorno dopo giorno. "Voglio essere il migliore non solo in Italia, un giorno magari potrò dire di essere il migliore al mondo" diceva tre anni fa dopo essersi appena qualificato per lo US Open (avrebbe perso contro Stan Wawrinka in quattro set).
Per nutrire l'ambizione, ha scelto di cambiare strada lo scorso febbraio. Ha detto addio al coach Riccardo Piatti, il maestro e allenatore che lo ha guidato da quando era un apprendista 13enne alla Top 10 mondiale a soli 20 anni. Ha iniziato un nuovo percorso con il coach Simone Vagnozzi e da Wimbledon ha aggiunto al team Darren Cahill, allenatore australiano che ha guidato fino al numero 1 del ranking Lleyton Hewitt, Andre Agassi e Simona Halep.
"Quando cambi tutto, è un po' diverso. Hai un altro metodo di lavoro, ma mi sto abituando - ha detto Sinner all'ATP -. Ora conosco Simone e Darren molto meglio, e loro conoscono me. All'inizio non è stato facile, ma adesso va molto meglio". I risultati parlano chiaro. L'appetito dell'apprendista cuoco Sinner vien mangiando.
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