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Il serbo, primo favorito e detentore del titolo, parla delle chance di Matteo di ripetere il risultato dello scorso anno. Intanto, tiene banco ancora una volta il tema della guerra in Ucraina. E si scopre il dramma della Kalinina: "Un missile ha distrutto la casa dei miei genitori"
27 giugno 2022
Novak Djokovic non convince ma avanza battendo Kwon in quattro set. E in conferenza stampa elogia Matteo Berrettini, il rivale che lo scorso anno riuscì a metterlo parecchio in difficoltà in finale.
NOVAK DJOKOVIC
"Matteo è sicuramente tra i primi due, tre giocatori al mondo sull'erba negli ultimi tre anni. I suoi risultati ne sono la prova. Ha fatto uno straordinario ritorno dopo alcuni mesi di assenza dal tour per un infortunio. Vincere come ha fatto lui in Germania e al Queen's è davvero impressionante. Ma in fondo non mi sorprende molto perché sappiamo che ha armi importanti per l'erba: il servizio, il diritto e anche un ottimo tocco. Per il suo gioco è la superficie più adatta. Quindi, sì, penso che ci siano molte aspettative su di lui per andare lontano in questo torneo. L'esperienza del 2021? Avere provato a giocare una finale Slam è davvero una di quelle cose che devi sperimentare per capire come affrontarla la volta successiva e ottenere la vittoria".
Intanto il tema della guerra in Ucraina tiene banco, soprattutto quando arriva il turno delle giocatrici di quel Paese, sottoposte a una pressione emotiva troppo forte da sopportare ogni singolo giorno.
ANHELINA KALININA E LESIA TSURENKO
“È il mio primo main draw a Wimbledon – le parole della tennista ucraina Anhelina Kalinina – ed è normale che ci fosse un po’ di emozione. Sono contenta di avercela fatta e mi auguro al prossimo turno possa andare ancora meglio”. Adesso il derby con Lesia Tsurenko. “Per entrambe è positivo essere al secondo turno di un torneo come questo. Per me andare avanti significa ottenere ancora più soldi per aiutare la mia famiglia”.
Inevitabili alcune considerazioni su quanto stia accadendo dalle sue parti. “Concentrarsi è stato e continua ad essere davvero difficile, soprattutto se ripenso a febbraio. Mi stavo preparando per Indian Wells e da allora niente è stato più come prima. La casa dei miei genitori è stata bombardata ma grazie a Dio sono vivi e al sicuro. Non rientro in Ucraina dal 17 febbraio e loro, come tutti lì, vivono con le borse senza avere alcuna certezza del domani. Adesso sono nella casa dove abito con mio marito e per fortuna posso aiutarli con il mio lavoro. Io continuo a girare per tornei e per fortuna ho il sostegno degli amici, quello vero e non solo a parole. Vedere qualche bandiera ucraina oggi sugli spalti mi ha fatto sentire meno sola.
Sull’esclusione di russi e bielorussi. “Non posso rispondere a questa domanda, non sarei obiettiva. So per certo che non possiamo paragonare la loro esclusione o il non assegnare punti a quello che sta accadendo in Ucraina. Sono state uccise moltissime persone, altre stanno morendo, senza contare i rifugiati senza famiglia, senza casa e senza soldi”.
Risponde eccome, invece, Lesia Tsurenko. “Mi sento bene a partecipare al torneo senza dover rivedere giocatrici di quel Paese. Nella maggior parte dei casi non c'è nulla di personale ma c’è una guerra in corso. Non sono d’accordo sulla scelta di non assegnare punti, oggi ho controllato la classifica e ho visto che in molte hanno perso diverse posizioni. Ogni sanzione nei confronti di russi e bielorussi è giusta, c’è un motivo se sono state fatte determinate scelte. Tensione? C’è e non lo nego. Il fatto che in molti non mi parlino e non abbiano preso ufficialmente posizione mi fa stare male. Adesso vincere o perdere non sposta nulla per me a livello emotivo. L’unico problema è la guerra e non c’è nulla di più importante”.
L’approccio al torneo, ovviamente, non può essere stato dei migliori. “Sono preoccupata da mesi e anche se lavoro ogni giorno con uno psicologo non è possibile cancellare certe emozioni. Adesso è così, non posso farci nulla. Credo che starò meglio soltanto quando tutto questo finirà. Mia madre è in Ucraina mentre mia sorella è in Italia, anche se si sente in colpa per aver lasciato il Paese. Anche mamma ha promesso di raggiungermi ma non le credo”.
Sul match con la connazionale Kalinina. “Sono davvero felice di vedere che ce la stiamo cavando e che possiamo giocare, perché a Indian Wells, a Miami, non sapevo se sarei stata in grado di giocare, se le mie compagne di squadra sarebbero state in grado di giocare. Anhelina la conosco da molti anni, vedremo che partita uscirà fuori. Tra di noi proviamo ad aiutarci in tutti i modi possibili”.
ONS JABEUR
“Credo di aver imparato molto dalla sconfitta al primo turno a Parigi – ammette la tunisina – anche se qui è tutto diverso. Giocare sull’erba mi piace ed è stato fantastico aprire il torneo sul Campo 1. L’esperienza in doppio con Serena? Due o tre anni fa probabilmente avrei giocato malissimo e non sarei stata in grado di reggere la pressione. Mi ha messo a mio agio e mi ha aiutata a mantenere il giusto atteggiamento, a comportarmi da leader. È quello che sto cercando di fare, partita dopo partita”.
La nuova numero 2 del mondo non si nasconde. “Ho giocato tante partite e lavorato molto duramente. Il tennis è uno sport difficile ma credo di meritare di essere dove sono. Mi sento più sicura oggi e vorrei che il prossimo passo fosse raggiungere la vetta del ranking. Iga è lontana ma mai dire mai, ci sono ancora gli US Open, altri 1000 e le WTA Finlas. Quello che mi interessa davvero è cercare di raggiungere il suo livello. Prenderò una partita alla volta e vedrò cosa succede, magari trasformando le aspettative in ottimi risultati. Sinceramente sto vivendo un sogno e spero di ispirare tante persone del mio Paese”.
STEFANOS TSITSIPAS
“Volevo arrivare qui avendo disputato un buon numero di partite sull’erba – ha dichiarato il greco – e penso di esserci riuscito. La gente era scettica quanto al mio rendimento su questa superficie, va detto. Io, invece, non ho mai dubitato di me stesso. Ho dimostrato di saper giocare su erba e probabilmente la preferisco alla terra battuta. L’anno scorso? È stato difficile per me, prima di Wimbledon non avevo giocato partite sull’erba e ho commesso l’errore di trattarla come la terra rossa. Tutto è andato a rotoli, sia dal punto di vista tecnico che da quello tattico. Ho guardato molti video per analizzare le cose il più possibile e capire i miei punti deboli. Mi ero riproposto di giocare tutti e tre i tornei prima di Wimbledon e sono contento di aver affrontato avversari come Murray e Kyrgios. Considero questo come un nuovo punto di partenza”.
Berrettini? Un modello sui prati. “Matteo ha fatto molto bene lo scorso anno, è uno dei favoriti. Probabilmente dovrò avvicinarmi a quello che ha fatto e poi vedere se sono in grado di diventare un potenziale futuro campione di Wimbledon. Lo voglio davvero ma devo andare avanti a piccoli passi, le mie ultime due partecipazioni a Wimbledon non sono state un granché. Ora sento che il mio tennis è adatto, sono una persona alla quale piace lavorare sodo”.
Dall’azzurro a Nadal, un altro dei favoriti. “Il 2022 di Rafa fino ad ora è stato ottimo. Ci stiamo abituando a non vederlo trionfare in troppi tornei ma dobbiamo stare attenti. Quando dice di non poter giocare e di avere problemi al piede, è lì che diventa più minaccioso in termini di prestazioni. Ho molto rispetto per quello che ha fatto agli Open di Francia nonostante l’infortunio. Giocare nelle difficoltà lo fa sentire immortale, per molti altri sarebbe impossibile competere in quelle condizioni fisiche. Non ha partite su erba quest’anno ma saprà adattarsi presto. Rafa è Rafa”.
NICK KYRGIOS
“Sono molto emozionato di tornare a giocare davanti al pubblico di Wimbledon – spiega Kyrgios – in particolar modo dopo essermi espresso al meglio in queste settimane. Mentalmente mi sento pronto e qui, come sempre, l’atmosfera è davvero speciale. Ho giocato tanto, credo nessuno se lo aspettasse, battendo giocatori di ottimo livello”.
Lo stop di due mesi dopo lo “swing” americano era preventivato. “Mi conoscete, sono fatto così. Non voglio essere il tipo di giocatore che gioca tutto l'anno. Credo che vivendo in Australia sia difficile trovare un equilibrio quanto al tempo da trascorrere con la famiglia e gli amici. Non voglio più passare sette e otto mesi in viaggio, non mi interessa. La classifica non la guardo, quest’anno ho affrontato i primi 10 del mondo e li ho fatti sembrare normali. Quando scelgo di giocare devo impegnarmi al massimo. Se l'avessi capito prima nella mia carriera, forse la storia sarebbe stata diversa. Sono orgoglioso di dove mi trovo in questo momento”.
Anche uno come Nick non è immune dal fascino del Campo Centrale. “La prima volta che ci ho giocato è stato contro Nadal nel 2014 o nel 2015, non ricordo. È davvero fantastico, c’è un’energia unica. Ovviamente quando stai per scendere in campo, pensi a tutti i campioni del passato e alla storia di ogni tennista, ai suoi problemi e a quanto ha faticato per essere lì. L’abbigliamento? Vorrei vestirmi sempre di nero (ride, ndr). Sarebbe bello poter avere una fascia nera per i capelli o per trattenere il sudore ma a Wimbledon non interessa cosa sia bello. Non credo che le cose cambieranno”.
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