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Finalmente Rublev, Monte-Carlo è una svolta

Andrey Rublev conquista il suo primo Masters 1000 e il tredicesimo titolo ATP in carriera. Battuto in tre set Holger Rune a Monte-Carlo, dove aveva perso in finale due anni fa. Una partita in altalena, che a metà del terzo pareva nelle mani del danese

di | 16 aprile 2023

Uno, Andrey Rublev, cercava il primo successo della carriera in un Masters 1000 dopo cinque 500 e sette 250. L'altro, Rune, voleva il secondo titolo nella categoria, dopo Parigi Bercy 2022. È finita che ha prevalso la maggiore esperienza del russo, che dopo due ore e 34 minuti ha chiuso 57 62 75 e centrato il titolo più importante della vita, quello che gli era sfuggito nell'ultimo atto due anni fa, di fronte a Stefanos Tsitsipas. Potrete vedere la finale in chiaro, su SuperTennis, alle 21.15.

Sulla carta, secondo la classifica, è un match in equilibrio. Anzi, con una leggera prevalenza di Rublev sia nel ranking Atp (6 contro 9), sia nella Race verso Torino (7 contro 11). Ma i numeri non raccontano le sensazioni, e allora un po' per tutti (bookmaker compresi), stavolta il favorito è il danese, che coi suoi 19 anni si porta in dote anche maggiori ambizioni del 25enne di Mosca, di cui ormai si conoscono bene (o si pensano di conoscere) le qualità ma pure certi limiti. Nemmeno i precedenti aiutano: a Bercy lo scorso anno vinse il danese, mentre quest'anno a Melbourne Rublev si è imposto al termine di un tie-break del quinto set da infarto, chiuso per 11-9.

Rublev a Monte-Carlo è seguito in panchina da Alberto Martin, entrato nel team a inizio anno come consigliere, vice di Fernando Vicente e pure – all'occorrenza – come psicologo. “Andrey – diceva l'ex numero 34 Atp – è un ragazzo d'oro che nello spogliatoio è amato da tutti i colleghi. Per i fans farebbe di tutto, l'ho visto firmare autografi per 45 minuti di fila dopo aver perso un match”.

La bontà d'animo, tuttavia, in campo aiuta poco. Il primo break è di Rune e arriva al sesto game: dopo un drop shot troppo ambizioso, una risposta fulminante di diritto sulla seconda permette al danese di fare corsa di testa. Mentre Rublev si trova in una condizione anomala per lui, quella di difendere. Lui che è abituato a imporre il suo ritmo, deve correre e correre ancora per cercare di tamponare le bordate del giovanotto danese. Il quale abbina velocità di braccio e anticipo, mettendosi quasi sempre nella condizione di comandare lo scambio. La difesa a oltranza di Andrey, tuttavia, porta subito risultati, sotto forma di contro-break per il 3-4 che rimette in discussione il primo set.

Alla fine sarà una manciata di punti a decidere il parziale. Un paio, per la precisione, che corrispondono ad altrettanti errori di diritto di Rublev, uno in rete (dopo una riga di Rune), un altro lungo. Il terzo 7-5 di fila, dopo i due che hanno eliminato Sinner nella serata di sabato, porta Holger a un solo parziale dal titolo di Monte-Carlo.

Il pubblico, a sorpresa ma non troppo, è schierato più dalla parte del russo. Rune col suo atteggiamento un po' troppo spaccone non si è conquistato le simpatie della gente, tantomeno degli italiani, presenti in gran numero sulle tribune del Principato anche per il match decisivo. Mentre Rublev, come diceva Alberto Martin, riesce a farsi voler bene ovunque vada. Perché è sincero nelle sue esternazioni e perché ogni volta in campo dà tutto quello che ha.

Come nel secondo parziale, che vede Andrey in cattedra fin dall'inizio: break in avvio, e di nuovo allungo dal 2-2 fino al 6-2 che impatta l'incontro. Adesso il match è davvero in equilibrio totale: Rublev sbaglia meno, Rune concede qualcosa e a un certo punto pare che la sua testa sia già al set successivo. Dopo il sesto game, praticamente, non c'è più storia. Il destino del titolo monegasco sarà deciso al terzo.

Se il pubblico è ancora freddino, ad apprezzare le qualità di Rune ci pensa The Coach, Patrick Mouratoglou: nonostante il recentissimo annuncio della fine della loro collaborazione, il francese nel Principato è rimasto nel box del 19enne di Gentofte, spendendo parole importanti per il suo (ex?) assistito: “Holger – ha detto Mou – è concentrato solo e soltanto sul tennis, che rappresenta il cento per cento dei suoi pensieri e della sua vita. Qualcuno potrebbe pensare che questo sia troppo, che alla fine si brucerà. Ebbene, io penso esattamente il contrario: sarà questa passione che lo farà volare”.

Pare volare anche stavolta, Holger, non solo virtualmente. Il break al secondo gioco lo proietta sul 4-1, dopo una serie di game lottati che lasciano in Rublev una evidente frustrazione. Quando il russo deve affrontare una palla break che porterebbe il rivale sul 5-1, la partita cambia di nuovo direzione, in maniera decisamente inattesa. Rublev continua a crederci, malgrado un accenno di dolore alla schiena. Mentre Rune chiede degli integratori, probabilmente per prevenire i crampi. La questione è fisica, mentale, ma pure tecnica. Rublev adesso picchia che è un piacere, e contrariamente alle attese è il 19enne danese a combinare un pasticcio dopo l'altro.

Mancata la palla break che avrebbe presumibilmente chiuso la contesa, Holger si fa togliere il servizio nel settimo game, continua a lottare ma ormai la fiducia è finita dall'altra parte. Sul 5-5, il disastro: uno smash piuttosto comodo in rete, una pallata sulle tribune, un warning, una (ennesima) polemica col pubblico e infine il doppio fallo. Il game peggiore giocato nel momento decisivo. È il prologo al 7-5 Rublev, un campione fino a ieri incompleto, che coglie il titolo più prestigioso della carriera. Uno di quei risultati che – per uno della sua età e con i suoi mezzi – può essere la svolta verso qualcosa di molto più importante.

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