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Tornei ufficiali ed esibizioni si sono sempre fatti la guerra spartendosi quasi completamente i 365 giorni dell'anno. Il boom negli anni 80, a sparizione a inizio anni 90 e il prepotente ritorno di fiamma attuale.
di Luca Marianantoni | 13 dicembre 2022
La vita è fatta di mode che spariscono e ritornano all'improvviso come i pantaloni a zampa di elefante o le minigonne. Stiamo parlando delle esibizioni che, in assenza del circuito ufficiale dell'Atp, hanno preso il sopravvento monopolizzando dicembre. Ce ne sono per tutti i gusti, tutte in Medio Oriente. C'è stata la Coppa Diriyah in Arabia Saudita, tra poco è la volta del Mubadala di Abu Dhabi e infine della World Tennis League di Dubai, sempre negli Emirati Arabi.
Le esibizioni nascono ancor prima dei tornei: bastano 2 o 4 campioni e il gioco è fatto. Per i tornei invece ci vuole un'organizzazione più capillare. Nei primi due decenni dell'Era Open tornei ufficiali e tornei esibizione convivono in contemporanea, spalla a spalla. I tornei Atp, Grand Prix e Wct iniziavano a gennaio e finivano a dicembre per 52 settimane l'anno, 365 giorni. Tra il 1973 e il 1982 si contano 7 stagioni con oltre 100 tornei all'anno. Il calendario è così fitto che lo spostamento dell'Open d'Australia da gennaio a dicembre costringe il Grand Prix a mettere in campo il Masters (ovvero le Atp Finals) nella terza settimana di gennaio, ossia nell'anno successivo.
Tra un torneo e l'altro, Borg, McEnroe e Connors, trovano il tempo per giocare tonnellate di esibizioni. Questo il programma di Borg tra il 25 febbraio e il 9 marzo 1980: esibizione a Caracas in Venezuela, il giorno dopo a San Paolo in Brasile, 24 ore dopo ad Asuncion in Paraguay, poi un giorno di viaggio, due esibizioni a Santiago del Cile, due a Buenos Aires, traversata atlantica, il giorno dopo due esibizioni a Copenaghen, due a Monaco di Baviera e due a Stoccarda. Queste due settimane di giramondo fruttarono a Borg circa 500.000 $, una cifra che oggi si può tranquillamente trasformare in non meno di 2,5 milioni di $.
Dalla metà degli anni 80 anche l'Italia diventa la regina delle esibizioni. Il Bel Paese pullula di tornei ufficiali, ma Cino Marchese e Sergio Palmieri riescono a fare miracoli. Nell'ottobre del 1987 Ivan Lendl e John McEnroe si esibiscono a Firenze nell'attuale Mandela Forum davanti al tutto esaurito. Così anche al Palasport all'Eur e in altre città italiane. A novembre 1990 per l'inaugurazione del Forum di Assago viene ideato lo shootout, un torneo di soli tie-break tra 8 supercampioni tra cui Lendl, McEnroe, Agassi, Cash, Noah. Anche in questo caso c'è il tutto esaurito. Il tennis è al suo apice tanto che dal 1982 al 1991 uno dei tornei più prestigiosi dell'anno è il torneo dei diamanti di Anversa, una ricca esibizione a 24 giocatori con in palio, per chi vince il torneo 3 volte in 5 anni, di una racchetta tempestata di diamanti.
Quando a inizio 1990 l'Atp si mette in proprio, gestendo in prima persona il circuito, il calendario viene ridotto a 11 mesi. i tornei finiscono a fine novembre, poi a inizio dicembre c'è il Masters. Con il passare degli anni il numero di tornei si assesta sotto 70 e la stagione regolare si esaurisce la prima settimana di novembre. I giocatori chiedono un mese e mezzo abbondante di off-season per riposarsi, per ricaricare le pile, per un po' di vacanze, per affinare la preparazione in vista della trasferta in Australia a inizio anno nuovo.
Ma alla lunga la stagione corta permette ai big di avere tempo per girare il mondo a raccogliere soldi e gloria in esibizioni. Federer e Nadal sono i paladini e spesso scelgono posti non toccati da grandi tornei. Federer nel 2019 fa 42 mila spettatori in una singola serata a Città del Messico intascando oltre 2 milioni di dollari, nel febbraio del 2020 con Nadal, a Città del Capo, i due fanno oltre 50 mila spettatori. Nadal, poche settimane fa, ha chiuso esibizioni faraoniche sparse per tutto il Sudamerica concludendo il tour a Città del Messico. Tutto quando mancano all'alba del nuovo anno mancano pochissime settimane.
Tornei ed esibizioni convivono da sempre e i primi non esisterebbero senza i secondi.
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