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Eventi internazionali

I Blanch Bros, fratelli… in Italia

Americani, cittadini del mondo, Ulises è stato n.2 Under 18 e finalista al Bonfiglio, battuto da Tsitsipas; oggi è n.247 Atp. L’altro è n.14 junior ma se la gioca coi grandi. Questa settimana entrambi protagonisti in Italia: il maggiore nel Challenger di Milano, l’altro nel torneo ITF di Bergamo

27 giugno 2021

Ulises Blanch

Lo statunitense Ulises Blanch, 23 anni, è nato a San Juan, Puerto Rico

Per uno che prima del suo sedicesimo compleanno ha vissuto tra San Juan, Porto Rico (dove è nato), Seattle, Asia e Sud America, Ulisse è il nome perfetto. A tennis ha imparato a giocarci in Thailandia, quando aveva 4 anni e quando papà Blanch, al battesimo Ernesto, faceva l’impiegato della Coca Cola e per questo girava il mondo.

Su quattro figli, per ora, il papà viaggiante ne può già annoverare due tra i Top 15 del ranking junior ITF. Ulises nel 2016, quando fu addirittura n.2 e perse in finale al Trofeo Bonfiglio del Tc Milano Alberto Bonacossa contro Stefanos Tsitsipas. L’altro, Dali, lo è oggi. Occupa la posizione n.14 e al Bonfiglio, eccezionalmente calendarizzato dal 10 al 18 luglio dopo gli spostamenti dovuti al covid, ci sarà per seguire le orme del fratello. E magari migliorarne il piazzamento, puntando al bersaglio grosso.

Il viaggio del fratello maggiore, Ulises, 23 anni compiuti in marzo, oggi prosegue lungo il circuito del tennis. Ma a differenza di quello di Tsitsipas, con cui fece partita pari al Bonacossa (e a tratti apparve pure più intraprendente, anche se caotico), il suo sembra un percorso ben più intricato, come quello del suo omerico omonimo. Appena all’interno dei primi 250 Atp, si dà da fare per emergere dal circuito Challenger. Questa settimana si è messo in luce a Milano, sponda Harbour Club, dove partiva con la testa di serie n.3 del torneo da 44.820 dollari di montepremi.

Con l’Italia Ulises ha un rapporto tutto suo, quasi speciale. Perché dopo l’exploit al Bonfiglio fu proprio nel Bel Paese, a Perugia per la precisione, che riuscì a mettere in bacheca il primo sigillo targato ATP. Era il 2018 e, complice un caldo pazzesco, uscì tutto crampato dal suo ultimo match di qualificazione del Challenger umbro: ritiro e addio sogni di gloria. Ma fu ripescato, e siccome i crampi fanno male ma non portano conseguenze immediate, tornò in campo e raggiunse il titolo battendo, tra gli altri lungo la via, pure l’ex top spagnolo Nicolas Almagro e, in finale, Gianluigi Quinzi.

I colpi migliori di Ulises Blanch: diritto e servizio

“Il giorno del ritiro, coi crampi ovunque, ricordo che pensai che non avrei mai avuto una chance nel tennis. Feci la doccia e sconsolato me ne andai in hotel. Dopo mezz’ora mi chiamarono per dirmi che sarei rientrato come lucky loser. Eccola la mia seconda chance”. Le occasioni insomma sono rare ma quando compaiono vanno prese al volo, come un treno. “Viaggiando molto da piccolo ho imparato un sacco di cose in molte culture diverse, un valore che mi porto dietro giorno dopo giorno”, spiega Ulises

“Ho vissuto in India, in China, ma principalmente sono cresciuto in Thailandia, prima di trasferirmi in Argentina”. Poi la Florida, dove ha trovato la base per i suoi allenamenti, ad Orlando, in uno dei centri tecnici della USTA. “Mi sono sempre sentito americano, nonostante la mia infanzia l’abbia passata in giro per il mondo. Mio padre ci teneva a questo, mi ha sempre mandato in scuole americane, abbiamo sempre osservato le vacanze americane, certo non sono così appassionato di basket o di football ma questo è un altro discorso”.

La famiglia Blanch è numerosa, 4 tra fratelli e sorelle. Tutti tennisti. “Ma non siamo molto in competizione tra di noi, anche perché io sono di cinque anni più grande del secondo (Dali, ndr)”. A seguire ci sono Krystal, sette anni più giovane, e infine Darwin, che di anni in meno rispetto al primogenito ne ha 9. “Io e mio padre li abbiamo sempre aiutati tutti col tennis, io parlo con loro e provo a trasferire un po’ dell’esperienza che ho fatto prima di loro”. 

Una guida in casa, insomma: “Tutti facciamo molto sul serio col tennis, probabilmente i miei fratelli anche più di me. Nel senso che hanno ‘cominciato prima’ a crederci per davvero”. Una guida che non risparmia i consigli: “Il più importante è che ci saranno sempre momenti difficili in questo percorso, molti, ma devi sempre tirare dritto”.

Dali, il secondo dei quattro fratelli Blanch, tutti tennisti

E Dali sembra seguirli, questi consigli. Come suggerisce la sua classifica Under 18, di tutto rispetto (n.14). E pure qualche bel risultato raccolto lungo il percorso. La finale nel torneo di Grado 1 di Cuenca, in Ecuador, persa in tre set contro Flavio Cobolli nel 2018; la prima semifinale in un Grado A, a Criciuma (Brasile), l’anno successivo; il successo lo scorso autunno nel Grado 3 di Constanta, in Romania. E poi i primi passi tra i pro, nel circuito Itf. Come a Bergamo, dove ha fatto vedere di che pasta è fatto fin dal primo turno del torneo da 15 mila dollari del Città dei Mille, estromettendo il polacco David Poljak, 25enne, Top 450 Atp e n.4 del seeding.

Anche da queste tappe italiane prosegue il percorso di crescita dei Blanch Brothers, cittadini del mondo. In attesa, per altro, di ricevere pure le prime notizie di stampo tennistico dai campi di tutto il mondo dai piccoli Kristal e Darwin. Il loro, di viaggio, è appena cominciato.


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