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Nuovo appuntamento con la rubrica "Vincenti&Gratuiti" che racconta la storia fiorentina di Fabian Marozsan, l'ungherese che ha eliminato Carlos Alcaraz agli Internazionali BNL d'Italia
di Claudia Fusani | 16 maggio 2023
Lungo l’Arno, dalle parti di Firenze, ieri gli appassionati di tennis stavano vivendo un piccolo incubo. Incollati alla tv sintonizzata sul Centrale degli Internazionali Bnl d’Italia, non sapevano bene cosa fare: “Tifare per quel fenomeno di Alcaraz che molti di noi contavano di venire a vedere in settimana lì a Roma o per il nostro Fabian?”. È stato soprattutto il dubbio amletico di Leo Casamonti, presidente del Match Ball, storico circolo di tennis che in questi giorni sta ospitando il torneo Wta 125 Firenze Ladies Open. Perchè va bene Alcaraz ma “Fabian è il nostro Fabian. Arrivò qui da noi un anno fa, un ragazzino, solo, molto timido, insieme ad uno suo amico ungherese. Cercavano ingaggi per giocare i campionati a squadre. Prendemmo Fabian, e non il suo amico, perchè ci sembrò subito più esplosivo e al tempo stesso più creativo e fantasioso di altri. Grazie a lui il Match ball è tornato in A1”.
Al netto del legittimo entusiasmo del presidente del circolo, il cigno nero o bianco ieri è stato il carneade Fabian Maroszan, 23 anni da Budapest, numero 135 del ranking che è sceso in campo contro il numero 1 del mondo Carlitos Alcaraz e lo ha eliminato in due set (64-76) con un gioco brillante, mai incerto, esplosivo. “La partita perfetta” ha detto Maroszan abbastanza incredulo per quello che ha combinato. “Non mi ha fatto giocare” ha detto Alcaraz. Nel presentarsi alla stampa affamata di indizi su questa nuova stella sperando che non sia una meteora, Fabian ha voluto citare l’importanza per la sua crescita agonistica di aver giocato la serie A con il Match Ball di Firenze.
Fabian Marozsan abbraccia Carlos Alcaraz che ha appena sconfitto agli Internazionali BNL d'Italia (Foto Sposito)
“E’ stato importante in quel preciso momento della mia carriera che non capivo bene dove sarebbe andata trovare una squadra…”. Una “casa”, secondo Casamonti, “credo che Fabian abbia trovato da noi una famiglia, un luogo dove passare il tempo allenandosi. Vorrei dirgli che lo aspettiamo a casa…”.
Come che sia, il “Vincente” di oggi lo tirano proprio i club di tennis che investono danaro per mettere su squadre dove possono schierare i più bravi del rispettivi vivai (per farli crescere) insieme con i più esperti, anche stranieri.
Sono dieci i campionati a squadre nazionali, serie A1, A2, B1, B2, C, ciascuno maschile e femminile. Solo nella A1 maschile nel 2022 hanno partecipato sedici squadre che hanno messo in campo nomi del calibro di Batista Augut, Sinner, Sonego, Travaglia, Rune, Fuksovic (ebbene sì, anche loro, ingaggiati da vari team).
Nella A2 maschile le squadre sono state 28 e tra queste il Match Ball che grazie a Maroszan è stato promosso in A1. Otto squadre hanno partecipato alla A1 femminile e 14 alla A2. L’elenco è lungo e conta centinaia di atleti che in quella parte dell’anno dove i tornei sono pochi o dall’altra parte del mondo, possono allenarsi, fare match e, perchè no, fare in modo che anche il tennis sia uno sport meno individuale e meno ossessivo di quello che è.
“Chi è Fabian Marozsan” hanno chiesto i giornalisti allo stralunato giocatore diventato la notizia del giorno. “Ho 23 anni, gioco da quando ne ho 5 e devo molto, qui tutto a mio padre…”. Il resto ce la racconta la sua squadra: un ragazzo “timido”, “riservato”, “molto educato”, senza grandi mezzi economici e che è arrivato qui “da solo”. “Con noi ha saputo ridere e divertirsi. E cantare il karaoke…”. Tradizione vuole che quando la squadra vince, la sera della domenica cenano tutti insieme. Paga il presidente. Il gioco è indovinare il più possibile la cifra che sarà spendere. Chi perde, perchè sbaglia la cifra, deve cantare e scegliere anche cosa. Fabian scelse Baby shark, la colonna sonora del serie tv.
Ora la speranza è che Maroszan confermi di giocare per la squadra. A naso lo farà, anche se dovesse salire in classifica e la sua vita diventare meno precaria. Perchè anche i numeri uno hanno bisogno di una squadra. Chi lo sottovaluta, è destinato a tirare solo “gratuiti”.
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