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Eventi nazionali

Il nuovo orizzonte di coach Sartori

Il tecnico che ha fatto crescere e poi accompagnato al successo Andreas Seppi ha avviato al CT Vicenza un nuovo progetto tutto suo. Si chiama Horizon Tennis Home e si dedicherà ad allenare professionisti di alto livello (Seppi, Cecchinato e Fabbiano) e a far crescere un gruppo di “under” che vogliono… sognare

di | 08 agosto 2020

Massimo Sartori con il suo staff nel nuovo progetto Horizon Tennis Home che è nato sui campi del Ct Vicenza

Massimo Sartori con il suo staff nel nuovo progetto Horizon Tennis Home che è nato sui campi del Ct Vicenza

“Ho deciso di chiamarla Horizon Tennis Home. Non Academy o University perché non mi piaceva.  Horizon Tennis Home è una casa dove noi vogliamo aiutare i ragazzi a realizzare loro sogni. Il nostro slogan è: i vostri sogni sono i nostri orizzonti. Ecco perché Horizon”.

A parlare è Massimo Sartori con in piedi già ben piantati in una nuova realtà. La foto sul campo in duro, con i ragazzi del suo staff, e un nuovo logo, il suo nuovo logo, alle spalle, racconta una rivoluzione nella vita di uno dei tecnici più quotati e popolari in Italia.

Massimo, 53 anni, è la guida, da tutta una vita, di Andreas Seppi, cresciuto sin da bambino con lui e diventato (insieme a Fabio Fognini) uno dei due giocatori di riferimento del tennis italiano negli ultimi 15 anni, già n.18 del mondo, dal 2007 ininterrottamente tra i primi 100.

Ma Sartori è anche l’allenatore che da oltre un decennio collaborava fianco a fianco con Riccardo Piatti a Bordighera e insieme a lui faceva da riferimento per tanti professionisti di prima grandezza come per tanti giovani di belle speranze. Fu proprio lui che, notato Jannik Sinner in Alto Adige, lo portò all’attenzione del tecnico comasco che immediatamente ne intuì le doti e gli aprì le porte del Piatti Tennis Center.

Il mondo dopo il lockdown però non è più come prima e anche l’orizzonte di Massimo Sartori non è lo stesso. La scomparsa di suo padre Alfredo, un maestro che a Vicenza a fatto la storia insieme al suo collega e alter ego Italo Guerra, il ritorno a casa nel periodo del blocco dell’attività, sono stati occasione di riflessioni profonde e nuove scelte di vita.

Addirittura della nascita di una nuova grande iniziativa che cambia gli orizzonti non solo di Massimo Sartori ma di tutto il tennis nel Nord Italia, Veneto in particolare, con Vicenza che diventa la casa tennistica di campioni come lo stesso Seppi, Marco Cecchinato e Thomas Fabbiano. Oltre che la terra (o l’hard court) dei sogni di tanti under promettenti. 
Abbiamo chiesto a Massimo di raccontarci questa svolta nella sua vita, personale e professionale.

Come nasce questa Horizon Tennis home?

“Nasce dal mio essere tornato a Vicenza per tutto quello che è successo. Sono tornato a Vicenza perché è mancato mio padre, perché tutta la mia famiglia è tornata a Vicenza e perché ho deciso di rimanere qui con mia mamma e mio fratello. Dopo che è mancato papà, lo scorso dicembre, ho deciso di prendermi un po' di tempo per riflettere, un anno di tranquillità, concentrandomi solo sull'organizzazione di Andreas (Seppi n.d.r)”.

Un ritorno a casa?

“Io sono nato qui e il luogo dove sto lavorando adesso, il CT Vicenza, è il circolo di mio padre, dove ha iniziato a giocare a tennis, dove ha insegnato e dove io ho passato parte della la mia infanzia.  Stanno per intitolare un campo a mio padre, a lui e a Italo Guerra, l'altro grande maestro di questo circolo.  In settembre ci sarà la cerimonia.  E anche a Cavalese, un altro luogo simbolo per lui e noi, il Sindaco e tutta l'Amministrazione hanno deciso di dedicare il primo campo da tennis a mio padre, Alfredo Sartori”.

Si racconta che tuo papà e Italo Guerra si trovassero, anno dopo anno, ogni mattina presto a bere il caffè insime prima di entrare in campo?

“Sì, sono stati grandi protagonisti come maestri negli anni di tennisti come Gianni Milan come in quelli di Federico Mordegan. Sono stati riferimento per diverse generazioni di giocatori. Hanno lavorato sempre insieme fino a quando mio papà e mia mamma non sono venuti a Bordighera con me e con le mie figlie. Sono tornato a Vicenza dopo 29 anni, che ho passato tra Caldaro e Bordighera. In questi primi mesi ho ricominciato a giocare, ad allenarmi io stesso. Poi sono andato in giro per il Veneto a vedere giocare tanti ragazzini. Volevo capire com'era la situazione tennistica qui in regione. Poi è scattato il lockdown. In quel periodo si è fatto vivo Marco Cecchinato, con il quale avevo già lavorato anni addietro, e mi ha chiesto se potevo aiutarlo, seguirlo. Abbiamo trovato un accordo e abbiamo cominciato ad allenarci qui al CT Vicenza. Da li è scattata ‘questa cosa’, cominciando ad allenare lui.  Poi ho incontrato alcune persone, con cui abbiamo condiviso idee e un progetto e che mi hanno aiutato a formare un team. Abbiamo deciso di creare una società e di partire, alla fine di maggio quando si è potuto ricominciare a giocare. Da allora stiamo lavorando veramente tanto”.

Hai parlato di ‘questa cosa’: proviamo a definirla nei dettagli…

“Abbiamo portato qui dei giocatori professionisti e questo è stato l'inizio del progetto. Dopodiché abbiamo cercato di capire se si poteva fare qualcosa di più con i ragazzi del Veneto. Prima di Vicenza poi del Veneto, a livello giovanile. A quel punto abbiamo capito che la chiave giusta era proprio quella, lavorare solo con giocatori 'under' e professionisti, con qualità. I posti sono pochi: 25 in tutto. Abbiamo cominciato a invitare tutti i ragazzini del Veneto che volevano provare a vedere un mondo del tennis un po' diverso, più in grande e sempre più professionale. 'Questa cosa' è cominciata così”.

Massimo Sartori in campo al CT Vicenza con Thomas Fabbiano

Parliamo della squadra, come è composta?

Siamo sette allenatori: io, Nicola Ceragioli, Stefano Rodighiero, Tommaso Castagnola, Martin Pereira, Andy Fava, Beppe Sartori. E tre preparatori: Massimiliano Pinducciu, Elia Andreis, Andrea Santero. Più due dirigenti che si occupano di tutto e sono due imprenditori del Veneto, i miei due soci: Adriano Galvanin e Diego Mandarà.  Quest'ultimo è stato il fondatore della Hydrogen, il marchio di abbigliamento sportivo che abbiamo visto indossato da tanti giocatori di livello in questi anni”.

Qual è la tua filosofia, quella che sta dietro questo nuvo progetto?

“La filosofia rimane quella con cui ho iniziato da Andreas Seppi 30 anni fa. L'idea che noi maestri, noi tecnici dobbiamo essere quelle persone che aiutano a trasformare i sogni in realtà. Questa è la filosofia del gruppo che ho formato. Ho cercato di coinvolgere persone con cui avevo già lavorato, gente che conoscevo bene: sapevo quello avevamo già fatto insieme. Per esempio Nicola Ceragioli che aveva lavorato tantissimo con me in Alto Adige ai tempi di Seppi, Knapp e Vagnozzi.  Lui era l'unico già pronto a stare ‘sui giocatori’. Poi ho portato qui dei ragazzi che, secondo me, mi assomigliano molto nel modo di insegnare, gente attenta nel guardare i ragazzi, nel cercare di aiutarli a tirar fuori quello che hanno dentro. Infine ho voluto con me il preparatore fisico di Andreas Seppi, Massimiliano Pinducciu, che adesso sta lavorando anche con Cecchinato. Anche lui ha lo spirito giusto, lo potrei definire un idealista: sa vedere sia il bambino che il giocatore. E’ con gente così che l’idea si può realizzare”.

Andreas Seppi in maglia azzura e, sullo sfondo, Massimo Sartori

Seppi verrà coinvolto?

“Seppi verrà coinvolto in funzione di dove deciderà di vivere prevalentemente. Ha una casa a Boulder, in Colorado, dove è nata sua figlia.  Adesso è in Italia da 5 mesi. Vedremo in futuro che cosa deciderà di fare.  L'idea però è che Seppi sia il garante del progetto, quello cui tutta la cultura fa riferimento. Il progetto nasce con quello spirito e si basa sul concetto di ‘lavoro’ di Seppi. Andreas è stato quello che ha cambiato il tennis italiano, è il giocatore che ha aperto la strada nuova. Ha fatto capire che era il lavoro a portare al successo, non il talento. Quello che dobbiamo fare noi adesso è lavorare tanto con questi ragazzi cercando di far trovare a ciascuno la sua strada, a inseguire il suo sogno come ha fatto Seppi.  Come dicevo, Andreas ha dimostrato che il lavoro porta al successo: il talento di Seppi si è espresso nel lavoro.  Su quello ha costruito una carriera che lo vede da 14 anni fra i primi 100 giocatori del mondo. Vuol dire che è sicuramente un grande talento come persona e come capacità di applicarsi, lavorare”.

Che strutture avete a disposizione?

“La base è il Circolo tennis Vicenza che attualmente ha 7 campi, 5 in terra e due un cemento, due dei quali coperti nella stagione invernale (il club comprende anche piscina e un campo da padel). Stiamo partendo per la costruzione di una ulteriore struttura fissa, dotata di tre campi. Alla fine avremo a disposizione, solo per noi, tre campi in duro e tre campi in terra battuta, tutti coperti in inverno”.

Hai parlato di un numero chiuso di allievi-giocatori…

“Ho la fortuna di poter lavorare su numeri bassi, con tanti allenatori, perché ho trovato degli sponsor che mi sostengono sul piano economico. Questo è un altro lato molto importante del progetto”.

Quali sono i giocatori professionisti che stai allenando?

“I professionisti stabili sono Andreas Seppi, Marco Cecchinato e Thomas Fabbiano. Stiamo lavorando anche con Gianluigi Quinzi, che deve costruire una nuova mentalità all'interno della quale il passato non finisca per pesare di più del futuro. Cecchinato deve ritrovare quello che conosce già. Seppi deve mantenere quello che sa fare e Fabbiano deve andare a scoprire chi è, perché secondo me è un giocatore nettamente migliore di quello che ha già dimostrato finora, è di un livello molto più alto”.

Come ti organizzerai per seguire tre professionisti di questo livello nel circuito?

“Come ti dicevo, ho coinvolto degli allenatori in formazione e degli allenatori già esperti. Ci alterneremo un po' tutti, in base al tipo di tornei che loro disputeranno. Quando lavoro con un giocatore faccio in modo che ci sia sempre un altro allenatore in campo con me, così sono in grado anche di formarlo. In questi quattro mesi, da quando il tennis è ripartito, ho avuto modo di lavorare tanto sulla formazione di questi allenatori, cercando di far capire loro le problematiche di un giocatore professionista ma, al tempo stesso, quelle di un bambino che approccia il tennis o di un ragazzo che è in crescita.  Sono situazioni particolari e ben diverse una dall'altra. Siccome ho avuto la fortuna di lavorare sia sui ragazzi da piccoli sia sui giocatori formati ho maturato un’esperienza importante: posso provare a trasferirla”.

Una nuova avventura davvero, quella di Massimo Sartori: l’orizzonte è ampio, aperto, pieno di potenzialità. Un viaggio tutto da vivere e, per noi, da seguire.

 

 

 

Andreas Seppi con il trofeo conquistato a Eastbourne nel 2011, il suo primo titolo Atp


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