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Il pugliese passa dalla retrocessione del 2020 con l’Angiulli a un tricolore da assoluto protagonista col New Tennis Torre del Greco, trascinato con sei vittorie fra semifinale e finale. La romana vince di nuovo col Tennis Club Parioli a dieci anni di distanza dallo scudetto del 2011, e si prende una soddisfazione meritata dopo una carriera sfortunata
14 dicembre 2021
Al termine dell’edizione 2020 della Serie A1, Andrea Pellegrino masticava amaro. Pur avendo vinto tre incontri nella doppia sfida dei play-out contro il Ctd Massa Lombarda, non era riuscito a evitare la retrocessione in Serie A2 della Società Ginnastica Angiulli. Un anno dopo invece, mentre la sua ex squadra ha fatto un altro passo indietro scendendo in Serie B, il 24enne tennista di Bisceglie festeggia addirittura lo scudetto, cucito sul petto da neo acquisto del New Tennis di Torre del Greco.
Il team campano ha deciso di puntare su di lui, e il pugliese ha ricambiato la fiducia trasformandosi subito in uno dei principali protagonisti. Nelle cinque giornate del girone che l’hanno visto in gara Pellegrino ha vinto 7 incontri su 10, ma soprattutto è diventato ancora più determinante fra semifinale e finale.
Nella doppia sfida col Tc Rungg Sudtirol ha fatto 4 su 4, vincendo due singolari e due doppi, e al Carisport di Cesena ha prima battuto Salvatore Caruso in singolare nella giornata di sabato (vincendo 6-4 6-4, da sfavorito) e all’indomani ha infilzato Julian Ocleppo con la volèe di rovescio che ha consegnato il tricolore ai campani, nel doppio del definitivo 4-1 giocato in coppia col top-100 spagnolo Pedro Martinez, e vinto per 6-3 6-2.
Un bel modo per completare un 2021 che – si spera – potrebbe rappresentare la svolta della sua carriera, vissuta da osservato speciale sin da quando ormai otto anni fa trionfava nel prestigioso Torneo Avvenire del Tennis Club Ambrosiano di Milano. Poi Pellegrino ha faticato più del previsto a farsi strada fra i professionisti, ma quest’anno è finalmente riuscito a vincere il suo primo titolo Challenger (ad aprile al Garden di Roma) e poi ha giocato altre due finali, consecutive fra la fine di settembre e i primi di ottobre a Lisbona e Napoli, raccogliendo i frutti dei miglioramenti compiuti nel corso dell’anno.
Risultati che gli hanno dato la carica per iniziare la Serie A1 con una fiducia mai vista prima, ma soprattutto gli hanno permesso di centrare l’obiettivo di guadagnarsi un posto nelle qualificazioni dell’Australian Open, l’unico Slam che ancora manca alla sua collezione inaugurata nel 2021, con Roland Garros, Wimbledon e Us Open. Fino a metà settembre Melbourne era ancora in dubbio, poi l’azzurro ha alzato il livello e si è guadagnato i punti per salire fino al numero 214 del ranking, sua miglior classifica di sempre.
Eppure, nonostante i tanti impegni individuali ha voluto comunque onorare al 100% la promessa fatta alla squadra napoletana, dedicandogli tempo ma ricevendo in cambio una delle soddisfazioni più gustose di una carriera che ha ancora tante pagine da scrivere.
Il simbolo dello scudetto del Tennis Club Parioli è invece Nastassja Burnett, la 29enne laziale che col tennis professionistico ha detto basta un paio d’anni fa, ma sa ancora come vincere le partite che contano. La romana era in campo nella finale scudetto del 2011 al Palasport di Rovereto, quando a 19 anni firmò uno dei punti del 3-0 contro il Tc Prato, ed è l’unica di quel team che dieci anni dopo ha giocato – e vinto – anche la successiva finale, conquistando il suo match di singolare contro Verena Meliss.
Sabato sul veloce indoor del Carisport è finita con un perentorio 6-1 6-1, figlio di esperienza e (netta) superiorità a tutto campo, con alcune fiammate – di rovescio, ma anche di diritto – degne della giocatrice che anni fa faceva sognare in grande gli appassionati, e poi capace nel 2014 di arrivare al numero 121 del ranking Wta, prima che gli infortuni le rovinassero i piani di una vita.
Nel corso del campionato la pariolina di mamma polacca e papà scozzese non aveva giocato tantissimo (solo quattro incontri di singolare, vincendone tre), ma nel momento più importante ha saputo farsi trovare pronta e far pesare il suo lunghissimo legame col Tc Parioli, che le permette di giocare nel ruolo di elemento del vivaio e risultare una pedina determinante per ambizioni da scudetto.
Il titolo di dieci anni fa Nastassja l’aveva accolto diversamente, perché al tempo era più orientata sulla sua attività individuale e sognava (con tutti i mezzi per farlo) un futuro nel tennis di altissimo livello. Stavolta, invece, se lo può godere da studentessa prossima alla laurea e da tennista part-time, dopo che un intervento per risolvere una grave forma di epicondilite non le ha più permesso di essere competitiva come avrebbe voluto, portandola alla dolorosa scelta di cambiare strada.
Non l’aveva immaginata così, la sua carriera, quando nel 2013 da wild card annichiliva Alizé Cornet sul Pietrangeli al Foro Italico, facendo impazzire di gioia il pubblico italiano. Ma, allo stesso tempo, vien da pensare che quando ha detto basta nell’estate del 2019 non avrebbe mai pensato di potersi ancora togliere soddisfazioni simili con la racchetta, da condividere con amiche e compagne. Invece nel tennis azzurro c’è ancora spazio anche per lei, e dopo ciò che ha passato se lo merita tutto.