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Smaltita la delusione di New York (“estate intensa, non ero in condizione”), Carlos Alcaraz ha deciso di iniziare in Coppa Davis l’operazione rilancio e l’inseguimento a Sinner. Gli è servita un po’ di fortuna per regalare alla Spagna la vittoria contro la Repubblica Ceca, ma pare aver ritrovato la serenità: “Mi sono allenato bene, pronto per ciò che verrà”
11 settembre 2024
Quando ti chiami Carlos Alcaraz non è detto che tutti i mali vengano per nuocere. Fosse arrivato in fondo allo Us Open, difficilmente la sua Spagna avrebbe potuto contare su di lui – almeno nella prima giornata – per il girone eliminatorio di Coppa Davis a Valencia. Invece, la prematura sconfitta a New York ha cambiato i suoi piani, regalandogli qualche giorno di riposo (era a Monza con gli amici per il GP di Formula 1) e facendo un regalone alla roja: Carlitos è arrivato al Pavelló Font de Sant Lluís già lo scorso venerdì, si è allenato a dovere ed è stato lui – dopo l’1-0 di Roberto Bautista Agut – a regalare ai suoi il punto della vittoria nella sfida inaugurale contro la Repubblica Ceca, battendo Tomas Machac. Gli è servita un po’ di fortuna, per i crampi che hanno obbligato il ceco a gettare la spugna in apertura di terzo set. Ma dopo un primo set di alti e bassi (perso al tie-break), lo spagnolo aveva alzato il livello dominando il secondo per 6-1.
Con la sua star in campo, la nazionale guidata da David Ferrer ha tutte le carte in regola per riprendersi un posto alle Finals di Malaga, clamorosamente mancate lo scorso anno. Ma la settimana valenciana può essere preziosissima per Alcaraz anche a livello individuale, perché la buona vecchia Davis è l’occasione perfetta per leccare le ferite e gettare le basi della potenziale ripartenza dopo il periodo complicato. Il 21enne murciano ha la necessità di ritrovare il suo tennis (e ritrovarsi) in vista del finale di stagione, e in questo la Davis, col suo clima, le sue particolarità e l’affetto del pubblico spagnolo, può dargli la spinta di cui ha bisogno.
Nel frattempo, la buona notizia per lo spagnolo è che la deludente trasferta negli States fa parte del passato. Ha impiegato due o tre giorni per smaltire l’amarezza, ma l’ha affrontata con serenità. E poi ha avuto tutto il tempo necessario per analizzare con calma cosa non ha funzionato. “Ho passato qualche giorno a ragionare col mio team – ha detto in conferenza stampa –, e siamo arrivati alla conclusione che i problemi sono stati dovuti a una questione di preparazione. Ho avuto un’estate molto intensa: prima il Roland Garros, poi Wimbledon, quindi le Olimpiadi. In mezzo pochi giorni di stacco e di riposo”.
“E poi – ha aggiunto il numero 3 della classifica ATP – non ho avuto la possibilità di allenarmi come avrei voluto in vista degli Stati Uniti. Non ero al massimo e ne ho pagato le conseguenze, non riuscendo né a giocare un buon numero di partite né a esprimere il livello che avrei voluto. Ma questo è il tennis: è complicato rendere ogni giorno al cento per cento, e tutto può succedere. Bisogna essere pronti a raccogliere ciò che viene. Impareremo da questa esperienza, per fare meglio in futuro”.
A Valencia il primo match di Alcaraz ha lasciato sensazioni contrastanti, smentendo in parte le sue buone sensazioni della vigilia. “Mi sento bene – aveva detto –, desideroso di tornare a competere. Non ho spesso la possibilità di giocare in Spagna e non ho giocato molto in Coppa Davis (solo tre partite nel 2022, ndr), dunque voglio godermi il più possibile questa esperienza in casa. Sono motivato per continuare ad allenarmi e migliorare. Dopo lo Us Open abbiamo svolto un ottimo lavoro, per ritrovare un buon livello di tennis ed essere pronti sia per questa settimana sia per tutto ciò che arriverà in seguito”.
Come accennato, nella ripartenza che Carlitos si augura la tappa in nazionale può avere un ruolo determinante. Perché gli permette di allenarsi in un clima sereno e famigliare, a fianco dei connazionali e con l’aiuto di un uomo esperto come David Ferrer a fare squadra con coach Ferrero. E pure senza l’assillo di dover giocare ogni giorno, come generalmente accade nei tornei quando le partite sono al meglio dei tre set. Dunque, a fronte di uno sforzo fisico e psicologico relativo, può raccogliere molto dal punto di vista morale, ritrovando obiettivi e motivazioni in vista di un finale di stagione nel quale si gioca molto.
Perché è vero che di tornei del Grande Slam non ce ne sono più, ma rimangono comunque due Masters 1000 più le Nitto ATP Finals di Torino. Con lui e Sinner vincitori quest’anno di due Major a testa, la lotta per la supremazia è più aperta che mai e chissà che non possa esser proprio il Master di Torino a trasformarsi in una sorta di spareggio fra i due giovani che hanno spodestato il gigante Djokovic.
E poi c’è la questione ranking: per la lotta al numero 1 se ne riparlerà nel 2025, ma da qui a fine stagione Carlos ha la chance di rifarsi sotto, provando a contenere il tentativo di fuga di Sinner. Jannik difenderà oltre il triplo dei soli 680 punti dello spagnolo, che ha dunque l’opportunità di recuperare terreno. Un’operazione che, in barba all’assenza di punti in palio in Davis, parte proprio da Valencia.