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Bolelli e Vavassori, una marcia in più (dietro le quinte)

Immaginate cosa vuol dire, per una partnership non certo di lungo corso come quella tra Sinner e Berrettini, potersi allenare con dall'altra parte una delle migliori 5 coppie al mondo. Il ruolo di Bolelli e Vavassori nella vittoria in Davis è stato meno visibile, ma ugualmente importante

di | 26 novembre 2024

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Se l'Italia di Davis ha alzato l'Insalatiera per la seconda volta consecutiva, lo deve anche a loro. Nonostante nelle Finals di Malaga non siano scesi in campo per i confronti ufficiali. Il merito di Simone Bolelli e Andrea Vavassori non sta solamente nel fatto di aver contribuito alla causa durante la fase a gironi di Bologna, quando arrivare al 'Martin Carpena' era ancora un obiettivo. Sta anche – o soprattutto – nel fatto di aver supportato il team da fuori, mostrando un atteggiamento impeccabile che è un esempio per chiunque, nel tennis e nello sport.

Proviamo a riassumere ciò che Simone e Andrea hanno fatto quest'anno, la prima stagione piena insieme. Ebbene, pronti via ed è subito finale in Australia, nel primo Slam stagionale. Un ultimo atto che sarebbe poi stato ripetuto al Roland Garros. Si tratta dei due momenti clou di un 2024 che in realtà è stato un crescendo continuo, tanto da portare entrambi fra i top 10 Atp della specialità, oltre che nelle prime posizioni della Race in coppia.

A Torino, Vavassori ha poi vissuto probabilmente il momento più emozionante (fin lì) della sua carriera, entrando in campo nella sua città per giocare le Nitto ATP Finals. Mentre Bolelli sta proseguendo – a quasi 40 anni e con più di un capello bianco – una carriera che in singolare gli aveva regalato delle gioie, ma che in doppio gli sta dando la gloria e i trofei.

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Bene: questi due ragazzi sono stati inseriti nel gruppo di campioni che l'Italia ha portato a Malaga, ma non sono scesi in campo. Un po' perché – in un paio di occasioni – del doppio non abbiamo nemmeno avuto bisogno. Un po' perché di campioni ne abbiamo talmente tanti che le scelte del capitano Filippo Volandri non sono mai qualcosa di semplice.

Così, di fronte all'Argentina, contro Maximo Gonzalez e Andres Molteni sono andati in scena Jannik Sinner e Matteo Berrettini, i due che in Andalusia hanno centrato sei successi su altrettante partite. Tracce di delusione negli esclusi? Nessuna. Perché tutti si erano resi disponibili a giocare, ma in questo gruppo non esistono primedonne. Esistono, questo sì, un'unità d'intenti e una voglia di condivisione che sono rare da trovare nello sport di alto livello.

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Lo ha detto perfettamente Volandri, in conferenza stampa, ribadendo anche il ruolo dello staff. Con papà Vavassori – Davide – che ha messo la sua conoscenza delle coppie rivali al servizio del team azzurro, dando informazioni preziose sul duo argentino in vista dello spareggio che ci ha portato in semifinale. Ma il capitano ha pure ringraziato Simone e Andrea, sottolineando quanto la loro presenza sia stata tutt'altro che effimera. Non parliamo solamente di tifo: immaginate cosa vuol dire, per una partnership non certo di lungo corso come quella tra Sinner e Berrettini, potersi allenare con dall'altra parte una delle migliori 5 coppie al mondo. Significa che c'è subito un modo per testare la propria competitività, per fare prove su prove, per capire le posizioni in campo. Insomma, per avere immediatamente il feedback più probante e dunque – in seguito – acquisire fiducia.

'Bole' e 'Wave', in questa Italia, non sono mosche bianche. Perché un po' tutta questa rosa (allargata, comprendendo pure quelli che a Malaga non sono andati) ha il grande pregio di vedere la Davis come un momento di condivisione, non come un modo per alimentare il proprio ego e mettersi in evidenza. Simone e Andrea sono due persone che hanno avuto modo di crescere in famiglie sane, con valori importanti, facendo un percorso lineare, ancorché non semplice. Un percorso nel quale non sono stati posti dei limiti, né se parliamo di specialità, né se parliamo di tempistiche. Basti pensare che Vavassori, come da indicazioni e da principi della sua famiglia, ha prima terminato gli studi e solo in seguito si è dedicato al tennis come professione. Dimostrando a tutti che a volte scegliere non è necessario: ognuno ha i propri tempi e prima di diventare campioni è opportuno diventare adulti consapevoli e responsabili.

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