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Canada caput mundi: dopo gli uomini le donne. Grazie all'integrazione!

Dallo storico trionfo di Davis a quello di BJK Cup, i due risultati sono egualmente eclatanti nel nome dei giovanissimi che portano nel sangue tante nazionalità diverse. Fino al fenomeno Stakusic

di | 13 novembre 2023

Il primo, storico successo del Canada alle Billie Jean King Finals 2023 (foto Getty Images)

Australia e Canada sono le nazioni più generose nell’accogliere gli immigrati, e i loro figli stanno caratterizzando lo sport, quasi a voler realizzare fra piste, palasport, piscine e campi, i sogni dei padri, scalando la scala sociale. E s’avvantaggiano spesso anche del mix di sangue che gli scorre nelle vene. Così, l’anno scorso gli uomini con la Davis, stavolta le donne hanno firmato per la prima volta la coppa a squadre per nazioni più importante, rinominata Billie Jean King. Ancora nel segno dei figli di immigrati, ancora sfruttando giovanissimi atleti, dal gioco offensivo, pieno di rischi, di alti e bassi e anche sfrontatezza. Dalla coppia di amici cresciuti assieme, Felix Auger Aliassime e Denis Shapovalov, alle scatenate Marina Stakusic e Leylah Fernandez.

PROGRAMMI 
La Federtennis canadese e quella del Quebec hanno investito molto sui giovani e sono state anche sfortunate col crollo di Bianca Andreescu, altra figlia di immigrati (romeni). Che, dopo il primo storico trionfo Slam per il suo paese agli US Open 2019 - appena 19enne - s’è infortunata più volte fra spalla e ginocchia e non è più tornata stabilmente al vertice da protagonista, malgrado qualche sporadica fiammata. L’impresa degli uomini, pur influenzata dal ripescaggio dopo l’esclusione della Russia per l’invasione dell’Ucraina, era più prevedibile. 

Dopo l’esplosione di Bum Bum Milos Raonic, che, con la finale di Wimbledon nel 2016 era salito al numero 3 del mondo (prima di infortunarsi anche lui ed uscire prematuramente di scena), Shapovalov era arrivato al 10 nel 2021 ed Auger-Aliassime l’anno scorso era salito fino al 6, con Vasek Pospisil che, pur stoppato anche lui da più problemi fisici, si era issato fino al 25 in singolare, specializzandosi poi in doppio, fino ad accreditarsi del numero 4 del ranking.

Ma chi avrebbe mai puntato al Canada, guardando le contendenti della Davis al femminile di Siviglia?m

Il primo, storico successo del Canada alle Billie Jean King Finals 2023 (foto Getty Images)

SORPRESE 
La stella del Canada è la 21enne Leylah Fernandez, che ha portato i due punti contro la grande favorite Repubblica Ceca, battendo la numero 8 del mondo Marketa Vondrousova e poi trascinando la specialista Gabriela Dabrowski - 31enne neo campionessa degli US Open, prima canadese ad aggiudicarsi uno Slam di doppio - nell’ancor più eclatante impresa di superare l’agguerrita, affiatata e quotatissima coppia Barbora Krejcikova/Katerina Siniakova. E’ una stella che dopo l’imprevedibile urrà dell finale di due anni fa agli US Open, battendo Osaka, Kerber, Svitolina e Sabalenka, e poi cedendo sotto il traguardo dalla sorpresa ancor più grande, Emma Raducanu (anche lei eclissata), s’era persa.

Pian pianino l’anno scorso aveva rialzato la testa, frenata da quel piano B che proprio non riusciva a trovare quando il forcing continuo “alla Monica Seles” non portava il punto dopo due-tre colpi, si stancava e si perdeva a fondocampo a inseguire palle avvelenate. Così smarriva l’enorme potenziale offensivo, ma soprattutto le energie già non eccezionali in uno scricciolo come lei. Ma quest’anno ha mostrato segnali sempre più confortanti, trovando la quadra nel Tour asiatico col successo a Hong Kong e la successiva semifinale a Nanchang, recuperando le top 30 e soprattutto fiducia nel suo gioco esaltante ma difficile. Per esaltarsi poi con 4 singolari e il famoso doppio vinto a Siviglia.

Il primo, storico successo del Canada alle Billie Jean King Finals 2023 (foto Getty Images)

VERA SORPRESA
Che Leylah forse un portento si sapeva già, così come che, nella settimana giusta, potesse sbaragliare qualsiasi avversaria e quindi anche quelle delle finali di BJK Cup, compresa l’indomabile ed encomiabile Jasmine Paolini. Ma chi si sarebbe aspettato mai che Marina Stakusic 18enne appena 258 del mondo, che quest’anno non ha disputato alcun match sul WTA Tour potesse esprimersi in modo così perentorio e battere una giocatrice esperta e dal gioco imprevedibile come Martina Trevisan, superando tutte le le pressioni di una finale così importante per lei e il suo Paese? Al di là delle energie diverse fra le due, con la 30enne italiana sicuramente provata dagli sforzi precedenti, peraltro molto vicini nel tempo, la ragazza ha davvero impressionato.

Tanto che abbiamo chiesto di raccontarcela a un coach italiano, già seconda guida Davide Sanguinetti nella indimenticabile avventura del torneo di Milano 2002, e poi Head National Coach di Tennis Canada. “Marina è una giocatrice interessante che ha avuto un autunno clamoroso. Dopo un brutto infortunio alla schiena che l’ha tenuta fuori per un po’ e tornata quest’estate senza troppi successi. Poi, dalla fine di settembre, ha incanalato una serie di vittorie a livello Challenger che l’hanno portata a vincere un paio di settimane fa il Challenger 60K di Toronto. A Siviglia le sue migliori vittorie, con giocatrici ben più alte in classifica di lei. E’ allenata dall’ex pro russa, Elena Bovina, a Toronto, la città di Marina. Attenzione e concentrazione sono le sue armi più forti. Non vedi quasi mai un punto giocato senza senso, e sempre sul pezzo. A 18 anni penso sia una qualità importante che l’ha portata a vincere contro giocatrici top 50”.

In fan canadesi in tribuna a Siviglia per le Billie Jean King Finals 2023 (foto Getty Images)

LA STORIA CONTINUA
In attesa dei riscontri del campo per Fernandez (di radici ecuadoriane e filippine) come per Stakusic (di chiare origini slave), di Auger-Aliassime (papà del Togo), di Shapovalov (un po’ israeliano e un po’ russo), del redivivo Raonic (Montenegro), la storia dei tennis figli di immigrati continua. Come ben sanno gli azzurri di Davis che a Bologna hanno scoperto Gabriel Diallo, promettentissimo 2 metri di 22 anni, papà della Nuova Guinea e mamma ucraina.


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