-
Itf

Fonseca, talento annunciato, illumina la Davis nel segno di Federer e Guga

A 18 anni, il brasiliano dal tennis facile e aggressivo, dopo aver fatto penare Berrettini, batte van de Zandschulp. Con pochissima esperienza sulla massima ribalta fa parlare di sé da ormai 3 anni anche per quell’aura magica che lo circonda ed esalta il suo timing

di | 13 settembre 2024

Joao Fonseca in azione (foto Sposito/FITP)

Joao Fonseca in azione (foto Sposito/FITP)

Intanto la personalità. Pur mascherato dall’immancabile cappellino con visiera, Joao Fonseca da Rio de Janeiro, Brasile, si fa notare subito per quello sguardo fiero, i modi precisi e decisi, le idee sempre giuste, come se avesse un’aura tutt’intorno alla figura che lo fa spiccare di più e lo fa sembrare un ballerino, leggero e fluttuante, mentre in realtà, mascherati dal timing micidiale, ha colpi pesanti, a partire dal dritto, a sorreggere un gioco aggressivo, alla continua ricerca della soluzione.

Anche se oggi, a 18 anni, ancora 158 del ranking, con pochissima esperienza sull’ATP Tour, zero presenze nei tabelloni Slam e appena due partite di Coppa Davis, paga dazio, dopo 6 mesi appena sul massimo circuito del tennis pro. Non è continuo, sbaglia l’esecuzione, accusa cali evidenti, non a caso ad inizio match, quando deve prendere contatto con la situazione, adeguarsi all’avversario e alle condizioni, ma non batte ciglio, e si rimette diligentemente al lavoro concentrandosi sul punto successivo. A dispetto della sua giovanissima età. 

CORAGGIO
La seconda cosa che balza perentoriamente agli occhi a Bologna, durante i gironi di qualificazioni alle fase finali di Coppa, è il bagaglio di colpi, unita alla velocità di braccio e al coraggio nel provare l’esecuzione ideale di quel momento, che sia la volée alta di rovescio (la famosa Veronica di Panatta), come il passante, come il disperato scatto sotto rete anche se rischia di schiantarsi malamente e pericolosamente contro il paletto del net. Anche se alla fin fin l’immagine più folgorante che regala questo fenomeno annunciato sin da quando aveva 15 anni e faceva capolino fra gli juniores, viene dalla freschezza, dall’essere bambino, anzi, “menino de rua”, come se ne vedono a decine in giro nel suo paese, anche per via dell’altezza, non eccelsa - 1.85 - che forse lo diminuirà a livello di prime di servizio o forse no, con quelle scintille che riesce comunque a sprigionare anche su quel colpo. 

Per tutto questo, Joao è già unico nel panorama del tennis e, con la sua fantasia merita il successo contro Botic van de Zandschulp  ben più esperto, ben più avvezzo alle superfici veloci e fresco castigatore di Alcaraz agli US Open, illudendo il suo Brasile di Davis fino al doppio decisivo subito contro l’Olanda.

Così come aveva deluso tutti, a cominciare da se stesso, col ko nel terzo turno di qualificazioni degli US Open contro Eliot Spizzirri. 

Joao Fonseca esulta (foto Sposito/FITP)

Joao Fonseca esulta (foto Sposito/FITP)

STIMMATE
Roger Federer ha messo sotto contratto nella sua agenzia manageriale Team8 il ragazzo, nato il 21 agosto 2006, marchiandolo col suo simbolino Joins On, subito dopo le imprese da junior dell’anno scorso, quando Joao è diventato il numero 1 al mondo dopo essersi aggiudicato gli US Open di categoria, meritandosi anche la convocazione da sparring partner alle ATP Finals, per passare quest’anno professionista subito dopo il torneo ATP nella sua città di metà febbraio.

L’Università della Virginia lo aveva chiamato, ma lui non ha saputo resistere: ”È stata una decisione incredibilmente dura per me e la mia famiglia, perché sognavo di vivere una vita universitaria a Charlottesville, praticando lo sport che amo con una squadra e un allenatore meravigliosi, ma negli ultimi mesi il tennis professionistico mi ha chiamato in un modo tale che semplicemente non potevo dire di no”. Perché proprio davanti alla sua gente aveva messo sul tavolo troppe carte importanti: secondo più giovane a raggiungere i quarti di finale in un “500” dopo l’altro 17enne Sascha Zverev ad Amburgo 2014, battendo la speranza francese Arthur Fils al primo turno, primo classe 2006 o dopo a vincere una partita del tabellone principale dell’ATP Tour, firmando nello stesso tempo la prima affermazione in un tabellone principale del massimo circuito e contro un top 50.

Doppiando il colpo contro Cristian Garin. Poi ha fatto esperienza fra Challenger e qualche ATP, finché sul cemento di Lexington ha messo la firma al torneo battendo avversari del suo livello, niente di che, ma molto di che, considerando il momento, il bisogno di un’affermazione e magari il richiamo alla cabala. Perché nel 2019, un altro 17enne molto atteso, Jannik Sinner, aveva basato il primo urrà a Bergamo proprio al Challenger nel Kentucky e cominciava la scalata alla vetta ATP Tour, cominciando dalle Next Gen Finals di Milano.

Joao Fonseca esulta (foto Sposito/FITP)

Joao Fonseca esulta (foto Sposito/FITP)

SPONSOR
“Joao è il tennista che il mondo vuole vedere. E’ bellissimo guardarlo giocare ed è in grado di portare il tennis brasiliano a un livello mai visto prima”, scommette il mitico Guga Kuerten. Che, a differenza di Fonseca, nato povero, ha dovuto soffrire una lunga trafila prima di emergere, mentre la stella nascente di Rio sin dai 4 anni, quando ha preso in mano una racchetta decidendo di seguire le gesta di Federer (“Super classico e super semplice, fa sembrare il tennis super facile”) e ovviamente di Guga (“Guardando i suoi tre trionfi a Parigi e la scalata al numero 1 del mondo”), ha avuto i migliori coach, grazie ai genitori soci del costosissimo Country Club della più famosa città brasiliana, lontano 10 minuti a piedi da casa, dove a 12 anni ha abbracciato coach Guilherme Teixeira e non l’ha più lasciato.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti