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Sinner ha impressionato tutti, fra le Nitto ATP Finals e la Coppa Davis. E nemmeno due ex pro esperti come Lorenzi e Pescosolido possono rimanere indifferenti al tennis di Jannik. E nel complesso a questo fantastico gruppo
di Cristian Sonzogni | 28 novembre 2024
L'Italia di oggi? Ha una marcia in più sotto tanti aspetti, e a dirlo sono pure i giocatori che hanno fatto l'Italia di ieri. Per esempio Paolo Lorenzi, 42 anni, che è stato numero 33 Atp e ha giocato 10 incontri in Coppa Davis, dal 2010 al 2017. Oggi è il direttore degli Internazionali BNL d'Italia e a Malaga ha visto da vicino il trionfo tricolore. Fin dalla prima partita e da quel match molto sofferto contro l'Argentina.
"La staffetta Musetti-Berrettini ci stava - spiega il toscano - anche se Lorenzo stava giocando benissimo in allenamento. Matteo su un campo veloce come quello di Malaga è andato a nozze. Mentre Sinner, rispetto a tutti gli altri, è un po' come se facesse un altro sport. Negli ultimi mesi si sta mostrando troppo superiore rispetto ai suoi avversari".
Sinner ha impressionato tutti, fra le Nitto ATP Finals e la Davis. E nemmeno un ex pro esperto come Lorenzi può rimanere indifferente al tennis di Jannik. "A Torino nessuno è riuscito ad arrivare a un'ora e mezza di gioco. Persino Fritz, che sta giocando il miglior tennis della sua carriera, al massimo ha fatto quattro game in un set e non ha mai dato l'impressione di poterlo davvero mettere in difficoltà".
"Rispetto ai Big 3? Difficile fare un paragone, perché Jannik ha appena 23 anni. Quello che mi fa impressione di lui è quanto migliora ogni volta che lo rivediamo: sempre un piccolo dettaglio in più aggiunto al suo repertorio. In questo, il giocatore che lo ricorda maggiormente è Novak Djokovic, che dopo due mesi si presentava in campo con una novità utile a fargli fare ulteriori progressi nel suo gioco. Magari poi Jannik li supererà tutti, chi lo sa. A questo punto il sogno sarebbe un italiano che riesce a fare il Grande Slam".
Fra le doti del numero 1 del mondo c'è senza dubbio la capacità di adattamento. "Jannik - continua Lorenzi - non aveva mai provato il campo a Malaga, è sceso sul terreno del palasport e non ha avuto problemi ad adattarsi. In realtà proprio questa capacità è una delle chiavi del tennis moderno: per diventare campioni bisogna essere così, non lamentarsi ma trovare soluzioni anche nelle circostanze meno favorevoli. Poi oggi, con Vagnozzi e Cahill, Sinner ha fatto un grande passo avanti nello studiare gli avversari e dunque spostare l'attenzione rispetto a se stesso".
La chiusura è sul Sistema Italia, ormai un vanto a livello mondiale. "In Italia, dal punto di vista tecnico, oggi siamo i migliori. Ma anche sulla mentalità siamo migliorati molto, abbiamo imparato dagli altri cosa era opportuno fare. A me piace andare all'estero per prendere spunti, anche nel mio ruolo attuale di direttore degli Internazionali BNL d'Italia. Mi è sempre piaciuto scoprire altre realtà, fin da quando seguivo i coach per capire se avrei potuto allenare: è qualcosa che a ogni livello fa la differenza".
Curiosamente, Stefano Pescosolido (classe 1971), oggi tecnico federale di base a Milano, ha lo stesso bilancio in Davis di Lorenzi: 10 partite con 5 vittorie e altrettante sconfitte. Anche parlando con l'ex numero 42 Atp, ciò che emerge è la coesione del gruppo azzurro.
"Lorenzo (Musetti, ndr) - spiega Stefano - ha giocato benissimo per tutta la stagione, ma il veloce di Malaga certamente non lo ha aiutato. Lui e Cerundolo si conoscono bene, è stato lui il primo a dire che avrebbe potuto fare di più, ma purtroppo sono cose che accadono, soprattutto con la tensione della Nazionale".
"Su Sinner c'erano pochi dubbi. Alcuni avversari ormai entrano in campo con una sorta di sudditanza psicologica verso il numero 1 e finiscono per subire dure lezioni. Infine Berrettini: c'era curiosità perché in doppio non lo si vede spesso, ma ha fatto in pieno il suo dovere prima di esibirsi in singolare con due ottime prestazioni".
Un Berrettini che in doppio è stato schierato a sinistra. "Berrettini sul rovescio? Tecnicamente è corretto perché può giocare bene il suo diritto a sventaglio, e inoltre è più facile rispondere bene di rovescio dal lato sinistro. Mentre Sinner va bene un po' ovunque, coi fondamentali che si ritrova".
Per gli azzurri è stato dunque un trionfo di squadra. Anche considerando che a Bologna c'erano stati altri giocatori a portarci la qualificazione. "Soprattutto, questo dell'Italia di oggi è un gruppo coeso. Jannik fa da traino, poi tutti cercano di alzare il livello. Sono convinto che se un Sinner fosse arrivato qualche anno prima, anche gli italiani della generazione precedente avrebbero fatto un passo in più. Come è accaduto per esempio per la Spagna di Nadal".
La chiusura è con un ricordo degli anni Novanta. Pescosolido ha giocato in Davis dal 1992 al 1999, in due incontri per certi versi storici degli azzurri: la trasferta sfortunata di Maceió contro il Brasile e il primo incontro di Roger Federer nella nazionale svizzera. "Io con la Davis - spiega il tecnico FITP - ho avuto una storia particolare, con quell'esordio con i crampi in Brasile, nel mio miglior periodo. Era una Davis diversa, facevamo trasferte difficili in tre momenti della stagione. Mi piace però anche questa formula: è una bella settimana, in cui si dovrebbero vedere tutti i migliori. Fosse arrivata in finale la Spagna sarebbe stato un evento straordinario. Questa formula permette anche delle sorprese come la finale dell'Olanda. Tornare indietro? Mi pare molto difficile, non credo accadrà".
Stefano Pescosolido con il figlio Mattia
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