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Vita da Botic, l'incubo della Spagna del tennis

Aveva battuto - anzi dominato - Carlos Alcaraz agli ultimi Us Open. Ha vinto - anzi dominato - contro Rafa Nadal nell'ultima partita della carriera del maiorchino. Poi ha eliminato la Spagna dalla Davis vincendo pure il doppio. Ma lui, in fondo, era quasi dispiaciuto...

di | 20 novembre 2024

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Come diventare un incubo – sportivamente parlando – per un intero Paese. In cattedra, Botic van de Zandschulp. Era fine estate, era il secondo turno degli Us Open, quando l'olandese non così volante aveva trovato la giornata buona per rifilare tre set a zero a un Carlos Alcaraz pressoché irriconoscibile. Un dominio totale.

Sono passati meno di tre mesi e l'incubo per le furie rosse si è riproposto tale e quale, stavolta mettendo fine alla carriera di Rafael Nadal. Botic non si è accontentato del singolare, dove (tremando, a tratti) ha steso Rafa con un periodico 6-4, ma si è poi riproposto nel suo ruolo di guastafeste pure in doppio, accanto allo specialista Wesley Koolhof. 

Ha festeggiato Botic, e ci mancherebbe, ma più volte durante la partita con Nadal ha dato l'impressione di essere quasi dispiaciuto per quello che stava accadendo. Dispiaciuto di dare un dispiacere a milioni di tifosi del maiorchino, con quella faccia un po' attonita e un po' disincantata che è un suo marchio di fabbrica.

Tra un vincente e l'altro, tra un errore e l'altro di Rafa, l'olandese dal cognome difficilmente pronunciabile si è preso sulle spalle l'onda arancione e ha portato i tulipani a una semifinale clamorosa ma tutt'altro che inattesa.

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Si potrebbe (si dovrebbe?) aprire poi un'ampia parentesi sulle scelte del capitano iberico David Ferrer, che ha rinunciato a un giocatore in ottima condizione come Roberto Bautista Agut per lasciare una passerella agonistica a Rafa, invece di tenerselo da parte per un eventuale doppio insieme a Marcel Granollers. Ma questa è un'altra storia. Qui la storia la leggiamo dal punto di vista degli olandesi, e allora torniamo al buon Botic, che magari non sarà esattamente un esempio di continuità ma che, quando si alza dal letto col piede giusto, è un tipo in grado di far male a tanti.

Nel corso del 2024, gli era capitato di perdere con lo svizzero Mika Brunold (449 Atp), lo svizzero Leandro Riedi, il futuro fenomeno brasiliano Joao Fonseca e il belga Raphael Collignon. Ma in precedenza gli era pure riuscito di battere – oltre ad Alcaraz e Nadal – altri top players come Paul, Fritz, Ruud, Dimitrov e Auger-Aliassime, giusto per citare gli scalpi più recenti. Insomma, non è tanto uno da mezze misure, Botic, che gioca un tennis tipicamente di scuola olandese: completo, con buone attitudini di attacco anche se non esattamente un seguace del gioco di volo.

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La sua conferenza stampa, mentre tutti erano concentrati su quella dello sconfitto, l'hanno seguita in pochi. E non è che lui faccia molto per fornire dei titoli ai giornalisti: Sono cresciuto avendo Rafa come idolo – ha spiegato in una intervista di un minuto scarso – e persino per me, nonostante la vittoria, non è stata una giornata facile da vivere. Immagino per chi seguiva per l'ultima volta uno dei più grandi sportivi spagnoli di sempre”. Una sorta di 'scusate il disturbo', insomma. “Lo avevo già affrontato in passato – ha aggiunto con sincerità tipicamente olandese – ma stavolta si vedeva che... forse non stava soffrendo, ma appariva invecchiato, meno brillante fisicamente”.

Botic si era fatto notare per la prima volta al grande pubblico agli Us Open del 2021, quando – da qualificato – si prese i quarti di finale facendo peraltro un'ottima figura pure contro Daniil Medvedev. Oggi ha 29 anni, ha ancora qualche anno di carriera davanti e forse, chissà, la chance di migliorare il suo best ranking fissato a quota 22.

Al momento, sembra un po' un'impresa impossibile (adesso è numero 80), ma se lo chiedete ad Alcaraz o a Nadal, vi diranno che questo spilungone arancione può mettere paura eccome, quando pianta i piedi e spara un vincente da fondo. Che poi sia una sensazione dettata dalle proprie esperienze negative più che da una realtà oggettiva, in fondo, non spetta a noi stabilirlo.


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