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L'Italia trionfa In Billie Jean King Cup per la prima volta dal 2013. E' il successo di Tathiana Garbin e di un gruppo unito che ha saputo esaltarsi e fare squadra
di Alessandro Mastroluca, da Malaga | 20 novembre 2024
Balla Billie Jean King e balla l’Italia con la coppa che porta il suo nome. Balla sul mondo, forte di una passione trascinante, di uno spirito di squadra che ha livellato ogni salita, appiattito ogni ostacolo fino al trionfo in finale contro la Slovacchia. Contro quelle stesse avversarie dove il viaggio da capitano di Tathiana Garbin e da giocatrice in azzurro di Jasmine Paolini era iniziato sette anni fa a Forlì, proprio Jas chiude la finale che vale all’Italia il primo trionfo dopo la grande era del quartetto d’oro.
Sorridono tutte quando parte l'inno nazionale durante la cerimonia di premiazione. Cantano con dietro BJK e il presidente dell'ITF David Haggerty. Negli occhi le leggi l'orgoglio, la gioia in qualche caso mista all'incredulità, perché serve tempo per realizzare che qualcosa di così grande si sia davvero realizzata. Che nessuno ti sveglierà per dirti che è stato solo un sogno.
Le mani di tutte vanno poi sotto il trofeo per alzarlo al cielo in un trionfo di coriandoli d'oro. Si stringono nell'abbraccio commosso della vittoria, e intorno si alzano le bandiere tricolori. Ed è bello vedere tanti bambini qui per gioire insieme alla nazionale di Billie Jean King Cup.
L’unione nella squadra resta il segreto del successo delle nostre nazionali, un filo che tiene insieme l’epoca di Errani, Pennetta, Schiavone e Vinci e questa. Sarita c’è ancora, con il suo capitale di intelligenza tattica, manualità e rinnovata leggerezza. Giocare il doppio con Jasmine - insieme hanno celebrato il primo oro olimpico del nostro tennis - ha aiutato entrambe. E entrambe hanno aiutato l’Italia.
Un’Italia piacevolmente sorpresa a Malaga da Lucia Bronzetti capace di piegare Magda Linette e poi di disinnescare la potenza di Hruncakova, riuscendo a esacerbare la sua minore agilità negli spostamenti. Non era semplice né scontato. Come non lo è stato per Jasmine tornare in campo in doppio e vincere dopo la sconfitta contro la numero 2 Iga Swiatek in semifinale contro la Polonia. Come non lo è stato prendersi la responsabilità di giocare il match del trionfo e non mostrare incertezze di fronte all’obiettivo ad ogni punto più vicino.
Merito anche di Tathiana, capitano non giocatore solo per etichetta. Perché gioca ogni punto accanto alle sue ragazze, è in campo con loro. La connessione emotiva e tecnica è continua, l’effetto sotto gli occhi di tutti.
Così nello stadio realizzato sotto un pallone pressostatico, in una finale giocata da favorite ma con un pubblico di tifosi che inneggiava più alle slovacche, l’Italia ha vinto una finale con il cuore che rallenta mentre la testa cammina. Ha vinto di intelligenza e orgoglio, senza farsi trasportare dalle emozioni. Ha imposto la sua superiorità senza eccessi, senza strappi, in progresso costante verso la vetta. In panchina si inizia a festeggiare sul 62 51 per Jasmine. E' come un rullo, la toscana, che il diritto a una velocità di quasi 20 km/h superiore rispetto a una Sramkova sempre più scorata. Alle sue spalle le compagne, la panchina, i tifosi italiani a Malaga e davanti alla tv. Tutti pazzi per le azzurre.
E alla fine cantano, saltano, ballano tutti. Mentre Jasmine allarga le braccia per inglobare orizzonti nuovi. Gli orizzonti delle nuove campionesse del mondo. Si abbracciano tutte, chiusue in un cerchio stretto. Eccolo il simbolo di quella che potrebbe essere l’Italia migliore. L’Italia del noi che esalta l’io, dell’io che non travalica il gruppo. L’Italia che sa essere gruppo e sa essere squadra. L’Italia che balla sul mondo.