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La medaglia d'oro vinta Parigi era l'unico successo che ancora mancava al serbo. Ottenerlo ha richiesto quanto mai profuso da lui in carriera. Ragioni e riflessioni su un momento che altri vagheggiano, che in molti inseguono e che lui è invece è riuscito a costruirsi da sé
di Ronald Giammò | 05 agosto 2024
Ora che tutto si è compiuto, adesso che anche l'ultimo alloro - quello che mancava - è stato aggiunto alla sua bacheca, Novak Djokovic può finalmente decidere di appendere la racchetta al chiodo, far ritorno a casa e iniziare a costruirsi il futuro che vorrà. Voce dei giocatori sul circuito, conferenziere in giro per il mondo, avviare una carriera politica: le opzioni non mancano. Non ha che da scegliere.
Giunto a trentasette anni, reduce da un Roland Garros che era costato lui un ginocchio e da una finale persa a Wimbledon, il serbo era atterrato per la seconda volta in stagione a Parigi vivendo in prima persona e per la prima volta in carriera il brivido dell'ultima spiaggia. All or nothing. Tutto o niente. Aveva solo una chance Nole, l'ultima, per provare a vincere quella medaglia d'oro già sfuggitagli in passato con cui chiudere il Career Golden Slam, unico anello mancante alla sua collana di trionfi.
This dream is long lived and fought for. I wanted to compete in the finals of Olympic games for such a long time. Representing my country at a global event is a huge privilege and honor that I cherish. Serbia will have a medal on Sunday!!! Ideeeemooooo ?????????????????? pic.twitter.com/GLywjKPNNd
— Novak Djokovic (@DjokerNole) August 2, 2024