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Diciotto anni compiuti il 12 gennaio, Andrea De Marchi è tra i giovani più interessanti del nostro ricco vivaio. Numero 18 del ranking ITF juniores, ha già vinto 5 tornei della categoria ed è reduce dalla semifinale in doppio agli Australian Open. “Penso spesso a quello che dice Sinner: con il lavoro si può ottenere tutto”
09 febbraio 2025
Con un papà pilota di elicotteri, il destino di Andrea De Marchi non può che essere quello di prendere il volo. Lo sanno bene al Tennis Club Kipling di Roma dove, dallo scorso settembre, il tennista di Pomezia si allena con Francesco Aldi, Claudio Messina e il preparatore atletico Diego Frustaci. Diciotto candeline spente il 12 gennaio scorso, De Marchi è reduce da una buona trasferta all’Australian Open dove, nonostante un problema alla spalla, è riuscito a raggiungere la semifinale in doppio. “In queste ultime settimane – ci ha detto dal Centro di preparazione olimpica di Tirrenia, dove lo abbiamo raggiunto telefonicamente – ho potuto dedicarmi solo alla preparazione fisica perché già dall’Australia ho avuto problemi alla spalla. Venti giorni senza toccare la racchetta sono tanti ma finalmente tra una settimana potrò tornare a impugnarla”.
È reduce dagli Australian Open juniores, dove è stato sconfitto in singolare al 2° turno: che esperienza è stata?
“Sicuramente una trasferta formativa, una chance per imparare. Purtroppo, già dal terzo giorno dopo il mio arrivo a Melbourne, ha cominciato a farmi male il braccio e non ho potuto esprimermi come avrei voluto. Ero limitato, soprattutto al servizio, e nei momenti importanti dei match questo handicap si è fatto sentire. Ho tenuto duro grazie ai tanti antidolorifici presi ma chiaramente non ero al top”.
Però in doppio, in coppia con lo svedese Rejchtman Vinciguerra, è arrivato in semifinale.
“Dovendo servire meno che in singolare, il mio problema è stato meno rilevante ma ci sono rimasto male perché siamo arrivati ad un passo dalla finale (sono stati sconfitti da Exsted/Kumstat, numeri 2 del seeding per 6-3 6-7 10/8, ndr). Sarebbe stata un’esperienza unica. Anche così però abbiamo avuto l’onore di giocare nella Margaret Court Arena ed è stata un’emozione forte che ho provato poche volte”.
Lei, nel corso del 2024, ha già giocato tutti e 4 gli Slam juniores: una parola per ognuno?
“Sì e se magari lo scorso anno è stato più una scoperta perché era tutto nuovo, in questa stagione speriamo di fare qualche risultato di rilievo. L’Australian Open direi caotico; Roland Garros: emozione; Wimbledon: serenità; Us Open: energia”.
Superficie prediletta?
“Terra battuta”.
In molte occasioni ha vestito la maglia azzurra: quali sono stati i momenti più emozionanti vissuti con la Nazionale?
“Sicuramente quando con Federico Cinà e Matteo Sciahbasi abbiamo vinto i campionati europei under 16 a Le Touquet in Francia nel 2023. Ma anche quando, nello stesso anno, abbiamo perso a Cordoba la finale della Juniors Davis Cup. Niente trofeo ma un’esperienza comunque emozionante”.
Ha già messo in bacheca 5 tornei under 18. Lo scorso marzo ha vinto il J200 di Firenze, tra l’altro battendo Pierluigi Basile in semifinale e Daniele Rapagnetta in finale. Cosa ha provato nell’alzare quella coppa?
“Venivo dal successo nel J300 di Varsavia ed ero in fiducia. Firenze è un torneo con un albo d’oro importante e quindi l’emozione era tanta. Quel successo mi ha dato molta consapevolezza di poter competere con i migliori della categoria”.
Lei, Basile, Vasamì, senza dimenticare Cinà, siete tra gli under 18 più promettenti. Sente il peso di essere uno dei prospetti più interessanti del tennis azzurro?
“Penso al mio percorso, mi alleno al massimo e provo a fare risultati. Non sento nessuna pressione intorno a me”.
Lei è nato a gennaio e ha davanti ancora tutta una stagione da Junior. Qual è il suo obiettivo per quest’anno?
“Entrare nella top 10 dell’Itf Junior Ranking (adesso è n.18, ndr) e anche cominciare a fare un mio percorso nei tornei Itf da 15.000 dollari”.
Circuito Itf che lei ha comunque già frequentato.
“Alternando i due circuiti si affrontano problematiche diverse e, soprattutto tra i pro, bisogna avere la capacità di lottare su ogni punto perché nessuno ti regala niente”.
A settembre, nel M25 di Pozzuoli, ha preso il suo primo punto Atp: un momento che difficilmente un giocatore dimentica, vero?
“Quel match di primo turno (vinto 7-6 6-2 contro Michele Ribecai, ndr) è stata una delle mie vittorie più emozionanti perché mi ha permesso di fare il mio ingresso nella classifica mondiale”.
Dove è cresciuto e quando ha capito di amare il tennis?
“Sono nato a Roma anche se adesso vivo a Pomezia. La mia passione è nata in spiaggia, giocando a racchettine con mio padre che era un buon amatore. Poi, siccome già a 4 anni riuscivo a palleggiare discretamente, i miei genitori hanno deciso di iscrivermi alla scuola tennis”.
Dove è cresciuto e con chi tennisticamente?
“Dall’età di sette anni sono stato seguito da Alessandro Galli al Junior Tennis Palocco. A lui devo tantissimo perché non solo mi ha fatto crescere come tennista ma anche come persona. Sono stato con lui per dieci anni e gli sono veramente molto grato. Poi sono passato all’Enjoy Tennis Center di Roma”.
Dovesse raccontarsi come giocatore a chi non la conosce?
“Adoro stare nella lotta e non scappo quando c’è da sudare. Mi piace costruirmi il punto cercando di essere solido per poi andare avanti a chiudere. Sono soddisfatto del mio rovescio ma ho ancora tanto da lavorare sul diritto”.
A proposito di crescita: su cosa ha lavorato principalmente durante la pausa invernale?
“Proprio sugli schemi di servizio e diritto e poi, soprattutto, sull’efficacia del mio tennis sul cemento”.
I grandi risultati che sta ottenendo il movimento italiano stanno facendo da traino anche a giocatori come lei?
“Penso spesso a quello che dice Sinner: ‘Con il lavoro si può ottenere tutto’. I nostri top player sono di grande ispirazione e sono la testimonianza che, lavorando bene e seriamente, la possibilità di diventare tennisti professionisti c’è”.
Fuori dal tennis, dovesse raccontarsi come ragazzo?
“A me piace molto stare con gli amici e chiaramente anche con la mia famiglia ma la mia passione è lo stadio. Sono un grande tifoso della Lazio. Quest’anno però ho poco tempo libero perché ho la maturità (frequenta il Liceo Scientifico Sportivo, ndr) e se voglio passare l’esame devo sfruttare il tempo che ho a disposizione per studiare”.
L’Italia di domani: i nostri migliori under 18
Cosa prevede la sua programmazione nei prossimi mesi?
“Dovevo andare al Cairo a giocare un J500 ma per il problema alla spalla non ho potuto, quindi andrò due settimane a Monastir a giocare due M15, tornei che si giocano sul cemento e che sono meno traumatici per il braccio. Poi farò qualche altro torneo juniores”.
Parliamo di obiettivi futuri. Quali sono quelli a breve termine e invece quelli con un orizzonte più ampio.
“Come dicevo, provare a chiudere la stagione nella top ten juniores con magari un buon risultato a livello Slam. A medio termine sarà importante lavorare tanto sul gioco per essere competitivo a livello Futures e Challenger”.
Avesse il potere di far realizzare un sogno?
“Essere numero uno del mondo e vincere uno Slam. E poi, da romano, non posso che dire: vincere gli Internazionali BNL d’Italia”.