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Negli ultimi tre mesi del 2022, il greco Sakellaridis ha giocato con una racchetta soltanto perché con le altre aveva problemi di grip. Durante la United Cup, Tsitsipas gli ha messo a disposizione un membro del suo staff che le ha sistemate tutte secondo le sue esigenze. Il podio 2004? Ai primi posti, due francesi
17 febbraio 2023
Le competizioni a squadre, per natura, hanno sempre qualcosa da raccontare e tramandare nel tempo. Non è stata da meno la prima edizione della United Cup, disputata in Australia dal 29 dicembre 2022 all’8 gennaio 2023. A mettere le mani sul trofeo, una coppa d’argento protetta da ben 36 fili d’oro, ci hanno pensato gli Stati Uniti nella finale di Sydney ma è da Perth (una delle tre sedi designate per la fase a gironi) che arriva la nostra storia. A darsi battaglia nel Gruppo A sono Bulgaria, Belgio e Grecia, con la selezione (formalmente) capitana da Petros Tsitsipas (fratello minore dell’attuale numero 3 del ranking) grande favorita.
Il 3 gennaio è proprio la Grecia ad essere avanti 2-1 sul Belgio, quando l’infortunio di Michail Pervolarakis trasforma in memorabile la giornata di Stefanos Sakellaridis. 18 anni, numero 803 del mondo, il “giovanottone” (198 cm per 86 kg) di Atene si trova davanti Zizou Bergs (numero 129 ATP) e lo batte 5-7 6-1 6-3, ottenendo la sua prima vittoria nel circuito maggiore. Il match fa notizia perché Stefanos, habitué dei tornei ITF, non ha mai giocato alcun match nemmeno a livello Challenger. In casa il tennis è un affare di famiglia, perché a fargli compagnia ci sono anche il fratello Michalis e la sorella Sapfo (che nel 2018 ha guadagnato il suo primo punto WTA e oggi è appena fuori dalle prime 300 del mondo).
Per Sakellaridis, quella vissuta in occasione della United Cup, resterà un’esperienza memorabile. “Quella settimana è stata la prima volta in vita mia che ho visto un top 100 davanti a me – ha raccontato il classe 2004 – e quando mi sono passati davanti giocatori del calibro di Dimitrov e Goffin non volevo crederci”. Vivere a stretto contatto con un campione come Tsitsipas è stato utile sotto tutti i punti di vista. “Trascorrere tutto quel tempo con lui è stato incredibile, ho capito quanto lavoro ci sia dietro a determinati risultati e il mio rispetto verso i top player è cresciuto immensamente".
"La racchetta? Negli ultimi tre mesi del 2022 avevo giocato con una soltanto perché con le altre avevo problemi di grip e ho preferito utilizzare quella che mi dava il giusto comfort con l’impugnatura. Tsitsipas ha messo a disposizione un membro del suo staff che me le ha riparate tutte e ora posso giocare liberamente”. Da Perth in poi, Sakellaridis ha continuato a mettere altri mattoncini alla sua crescita. Attualmente è numero 578 del mondo e pochi giorni fa ha giocato la sua prima finale in un 15.000, a Monastir, perdendo 3-6 6-3 6-2 con il tennista italiano Federico Iannaccone.
Da un diciottenne all’altro, che fa sognare la Francia. Anche Arthur Fils è nato nel 2004 (tre mesi prima di Sakellaridis) e la settimana di Montpellier, dove ha raggiunto le semifinali, lo ha consacrato agli occhi del grande pubblico. Il giovanissimo tennista transalpino, oggi numero 117 ATP e terzo nella Race Next Gen (alle spalle di Ben Shelton e Holger Rune) ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per poter competere con i più forti del mondo.
Cresciuto nel mito di Roger Federer (e, passando ad altri sport, Lewis Hamilton), Fils ha letteralmente bruciato le tappe nel vero senso della parola. A luglio del 2021, l’anno della finale al Roland Garros, ha raggiunto il gradino più basso del podio a livello juniores e conquistato il suo primo punto ATP nel 15.000 dollari di Antalya. Nel 2022 ha fatto il suo debutto nel tabellone principale di un torneo del circuito maggiore (Masters 1000 di Parigi Bercy) e quest’anno, sul veloce di Oeiras, è arrivato anche il primo squillo nel circuito Challenger. I numeri dicono che nel 2023 ha vinto ben 12 delle 14 partita disputate. Chi ben comincia…
Tra i tanti ragazzi che fanno ben sperare per il tennis d’oltralpe c’è proprio colui che nel 2021 vestì i panni del giustiziere di Arthur Fils nella finale del Roland Garros Under 18: Luca Van Assche. 18 anni anche per lui e un futuro prossimo che promette scintille, Van Assche è nato in Belgio da madre italiana e nel 2022 ha guadagnato oltre 350 posizioni nel ranking ATP. Attuale numero 152 del mondo, ha varcato le soglie della top 200 destreggiandosi con maturità e consapevolezza nel circuito Challenger. Lo scorso anno a Maia (Portogallo) è diventato il primo 2004 a vincere un torneo della categoria, meritandosi la wild card agli ultimi Australian Open.
Luca non dispone di un fisico particolarmente possente (178 cm di altezza per 70 kg) e il suo è un tennis ricco di tattica e soprattutto di scelte giuste al momento giusto. La voglia di imparare non manca, in campo ma soprattutto sui banchi della facoltà di Matematica dell’Università di Paris Dauphine, dove frequenta il secondo anno di corso. “Sto lavorando duramente per entrare tra i primi 100 del mondo – ha dichiarato recentemente in un’intervista concessa al sito ATP – e so che per vincere occorre sapersi adattare rapidamente alle diverse situazioni di gioco”. Braccio, certo, ma soprattutto tanta testa.