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Da quando ha iniziato a giocare insieme a Juan Lebron ha cambiato dimensione, diventando numero uno del mondo e imponendo un padel di un’intensità mai vista prima. Ale Galan non si accontenta, spegne ogni discussione sul rapporto col compagno e guarda avanti: “Possiamo segnare un’era nella storia del gioco”
di Marco Caldara | 07 agosto 2021
Quando gli viene chiesto di descriversi con due sole parole, Ale Galan sceglie “aggressivo” e “ambizioso”, due termini che sintetizzano bene il suo modo di essere. Ambizioso lo è in tutto ciò che fa, soprattutto da quando a 7 anni ha messo per la prima volta i piedi nel campo da padel vicino a casa ed era il più piccolo del suo gruppetto, quindi per riuscire a giocare con i più grandi è stato subito costretto a migliorare in fretta. L’aggressività, invece, fa parte del DNA da padelista del 25enne madrileno ed è una delle caratteristiche che l’ha portato lassù, al numero uno del mondo, condiviso col suo compagno Juan Lebron.
Un giocatore, quest’ultimo, forse più rappresentativo per il padel moderno ma sicuramente meno amato a causa di qualche atteggiamento un po’ sopra le righe, dovuto a una smisurata voglia di vincere che dalla tv lo rende un tantino antipatico. Galan, invece, mette d’accordo tutti fin da quando fra 2016 e 2017 è passato nel giro di un anno e mezzo da giocare la Pre-Previa a occupare un posto fra le otto migliori coppie del mondo, e poi è salito sempre più su fino a conquistare un totale di 16 titoli, che lo rendono il settimo più vincente dalla nascita del World Padel Tour, datata 2013.
“Essere numero uno del mondo – ha detto lo spangolo in una lunga intervista al portale argentino Olè – non è una pressione, ma un premio. Infatti non ci penso particolarmente: per me l’unica cosa che conta sono i tornei, da aprile a dicembre”. La svolta della sua carriera, dopo le prime vittorie fra 2018 e 2019 con Mati Diaz, Juani Mieres e Pablo Lima, è arrivata proprio quando ha scelto di fare squadra con Lebron. Sono entrambi di Madrid, si conoscono da una vita e si erano affrontati mille volte, ma non avevano mai giocato insieme. L’hanno fatto da inizio 2020 ed entrambi hanno raggiunto una nuova dimensione, trovando un mix di potenza, atletismo ed esplosività senza precedenti nel mondo della pala. C’è chi non lo vede di buon occhio, ma fa legittimamente parte dell’evoluzione del gioco.
“La mia idea di sport professionistico – continua – è che tutti dobbiamo essere preparati al 100%, come dei veri atleti. È per il bene del padel: se vogliamo che diventi uno dei più grandi sport al mondo, è così che deve essere. Io vivo per questo gioco: mi preparo 24 ore al giorno per competere, e voglio che chi non fa lo stesso non abbia alcuna chance di battermi. Agli spettatori piace come io e Lebron copriamo il campo, saltiamo, spingiamo. In questo eccelliamo perché siamo i primi ad allenarci: due sessioni al giorno di padel, più palestra, fisioterapista, mental coach, nutrizionista. La nostra vita è interamente dedicata al padel. Ma mi piace sempre precisare che, nonostante siamo entrambi giocatori molto potenti, abbiamo vinto più tornei su dei campi lenti, perché siamo in grado anche di difendere molto bene. Quando invece i campi sono veloci, le differenze si notano meno”.
La precisazione è corretta, visto che una delle chiavi che hanno aiutato Galan a fare la differenza non è la potenza, visto che quella la porta da casa. Sono i miglioramenti compiuti in difesa, che l’hanno reso molto molto più solido rispetto ai primi tempi. Ha fatto fatica, perché per concentrarsi su certi aspetti del gioco ha dovuto parzialmente sacrificarne altri, tanto che per un periodo aveva smarrito un po’ della sua aggressività. Ma poi l’ha ritrovata, più efficace di prima.
“Ho capito – spiega – che il mio gioco migliore viene comunque fuori quando sono aggressivo. Magari commetto un paio di errori in più, ma nel complesso sono più efficace così. Quando vuoi essere bravo in tutto, finisci per non essere bravo in nulla. Nessuno è perfetto, e ciò che guadagni da un lato lo perdi dall’altro. Voglio essere il più completo possibile, ma senza sacrificare la mia aggressività”.
Dopo essere stata semplicemente imbattibile nel 2020, la coppia Galan/Lebron sta incontrando qualche difficoltà in più quest’anno. Dei primi nove tornei del calendario ne hanno vinti “solo” tre, e questa settimana a Malaga hanno rimediato la prima sconfitta al primo turno negli ultimi venti tornei, cioè da quando giocano insieme. Basta dare una sbirciata ai commenti al post pubblicato da Galan su Instagram dopo la sconfitta per rendersi conto di quanti siano gli appassionati a suggerirgli (da molto tempo) di cambiare compagno, più per questioni di atteggiamento che tecniche, visto che il valore di Lebron è fuori discussione.
In effetti, la loro sembra una coppia costruita più sui risultati che sul rapporto umano, date le grandi differenze caratteriali. Ma ogni volta che viene toccato l’argomento Galan getta acqua sul fuoco. “Siamo due tipi molto emotivi, ma ci conosciamo da quando abbiamo sette anni e abbiamo un grande legame. I social stanno dando troppa importanza a certe cose, dimenticando che siamo atleti professionisti e in campo si va a centomila giri al minuto. Ma non posso fare molto per cambiare il pensiero della gente. Ciò che posso dire è che io e Juan lavoriamo instancabilmente ogni giorno, e vogliamo migliorare da tutti i punti di vista. Siamo più squadra che mai. Vinciamo insieme, perdiamo insieme, e possiamo segnare un’era nella storia del padel".
"Per noi ciò che conta è la parte sportiva: abbiamo già raggiunto risultati al di sopra delle aspettative, ma abbiamo ancora fame. Vogliamo continuare a vincere e a lottare con i migliori. Giocatori che un tempo erano i nostri idoli, mentre ora sono i nostri avversari”.
Galan al padel sta dedicando la sua intera vita, e non solo lui visto che la sorella Alba è a sua volta una giocatrice professionista, numero 22 del mondo e fra le più appariscenti del Tour. E il madrileno è certo che quella della pala non si tratta soltanto di una moda.
“Per tanti anni ho sentito dire che era solamente un fenomeno di passaggio, ma ormai è chiaro che si tratta di uno sport che è qui per restare molto a lungo. La pandemia ha dato una mano ad aumentare il numero di praticanti, e quando una persona inizia a giocare a padel di solito non smette più. Perché è uno sport molto sociale, che piace a tutti”.
Un aumento dei praticanti in tutto il mondo, e quindi del mercato e dell’interesse nei confronti del padel, non può che avere ripercussioni positive sulla vita dei professionisti. Che in termini di guadagni è migliorata tanto, ma specialmente per chi sta fuori dai primi 20 del mondo può migliorare ancora. “Abbiamo fatto tanta strada – dice il numero uno –, ma si può crescere ancora molto. Le spese sono tante e coprirle non è semplice nemmeno per chi sta nei primi 20. Un altro punto secondo me importante è quello di aumentare il numero dei tornei fuori dalla Spagna. Dovremmo andare più spesso in Argentina, in Svezia, in altri paesi. Per il futuro del gioco è un passaggio importante. Mi piacerebbe che tra qualche anno il padel diventasse il primo sport al mondo, o che fosse coinvolto nella lotta per diventarlo”. Ambizioni da primo della classe.