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Padel

Alvaro Montiel Caruso, il figlio d’arte che ha scelto l’Italia

Da qualche tempo il 19enne nato in Spagna ha deciso di difendere i colori dell’Italia, paese d’origine di mamma Natalia. Una buona notizia per il nostro movimento, che trova un giovane talento di ottime prospettive. E anche papà Gonzalo, già coach di Ari Sanchez, ora insegna in Italia

di | 12 ottobre 2024

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Ai più attenti aficionados del padel non sarà sfuggito, ma la novità è ancora piuttosto fresca: da circa un mesetto, giusto a ridosso dei primi 100 nella classifica mondiale FIP, è spuntata una nuova bandiera italiana. A portarla Alvaro Montiel Caruso, giovane classe 2005 nato a Cambrils (nei pressi di Barcellona) che fino a qualche tempo fa aveva sempre difeso i colori della Spagna, prima di sposare il tricolore, paese d’origine di mamma Natalia Caruso. Una mossa che può aprire nuove prospettive per lui ma anche per il nostro paese, che da un momento all’altro trova un nuovo talento di grandi prospettive, quest’anno capace di qualificarsi per il Major di Premier Padel a Doha e anche di vincere un paio di tornei internazionali FIP Rise, ad aprile in Svezia e ad agosto in Francia, a fianco di Marco Cassetta.

A rendere ancora più importante la scelta di Alvaro c’è il fatto che il passaggio dalla Spagna all’Italia non è solamente di una scelta di convenienza, magari per sognare un posto in nazionale che nel suo paese di nascita (almeno per ora) sarebbe a dir poco proibitivo. Insieme al cambio di nazionalità, infatti, è arrivato anche il trasferimento nel nostro paese, al seguito del padre-coach Gonzalo, ex professionista argentino che da una ventina d’anni si è dedicato all’insegnamento, seguendo anche alcuni “pro” fra i quali persino Ari Sanchez, oggi numero 1 del mondo. In primavera il padre, da sempre allenatore del figlio, ha iniziato a lavorare per il GPadel, realtà piemontese con vari club sparsi fra Torino e dintorni, e Alvaro l’ha seguito spostando a sua volta la base a Torino. E si è pure tesserato per lo stesso GPadel, fra le formazioni che lo scorso fine settimana hanno conquistato la promozione dalla Serie C alla Serie B.

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Numero 107 del ranking FIP,  e sesto italiano in classifica dopo Patiniotis, Perino, Dominguez, Cassetta (col quale si allena a Torino) e Cremona, Montiel ha conosciuto il padel sin da piccolissimo, al MarCambrils Tenis & Padel Club diretto dalla madre, dove papà ha sempre insegnato. “Già da piccolo – ha raccontato – frequentavo il club quasi ogni giorno e chiedevo ai clienti di mio padre di giocare anche con me. Fino ai 9 anni ho praticato anche il calcio, poi ho deciso di provare a fare sul serio col padel, intensificando gli allenamenti per giocare i miei primi tornei”. A 16 anni ha debuttato nel vecchio World Padel Tour, mentre nel 2023, una volta terminate le scuole superiori, ha deciso di lanciarsi a tempo pieno nel mondo dei professionisti.

“Continuerò ad allenarmi anche a Barcellona – ha spiegato ancora –, ma il mio coach principale resta mio padre, quindi la base è a Torino. È grazie a papà se sono arrivato fino a qui, a giocare i tornei più importanti del mondo. Sto facendo ciò che ho sempre sognato, ed è la cosa migliore che potesse capitarmi. Anche se è uno sport che richiede grandi sacrifici, in tutti i sensi: fisici, finanziari e anche umani, nel dover stare molto tempo lontano dalla famiglia”. Eppure, lui ha trovato la mossa per avere tutti vicini nel suo percorso: il padre gli fa da coach e da manager con le aziende interessate, la madre svolge il ruolo di nutrizionista e la sorella Flor (che a sua volta insegna padel, in Danimarca) cura i suoi account social.

Un assetto che gli permette di potersi concentrare solo sul gioco, con obiettivi di primissimo piano. “L’obiettivo per il 2024 – ha detto – è di entrare nei primi 100 giocatori al mondo: ormai sono vicino, quindi lo ritengo un obiettivo assolutamente possibile nel breve termine. Guardando più avanti, invece, mi piacerebbe arrivare nei primi 10. Col sogno di raggiungere un giorno il numero uno”. Un traguardo difficilissimo, nel padel più che in altri sport. Ma fantasticare è gratis e aiuta a impegnarsi ancora di più.

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