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È terminata a Milano la carriera professionista della leggenda Fernando Belasteguin, 16 anni numero uno del mondo. Un testimonial unico per una disciplina cresciuta insieme a lui, della quale rimarrà per sempre uno dei simboli più preziosi. “Me ne vado con tranquillità – ha detto – perché so di avere dato tutto e ho la fortuna di chiudere per mia volontà”
di Marco Caldara | 06 dicembre 2024
Era più o meno scritto che sarebbe finita così, sin dal sorteggio del tabellone del Milano Premier Padel P1. E nemmeno una leggenda come Fernando Belasteguin è riuscita a ritardare ulteriormente la data di scadenza di una carriera fenomenale, perché a 45 anni i miracoli sportivi risultano un tantino più complessi che a 25. Così, giovedì 5 dicembre 2024 rimarrà il suo ultimo giorno da padelista professionista, dopo trenta stagioni esatte trascorse a raccogliere vittorie e soprattutto a costruire mattoncino dopo mattoncino una storia di successo con pochi eguali nel mondo dello sport.
Raccontarla attraverso i freddi numeri sarebbe parecchio ingeneroso, anche perché le prime vittorie del genio di Pehuajò sono arrivate quando il padel professionistico era agli albori e da allora il circuito di riferimento è cambiato almeno tre volte, tanto che il numero di titoli che gli vengono attribuiti (230) non si possono elencare con certezza. Quel che invece è certo è che l’argentino è stato per 16 anni al comando della classifica mondiale e ha traghettato il proprio sport come nessuno: c’era quando il padel dei “pro” si giocava nei club, davanti a quattro gatti; c’è stato fino a ieri accompagnando il gioco in ogni angolo del mondo; e ci sarà anche domani, come testimonial globale di una disciplina arrivata così lontano anche grazie a lui.
Le difficoltà fisiche l’hanno spinto a dire basta da giocatore, ma nell’universo della pala un posto per Bela ci sarà sempre, per quanto ha rappresentato e ancora può dare. Basta vedere le reazioni dei colleghi a Milano: Garrido e Bergamini (che l’hanno battuto per 6-3 6-4) non sono riusciti a trattenere le lacrime, il compagno Tino Libaak nemmeno, così come molti degli altri big seduti in tribuna. Perché all’Allianz Cloud è finita un’epoca e immaginare il circuito senza il suo “Boss” pare impossibile. Ma lo sport è così e andrà avanti, e anche se Bela non ci sarà fisicamente rimarrà fortissimo il suo impatto su tutta la grande community del padel.
L’ultimo punto vinto da Bela in carriera, con tutta la sua famiglia a bordo campo, rimarranno i due “por tres” coi quali ha annullato un match point a Garrido/Bergamini con la sua classica voglia di non arrendersi, ma nel quindici successivo ha mandato in rete un rovescio e lì è calato il sipario, con tantissima gente sugli spalti presente per salutarlo come si deve. L’addio vero e proprio arriverà in occasione del Master Final di Barcellona, quando l’International Padel Federation gli dedicherà una cerimonia ad hoc, ma anche Milano ha voluto fare la sua parte, consegnando alla leyenda un riconoscimento che profuma di grazie da parte dell’intera Italia della pala.
“Con i riconoscimenti che ho ricevuto quest'anno – ha scherzato l’argentino al microfono, lasciando per un momento da parte le lacrime – ho vinto più trofei che negli ultimi cinque anni. Non potevo sapere quale sensazione avrei provato a smettere di giocare: ora lo so e sono molto felice, molto tranquillo. Avevo già deciso da un bel po’ di tempo di disputare la stagione 2024 fino in fondo: ho avuto più momenti difficili che belle partite, ma volevo andarmene come ho fatto durante tutta la mia carriera. Lottando, combattendo, buttandomi a terra, litigando con l’arbitro, colpendo il vetro con una racchettata. Volevo andarmene con la mia essenza, quella di combattente, e ho fatto tutto il possibile per riuscirci. Ho avuto la fortuna di chiudere 30 anni di carriera professionistica quando l’ho deciso io. Molte volte lo sport ti costringe a smettere molto tempo prima. E ora sono già 10 o 15 minuti che sono un ex giocatore professionista. E sono molto tranquillo, davvero molto tranquillo”. Un privilegio raro, che appartiene solo a chi sa di avere dato tutto. O nel suo caso anche qualcosina in più.
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