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Mamma e papà insegnano, la sorella Claudia è nelle prime 20 del ranking FIP, il fratello Cristian ha giocato a livello “pro” e ora tocca a Enzo, il più piccolo di famiglia, che ha scelto di difendere i colori dell’Italia. Nel 2025 ha già vinto tre titoli nel Cupra FIP Tour e vinto la prima partita nel circuito maggiore
di Marco Caldara | 10 maggio 2025
È nato in Spagna da genitori argentini, ma fin da quando ha mosso i primi passi nel padel dei “pro” Enzo Jensen ha deciso di giocare per l’Italia. Una scelta, in controtendenza a quella della sorella maggiore Claudia (numero 16 del ranking mondiale e già top-10) che invece ha optato per l’albiceleste, dovuta alle origini della nonna paterna, che fino ai 6 anni ha vissuto a Tornareccio, meno di 2.000 anime in provincia di Chieti, prima di emigrare dall’altra parte del mondo. Poi, a tornare in Europa è stato papà Cristian, ex professionista argentino che scelse la Spagna a fine Anni ‘90, seguendo il boom del gioco. A Madrid si è costruito una buona carriera e ha messo su la famiglia Von Trapp della pala: lui e la moglie Claudia insegnano, i tre figli giocano.
Claudia junior è già nell’elite da un pezzo malgrado debba ancora compiere vent’anni, Cristian junior (il più grande dei tre) al momento ha preferito battere altre strade, mentre Enzo, 19 anni da compiere il 17 maggio e ultimo arrivato in casa Jensen, sta provando a seguire le orme della sorella. Con risultati sempre più interessanti. Lo dice la sua “activity” del 2025, che si è già impreziosita di tre titoli nel Cupra FIP Tour: un Silver a febbraio a Valencia con Boris Castro e poi due a fianco del talento Andres Fernandez Lancha, un altro Silver ad aprile a Caltanissetta e il Bronze della scorsa settimana a San Juan De Alicante. Risultati che l’hanno portato al numero 116 del ranking FIP: forse l’altro oriundo Alvaro Montiel Caruso lo precederà nell’obiettivo di portare un’altra bandiera tricolore nella top-100, ma subito dopo viene lui, mancino che – parole sue – ha nella volèe di diritto il punto forte e ricorda un po’ Pablo Lima per l’aggressività, un po’ Juan Cruz Belluati per talento e mano educata.
Al più grande zurdo di sempre, Juan Martin Diaz, Enzo invece invidia tanto la prima palla di servizio. “È il colpo – ha detto – sul quale devo lavorare di più. Mi serve più velocità, perché è un colpo fondamentale. Se non hai una buona prima di servizio, ogni avversario può subito metterti in difficoltà con un globo o una chiquita. Avere un buon servizio, come lo aveva Juan Martin, ti permette di prendere il comando del punto sin dalla prima palla. Se gli somiglio come giocatore? Non molto, ho uno stile di gioco diverso. Anche perché paragonarsi a uno come lui è molto complicato”.
Come accennato, il terzo degli Jensen è nato in una famiglia che respira, vive, parla e mangia padel. A ogni ora del giorno. “Per noi – ha detto ancora – è inevitabile. A volte proviamo a parlare d’altro per cambiare argomento, ma finiamo sempre al padel. È la nostra vita, ciò che ci accompagna fin da piccolissimi. E tutti, più o meno, sul padel abbiamo la stessa visione, visto che siamo stati formati dalla stessa persona, cioè mio padre”. Anche oggi papà Jensen è la guida principale dei due fratelli impegnati nell’attività “pro”, con tutto ciò che ne consegue. “Non abbiamo mai avuto problemi con lui, perché di papà e delle sue competenze ci fidiamo tanto. A volte discutiamo, ma io cerco sempre di imparare qualcosa, ascoltando tutto ciò che dice. Mia sorella invece è diversa, ha il suo carattere e a volte non lo ascolta. È il classico rapporto fra padre e figlia. Ma è difficile avere conflitti con lui, perché dice sempre le cose come stanno, senza filtri”.
Un dettaglio che evidenzia le differenze caratteriali fra i due fratelli. “Io in campo sono più estroverso: grido, mi piace esprimermi. Fuori invece sono molto più tranquillo. Claudia, invece, è all’opposto: più rilassata in campo, più estroversa fuori”. Come è stata all’opposto la scelta della bandiera: Argentina per lei, Italia per lui. “Siamo tutti nati a Madrid, ma non abbiamo la cittadinanza spagnola”. Una situazione che ha aperto a delle scelte e dato all’Italia un buon talento, che ha già avuto l’onore di giocare la Hexagon Cup (e vincerla, in un team che annoverava gente come Tapia, Sanz e Ari Sanchez) e punta ad affacciarsi il prima possibile al circuito maggiore. Nel P2 di Gijon ha superato un turno di main draw per la prima volta, ma il meglio deve ancora venire. “Posso migliorare ancora tanto, e spero di continuare a lungo a fianco di Fernandez Lancha. Siamo pronti a dare battaglia ogni settimana”. L’Italia osserva e spera insieme a lui.
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