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Padel

Finalmente Delfi, la predestinata che ce l’ha fatta

Col successo a Tarragona, Delfi Brea è riuscita a prendersi il numero uno del mondo: per ora solo quello di coppia insieme a Gemma Triay, ma di questo passo arriverà anche l’individuale. Si corona un lunghissimo inseguimento, partito quando a 17 anni ha lasciato l’Argentina con mamma e sorella, per inseguire il sogno di diventare “pro”

di | 05 agosto 2025

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Era scritto che prima o poi Delfi Brea ce l’avrebbe fatta. Restava da capire quando, dopo anni di inseguimento a quel numero uno che pareva raggiungibile già a fianco di Bea Gonzalez, anche se le due non ci sono mai arrivate vicino sul serio. L’argentina ci è riuscita insieme a Gemma Triay, che detiene ancora la testa della classifica individuale, ma solo in virtù del maggior numero di punti raccolti lo scorso anno, quando le due giocavano con altre compagne. Significa che, dovessero continuare così, prima o poi per Delfi arriverà anche il numero uno “vero”, a pari punti con la sua attuale partner.

Un traguardo meritato per quanto le due hanno saputo mostrare sin qui nel 2025, strappando ad Ari Sanchez e Paula Josemaria quella leadership che le due spagnole detenevano da 840 giorni, in sostanza addirittura da prima che le donne trovassero spazio nel circuito Premier Padel. Per Gemma è la terza volta con tre compagne diverse (nessuna ci era mai riuscita, mentre lei ce l’ha fatta con Sainz, Salazar e Brea), per Delfi una prima volta assoluta che vale tantissimo per lei come per la sua Argentina, visto che da dodici anni la vetta della classifica era un affare soltanto spagnolo. L’ultima sudamericana al comando era stata Ceci Reiter, nel 2013 con Carolina Navarro, agli albori del vecchio World Padel Tour.

4.285 giorni più tardi ecco Delfina, la predestinata che per anni ha sentito chiunque dirle che un giorno sarebbe diventata numero uno. Ha dovuto attendere forse più del previsto, fra difficoltà e infortuni (suoi e delle compagne, l’ex Bea Gonzalez per prima), ma grazie al sesto titolo stagionale vinto a Tarragona può finalmente festeggiare, coronando il sogno suo e di papà Nito, Nito Brea, ex giocatore e oggi coach, uno dei volti noti del movimento argentino che le ha messo in mano una pala fin da piccolissima, scrivendo la prima pagina di una storia di successo.

Gemma Triay applaude la partner Delfi Brea (foto FITP)

Gemma Triay applaude la partner Delfi Brea (foto FITP)

Il percorso di Delfi è comune a quello di praticamente tutti i colleghi e le colleghe argentine, costrette a migrare in Spagna per inseguire il sogno del professionismo con la pala. Lei l’ha assaggiato per la prima volta a 15 anni, solo un paio di stagioni dopo aver abbandonato definitivamente l’altra racchetta (da tennis), viaggiando per la prima volta in direzione Spagna con Aranzazu Osoro. A 17 anni il trasferimento definitivo, a Madrid con mamma, sorella e tutte le difficoltà del caso, per una ragazzina con la valigia piena di speranze ma vuota di certezze.

Ha perso alcuni dei momenti belli dell’adolescenza, ha dovuto rinunciare ad amicizie e divertimenti, ma è stato tutto funzionale all’esplosione datata 2021, quando ha iniziato la stagione da coppia numero 10 e l’ha chiusa al quarto posto, vincendo i suoi due primi titoli nel Tour a fianco di Tamara Icardo. Lì non solo ha raggiunto una dimensione da vera professionista, in grado di sostenersi al cento per cento, ma ha capito di poter puntare più in alto e circa quattro anni più tardi eccola lassù, insieme alla compagna che a fine 2024 ha deciso di investire su di lei, con l’unico obiettivo di riprendersi quella testa della classifica che le mancava da quasi due anni. Un onore, ma anche una responsabilità che Delfi ha dimostrato di saper gestire da campionessa, sconfiggendo tanto le avversarie quanto le proprie fragilità, fino a diventare un modello per le nuove generazioni di giocatrici argentine.

Da giocatrice – ha detto –, ciò che mi rende più orgogliosa è sapere di ispirare le nuove generazioni, sapere che le giovani guardano le mie partite. Il mio percorso è ripetibile, dimostra che col duro lavoro si può arrivare in alto. Mi piacerebbe lasciare qualcosa a tutte loro e riuscire in futuro ad aiutarle. A molte ragazze manca solo qualcuno in grado di dare loro una mano. Non so se dopo la mia carriera rimarrò a vivere in Spagna o tornerò in Argentina, ma quel qualcuno vorrei un giorno essere io”. Impossibile non augurarglielo.

Finalmente Delfi, la predestinata che ce l’ha fatta

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