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Il riscatto di Marta Marrero: dall'addio al tennis al n.1 nel padel

A 17 anni arrivava ai quarti al Roland Garros, mentre a 38 è una delle giocatrici più vincenti nella storia del World Padel Tour, con un passato da numero uno. È la storia di Marta Marrero: un grave infortunio alla caviglia l’ha obbligata a mollare il tennis nel 2009, ma poco tempo dopo ha trovato nel padel la via della rinascita. Riprendendosi ciò che la sfortuna le aveva tolto

di | 02 giugno 2021

Trasformare l’apparente rovina in un’opportunità. Potrebbe essere un buon sottotitolo per l’autobiografia di Marta Marrero, la ragazzina prodigio che nel 2000 arrivava ai quarti di finale al Roland Garros ad appena 17 anni, da qualificata al debutto in uno Slam, e pareva destinata a una carriera di spessore. Invece, nel tennis non ha saputo andare oltre il numero 47 della classifica WTA raggiunto a quattro anni dall’exploit parigino, ma il suo futuro da star se l’è costruito lo stesso, virando sul padel e diventando una delle giocatrici più forti nella storia del World Padel Tour.

Una scelta ponderata? No, tutt’altro. L’ha obbligata un grave infortunio alla caviglia sinistra, che nel 2009 le ha fatto capire che non avrebbe più retto i carichi del tennis, costringendola a dire basta ad appena 26 anni, con 9 titoli ITF e anche qualche apparizione in Fed Cup con la maglia della nazionale. Se ne sarebbe prese altre più che volentieri, invece si è trovata costretta a ripartire da zero, ma grazie al padel ha trovato la strada per riprendersi (con gli interessi) quanto la sfortuna le ha tolto nel tennis.

Versione tennista: Marta Marrero è stata n.47 WTA nel 2004, vincendo 9 titoli ITF in singolare

Tutto è iniziato quando, circa dodici mesi dopo l’annuncio del ritiro, la spagnola di Las Palmas de Gran Canaria è stata invitata a giocare da un’amica, per divertimento. “Competere – ha raccontato – era l’ultima cosa che mi passava per la testa. Frequentavo l’università, davo qualche lezione di tennis in un club di Barcellona e avevo accettato l’idea di non poter più fare sport a certi livelli. Anche perché la mia prima volta nella gabbia me la ricordo bene: come ogni giocatore che proviene dal tennis, non lasciavo passare una sola palla sulle pareti”.

Ma si è divertita comunque, ha iniziato a giocare sempre più e visto che la caviglia non le dava particolari problemi ha pensare di giocare qualche torneo del circuito catalano. Il resto è venuto di conseguenza: si è accorta di essere davvero competitiva, quindi ha iniziato a lavorare ancora più duramente, e quando nel 2013 è nato il World Padel Tour fra le protagoniste c’era anche lei, pronta a lanciare una carriera con pochissimi eguali nella storia del circuito.

Versione padelista: con 25 titoli, Marta Marrero è la quarta giocatrice più vincente nella storia del World Padel Tour

Nel 2014 Marta ha vinto il suo primo titolo in coppia con l’argentina Catalina Tenorio, e sette anni dopo è a quota 25, alle spalle soltanto delle gemelle Majo e Mapi Alayeto, e della sua ex compagna Alejandra Salazar. È proprio in coppia con la madrilena che l’ex tennista si è consacrata come una delle padeliste più forti di tutti i tempi, interrompendo il dominio delle Alajeto e vincendo sedici tornei in quattro stagioni, fra i quali due edizioni del Master Final (2015 e 2018).

Marrero e Salazar hanno anche chiuso una stagione (il 2016) al numero uno del mondo, poi le loro strade si sono separate a fine 2018, ma per Marta non è stato un problema. Infatti, ha trovato nell’altra Marta – Ortega – una spalla altrettanto efficace, riuscendo a vincere sette titoli anche insieme a lei e riguadagnando la vetta della classifica di fine anno nel 2019. Soddisfazioni che mai si sarebbe immaginata una decina d’anni prima, quando le provava tutte per poter fare ancora la tennista, sbattendo quotidianamente contro una realtà amara da digerire.

“Quando nel 2014 ho vinto il mio primo titolo nel World Padel Tour – ha raccontato Marta, oggi anche proprietaria di un paio di centri padel in Catalogna – ho capito che potevo davvero avere una carriera importante anche in questo sport. Quel successo è stato il premio a due anni di allenamenti intesi, nei quali provavo ogni singolo giorno a superare i miei limiti, combattendo con le difficoltà tipiche di chi arriva dal tennis”. Già, perché se dal punto di vista tecnico il passato nel tennis aiuta, sotto altri punti di vista può diventare un limite, specie per chi sui campi ci ha passato buona parte delle proprie giornate per più di vent’anni, ed è come se certe dinamiche le avesse nel DNA. 

“Il padel non c’entra nulla col tennis – ha continuato –, perché il gioco si sviluppa in maniera completamente diversa. Le pareti sono l’insidia più grande, e i primi tempi ho fatto veramente fatica ad andare contro al mio istinto, lottando contro degli automatismi figli di anni e anni di tennis. Ma ho lavorato duramente circondata dalle persone giuste, riuscendo a imparare a giocare al cento per cento a padel, e non più a una sorta di tennis adattato”.

Marta Marrero e Marta Ortega: insieme hanno vinto 7 titoli, chiudendo il 2019 al numero uno

Eppure, i suoi punti di forza all’interno della gabbia 20x10 sono rimasti gli stessi di quanto giocava al Roland Garros o qualche mese dopo arrivava agli ottavi all’Australian Open: rovescio a due mani (colpo atipico per il padel, ma che soprattutto a livello femminile capita di vedere) e volèe di dritto. Più la testa. “Anche se dal punto di vista mentale – precisa la 38enne delle Canarie – il padel è un po’ più semplice. È meno faticoso, c’è meno pressione e un giocatore non è mai solo. C’è sempre un compagno su cui contare”.

Lei lo sa bene, visto che dopo la separazione dalla Ortega, arrivata un po’ a sorpresa a fine 2019, le “Martas” hanno ripreso a far coppia fissa dall’ottobre dello scorso anno. Segno che l’intesa che ha con la sua omonima non la trovava con Paula Josemaria. Da quando sono tornate a unire le forze, le due spagnole non sono ancora riuscite a conquistare un titolo, mancando una bella chance nell’ultimo torneo a Santander, dove si sono arrese in semifinale a Brea/Icardo, poi vincitrici.

Ma dopo un avvio di stagione deludente sono almeno tornate a mostrare di cosa sono capaci, e in un circuito femminile che ha visto 4 coppie diverse vincere i primi 4 tornei dell’anno hanno tutte le carte in regola per provare a inserirsi nella lotta e mettere altri titoli in bacheca. Quella bacheca che per Marta Marrero sembrava già completa una dozzina d’anni fa, e invece aveva ancora un sacco di spazi vuoti.

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