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Chiusa una discreta carriera nel tennis, nel 2018 Riccardo Sinicropi ha voltato pagina e si è dedicato al cento per cento al padel. Insegna fra Imola e Modena, è diventato in fretta uno dei migliori giocatori italiani e insieme a Lorenzo Di Giovanni guarda sempre più lontano: "Avere un compagno a fianco riduce la pressione. E puoi condividere gioie e dolori”
di Marco Caldara | 23 maggio 2021
Fra gli attuali giocatori di punta del movimento tricolore di padel, Riccardo Sinicropi è l’unico ad aver fatto davvero sul serio anche col tennis. Il 30enne nato a Genova e cresciuto a Mentone è stato numero 430 della classifica ATP nel 2015, ha vinto tre tornei Futures e qualche partita a livello Challenger (compresa una contro il futuro top-10 Diego Schwartzman), poi nel 2016 ha deciso che poteva bastare così. Un paio d’anni più tardi ha scoperto il padel, ci si è dedicato sempre di più e mercoledì a Roma, fra i dodici convocati dal cittì Gustavo Spector per il raduno della nazionale in vista degli Europei, c’era anche lui, insieme al compagno Lorenzo Di Giovanni.
“È iniziato tutto nel 2018 – racconta – anche avevo già provato a giocare una volta qualche anno prima, in Sardegna. Ero al Forte Village per un torneo Futures di tennis, e visto che c’era un campo da padel Enrico Burzi (uno dei primissimi tennisti italiani a sposare la pala, ndr) ci spinse a giocare insieme a lui”. Ma a quel tempo Riccardo era ancora focalizzato sul tennis, quella partitella fu uno svago e nulla di più. “Il padel l’ho preso in considerazione solo dopo aver smesso col professionismo. Ero un po’ stanco del tennis, ma mi andava ancora di competere e il padel mi è parso una buona soluzione”. Nel febbraio del 2018 ha giocato il primo torneo, nel settembre dell’anno seguente ha iniziato ad allenarsi seriamente (con Spector, a Milano) e tre mesi dopo era in finale ai Campionati italiani indoor.
Da allora non si è più fermato, e per il padel ha stravolto la sua vita. Da ex tennista che iniziava a dare qualche lezione, a giocatore e insegnante di padel. Non più fra Lombardia e Piemonte, dove aveva vissuto prima, ma in Emilia Romagna, ai Village Paddle di Imola e Modena. Lavora, si allena con l’argentino Lucas Centurión, ed è felice. “Nella fase di passaggio – dice –, quando provavo a capire il padel ho avuto qualche momento di frustrazione. La tecnica del tennis aiuta, ma il gioco è completamente diverso e meno istintivo. Devi resettare il cervello e pensare in maniera diversa”.
Ma la passione per il gioco l’ha aiutato a superare le difficoltà. “Del padel – continua – apprezzo anche la struttura dei tornei: si giocano nel week-end, e questo mi permette di lavorare nel corso della settimana. E poi mi piace avere sempre un compagno a fianco: nei momenti positivi hai qualcuno con cui condividere le soddisfazioni, mentre quando le cose vanno meno bene c’è una persona pronta a darti una mano”.
Tuttavia, malgrado gli abbia creato qualche noia quando c’erano da capire i vetri e lasciare l’istinto nel borsone, il background tennistico si è anche rivelato utile. E non solo nella manualità. “L’esperienza aiuta: ho sicuramente un atteggiamento migliore, e certi errori che facevo da tennista cerco di non commetterli più. Anche se la chiave è sempre la possibilità di essere in campo in due, ti toglie un po’ di pressione. Nel tennis sei da solo, se vai fuori di testa è finita. Nel padel puoi rimediare grazie a chi ti sta a fianco. L’affiatamento è importante”.
Lui e Di Giovanni ne sono la prova: il loro feeling si vede, si percepisce in campo e fuori, ed è fra le chiavi del successo della coppia. “Siamo al terzo anno insieme: nel padel italiano non sono tante le coppie durate così a lungo. Il nostro segreto è stato quello di allenarci insieme da subito, quando entrambi ci affacciavamo alla disciplina. È come se per noi il padel fosse nato come un progetto comune, che vogliamo portare avanti per toglierci altre soddisfazioni”. Per farlo, però, dovranno lavorare a distanza, visto che da quando Riccardo si è trasferito in Emilia Romagna i due non riescono più ad allenarsi insieme. Un ostacolo a un’ulteriore crescita? “Sicuramente sì, oppure no. Magari – dice ridendo – io e Lorenzo ci sopportiamo ancora proprio perché non ci vediamo più tutti i giorni”.
Per ora Sinicropi e Di Giovanni sono stati l’unica coppia italiana capace di vincere a livello internazionale (con due successi nel Cupra Fip Tour, entrambi a Torino), e per il 2021 hanno alzato ulteriormente l’asticella degli obiettivi. “Sarebbe bello andare insieme a Europei e Mondiali, mentre come coppia ci piacerebbe vincere almeno una tappa del Circuito nazionale Slam Padel by Mini (saranno sei dal 19 luglio più il Master finale, ndr), e anche fare bene ai Campionati italiani. Per chiunque giochi a livello nazionale, il primo obiettivo è quello”.
I campioni in carica sono Simone Cremona e Marcelo Capitani, la coppia imbattibile diventata battibile nelle ultime settimane, proprio per merito loro. Ci avevano perso svariate volte di fila, ma al termine di un lungo percorso di avvicinamento sono riusciti a batterli nelle ultime due sfide, prima a Piacenza e poi a Bologna. “Giocare contro di loro – dice ancora Sinicropi – era diventato un incubo. A volte erano duelli combattuti, altri meno, ma perdevamo sempre. Mi auguro che qualcosa stia cambiando. È anche grazie a tutte quelle sconfitte che io e Lorenzo siamo migliorati”.
Quando si è avvicinato al padel, Sinicropi vedeva argentini e spagnoli su un altro pianeta, mentre oggi la distanza gli sembra minore. “Rimangono più avanti – precisa – ma in Italia il livello si è alzato tanto. Siamo migliorati e continueremo a farlo. Per riuscirci è importante confrontarsi più spesso a livello internazionale”. Lui e il compagno lo faranno nei tornei del Cupra FIP Tour, con l’obiettivo di raggiungere un livello che gli possa permettere di tentare la strada di qualche torneo del World Padel Tour, per adesso ancora fuori portata.
“Sarebbe un sogno giocarli con continuità, però abbiamo ancora tanta strada da fare. Magari il Sardegna Open (a Cagliari, da 5 al 12 settembre) potrebbe essere una buona occasione per assaggiare una volta un torneo così”. E anche per osservare da vicino i fenomeni che è solito guardare in tv, per rubare qualche segreto. Uno su tutti? Il “mago”, Sanyo Gutierrez. “Ma da uno così è difficile persino prendere spunto. A volte di ciò che fa ci si capisce poco, è troppo avanti. Meglio ispirarsi a qualcuno di più umano. Come Martin Di Nenno: nel World Padel Tour è uno da seguire”. Proprio come Sinicropi lo è all’interno dei confini italiani, con l’augurio di poter allargare presto gli orizzonti.
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