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Padel

Juan Lebron come Djokovic: vince molto, non piace altrettanto

Nonostante titoli su titoli, il numero uno del padel Juan Lebron fatica a entrare nel cuore degli appassionati, a causa di un carattere impulsivo e di atteggiamenti che talvolta sfociano nell’arroganza. “So di non essere il miglior compagno del mondo – dice –, però ci sto lavorando. Ma i fischi fanno male: in campo cerco solo di dare il massimo”

di | 30 settembre 2021

Volendo fare un paragone fra padel e tennis, Juan Lebron è come Novak Djokovic. Non solo perché è in testa alla classifica, è parte della rivoluzione fisica del proprio sport, si è inserito in un dominio altrui (Nadal e Federer per “Nole”, gli argentini nel padel) e ha i mezzi per infrangere tanti record. Ma anche perché, malgrado risultati di primissimo piano, non riesce proprio a farsi amare dal pubblico.

Per Djokovic il problema sono soprattutto gli altri due, uniti a qualche comportamento non sempre impeccabile, mentre “el lobo” paga soprattutto un carattere troppo competitivo, che talvolta sfocia nell’arroganza. Per il suo gioco è un bene, visto che è fra le componenti che l’ha reso un grandissimo, ma il pubblico fatica (sempre di più) a digerire certi suoi atteggiamenti, specialmente quando se la prende col compagno Ale Galan.

Qualche tempo fa dagli spalti l’hanno fischiato a Madrid, poi è successo di nuovo a Barcellona, e a ogni sconfitta sotto i post social di Galan compaiono centinaia di messaggi che lo invitano a trovarsi un compagno più rispettoso di Lebron. Eppure, mentre le altre due coppie più forti del 2021 si sono appena dette addio, loro sembrano più forti di tutti, continuano a giocare insieme e a vincere. A Lugo hanno conquistato il quinto titolo stagionale, nella Race hanno quasi 2.500 punti di vantaggio sui secondi e (Galan in primis) hanno trovato il modo per passare sopra anche a qualche frizione, utilizzando le vittorie come medicina.

“Non so dire – ha spiegato Lebron – se questi miei atteggiamenti siano dovuti a rabbia, frustrazione, oppure al fatto che a volte in campo sia difficile trovare delle soluzioni. Ma posso assicurare che non lo faccio per mancare di rispetto a nessuno: né ai miei avversari, né al mio compagno né a me stesso”.

 Tutto è dovuto alla sua enorme fame di vittorie, che in campo lo trasforma. “Ma questo – precisa lui – vale per tutti. Quando inizia una partita l’atteggiamento cambia. Io divento estremamente esigente, con me stesso e con il mio compagno, perché so quanto possiamo dare e quindi punto a offrire al pubblico il miglior spettacolo possibile. Ma la mia intenzione non sarà mai quella di mancare di rispetto ad Ale. Sportivamente parlando, è la mia metà, nonché il mio miglior amico nel mondo del padel. So che quando mi capiterà una brutta giornata lui sarà pronto a darmi una mano, e viceversa. Semplicemente, sono molto impulsivo e a volte esagero. Nessuno è perfetto”.

Secondo il 26enne di Puerto Santa Maria (Cadice), il pubblico ha un’idea sbagliata sul suo conto. “Mi auguro – dice ancora – che col tempo possano capirmi di più. Sono pur sempre una persona che sta facendo il suo lavoro, dentro al campo, e desidera dare tutto se stesso dal primo all’ultimo punto”.

“Mi piacerebbe anche – ha aggiunto lo spagnolo – che la gente si ricordasse che il Lebron che talvolta esagera in campo, è lo stesso che fuori non si nega mai per una foto, un autografo o due chiacchiere con un fan. Quello che succede in campo non è tutto, il lato umano viene troppo spesso dimenticato. Io sono una persona semplice, la stessa di sempre. Sto con le persone che amo, ho gli stessi amici di sempre, una vita normale, e gioco a padel. È il mio lavoro, come per qualcuno lo è andare in ufficio al mattino. Non mi sono montato la testa grazie ai successi. Tutt’altro”.

Per trovare una soluzione a certi atteggiamenti controproducenti, Lebron ha iniziato a lavorare sulla questione con l’aiuto di un mental coach. “Non riuscirò a cambiare da un giorno all’altro – ha spiegato –, ma anche se il percorso è ancora lungo si vedono già i primi risultati. Me ne sono accorto io, così come Ale e il mio allenatore. Sono più sereno, più tranquillo, più concentrato. E riesco a tenere un atteggiamento positivo anche quando le cose non vanno come vorrei. So di non essere il miglior compagno del mondo, e mentirei se dicessi il contrario, perché la realtà parla al posto mio. Per questo voglio lavorarci”.

Tuttavia, secondo Lebron i suoi errori comportamentali non devono comunque dare il diritto a tanta gente di dire e scrivere sui social tutte le cattiverie nelle quali si imbatte ogni giorno. “Fuori dal campo sono una persona sincera, amabile, simpatica. Il resto fa parte del mio lato da giocatore, e spero che la gente prima o poi possa rendersene conto e comprenderlo. Sentire i fischi mentre giochiamo mi rattrista e mi ferisce: dopotutto sto solo cercando di fare del mio meglio, per me e per chi guarda”.

Il fatto che Lebron abbia saputo riconoscere il suo problema e sia intervenuto di conseguenza è molto importante, perché non tutti si chiamano Galan (né hanno la sua pazienza), e attirarsi l’antipatia degli avversari più forti può essere un problema, visto che il padel è uno sport di coppia e un compagno serve per forza. “Ma – precisa Lebron – la mia intenzione è quella di giocare al fianco di Ale ancora a lungo, e di rimanere al numero uno del mondo fino a quando sarà possibile”.

In termini di risultati hanno la chance di restarlo per molto, mentre c’è qualche interrogativo in più sulla tenuta della coppia. Tuttavia, fino a qui sono stati bravissimi a mettere le vittorie davanti a tutto il resto, e se Lebron dovesse migliorare sul serio dal punto di vista caratteriale possono davvero diventare imbattibili.

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