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Padel

La consacrazione di “Chingo”, il top player partito dal nulla

Il 2024 è stato l’anno della consacrazione di Federico Chingotto, capace di vincere 5 titoli a fianco di Ale Galan e (ri)scoprire ambizioni da numero uno del mondo. Una storia di successo iniziata fra varie difficoltà, con una famiglia che per anni ha fatto sacrifici enormi per permettergli di inseguire il proprio sogno. “Per questo – dice – nulla mi rende felice come esaudire i desideri dei miei genitori”

di | 13 dicembre 2024

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Negli ultimi tempi l’hype nei confronti dell’ascesa della coppia Chingotto/Galan si è un po’ spento, perché Agustin Tapia e Arturo Coello sono tornati a spadroneggiare fino a vincere gli ultimi nove tornei giocati, perdendo una manciata di set in 45 partite. Ma, volendo iniziare a tirare le somme su quanto visto nella stagione di Premier Padel alla vigilia dell’appuntamento conclusivo, si può comunque considerare il 2024 la stagione della consacrazione di Federico Chingotto, diventato un gigante a fianco di Ale Galan. L’argentino era nel giro grosso da tempo, eppure aveva sempre vinto pochissimo, sicuramente meno di quanto meritasse. In anni di World Padel Tour era riuscito a prendersi un solo titolo nel 2020 con Juan Tello, fino al colpaccio dell’ultimo Master Final nel 2023, con Paquito Navarro. A fianco di Galan, invece, si è preso cinque titoli (compreso un Major, al Foro Italico) nell’arco di due mesi e mezzo, e ha raggiunto altre dieci finali. E con l’Argentina ha vinto di nuovo il mondiale, per la seconda volta consecutiva.

Traguardi di lusso per un ragazzo normale, dal fisico normale, cresciuto in una famiglia normale, ma che come giocatore non è normale per niente. “La mia statura è un limite? Dipende, io la vedo come una sfida e le sfide mi fanno impazzire”, ha raccontato in una splendida intervista al quotidiano argentino La Nacion. “Devo dimostrare al mondo che pur essendo basso posso competere con giocatori alti 1 metro e 90, quindi ogni giorno mi alleno un pochino più degli altri, per compensare il deficit. Mi concentro sulla lettura del gioco, sono più attento ai dettagli. Penso sempre a come prendermi cura di me stesso, perché per competere a certi livelli io devo essere al 120%. In passato mi è capitato di chiedermi se, in virtù della mia altezza, fare di più fosse impossibile. Ho pensato di aver raggiunto il limite, poi ho capito che i limiti sono quelli che ci poniamo noi stessi. L’unica cosa che conta è provarci sempre al massimo e sapere di aver dato tutto”.

Quella di Chingotto è una storia di grande coraggio, col suo sorriso contagioso come miglior prova del risultato di successo. Ha iniziato a giocare perché tutti i suoi parenti lo facevano, fino alla svolta arrivata a quasi 11 anni: stava organizzando il compleanno scegliendo la lista degli invitati, quando ricevette una chiamata dell’APA (la Federazione argentina) che comunicava alla sua famiglia che si era liberato un posto nella nazionale giovanile e l’intenzione era darlo a lui. “– ha raccontato – è cambiato tutto. Non ho avuto un solo dubbio. Ho mandato al diavolo il compleanno e ho capito davvero quanto questo sport fosse importante per me”.

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Ma guai a pensare sia stato facile, viste le risorse molto molto limitate. “Se oggi sono dove sono – ha aggiunto – è merito della mia famiglia, così come di tutte le persone che mi hanno aiutato. C’era chi mi regalava cibo per i viaggi, chi aiutava la mia famiglia a preparare le tagliatelle da vendere per permettermi di racimolare qualche soldo per i tornei, chi ci ha aiutato a organizzare delle lotterie. A volte non potevo permettermi un hotel e nei tornei dormivo in auto. Ho tantissime storie simili, ma preferisco non entrare nei dettagli e tenermele per me. Posso dire che per la mia famiglia è stato un sacrificio davvero grande. Per anni non si sono tolti alcuno sfizio, spendendo tutto per aiutare me”. Oggi che l’obiettivo è stato raggiunto, i ruoli si sono invertiti ed è Federico e dare una mano ai suoi. “Ricordo bene quanto hanno fatto per me, quindi oggi ciò che più mi rende felice è poter esaudire ogni loro desiderio”.

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Il clic nella sua carriera, come detto, è stata la chiamata di Galan, il quale peraltro ha appena confermato che la coppia proseguirà anche nel 2025. Visti il rinnovato dominio di Coello/Tapia e il valzer delle coppie appena scattato, la conferma pareva meno scontata di qualche tempo fa. “Ho sempre sperato in una opportunità simile con un giocatore come lui – ha detto ancora l’argentino –, e quando è arrivata ero molto teso, ma anche molto felice. Sin da subito Ale si è messo a mia disposizione e mi ha aiutato tantissimo, così come tutto il suo team. Siamo riusciti in fretta ad adattarci l’uno all’altro, ottenendo rapidamente grandi risultati. Partivo con tanta voglia di fare bene, ma noi avrei mai pensato di vincere così tanto così in fretta. Mi sto godendo tantissimo questo percorso, cercando di migliorare come giocatore e dare sempre di più alla coppia”.

Gli sforzi extra gli sono costati, tante che nelle ultime settimane è parso un po’ scarico rispetto ai periodi migliori, ma il suo l’ha comunque fatto egregiamente per mesi. “Quando perdiamo le finali ci arrabbiamo molto, ma ogni tanto è giusto che io riavvolga il nastro e mi ricordi da dove sono partito. Ho passato anni nei quali già raggiungere una finale era un grandissimo risultato, quindi è giusto non trattare la sconfitta come un dramma”. Se mai, vanno dati i giusti meriti a Coello e Tapia, capaci di alzare ancora l’asticella e chiudere – o rimandare – la lotta al numero uno. “La vetta della classifica rimane il mio grande obiettivo – chiude “Chingo” –, e la inseguirò fino al termine della mia carriera. Visto quanto fatto, ho capito che ci possiamo arrivare. Questa convinzione mi motiva e mi spinge ad allenarmi ancora di più, anche se il numero uno non deve diventare una ossessione. Oggi il livello è altissimo, ma noi ci proveremo. Passo dopo passo”.

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