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3 ore e 27 minuti, sei match-point cancellati, una rimonta da brividi e la semifinale nel Major di Parigi: così Alejandra Salazar si è presa l’attesa rivincita ai danni di Gemma Triay, che l’aveva mollata nel 2023 segnando l’inizio del suo declino. Ma per una come lei nel circuito può ancora esserci spazio
di Marco Caldara | 04 ottobre 2024
La carriera di Alejandra Salazar si può dividere in due parti: tutto ciò che è successo prima della rottura con Gemma Triay, quindi il numero uno del mondo e il record di titoli vinti nel vecchio World Padel Tour; e ciò che è avvenuto nell’ultimo anno e mezzo, senza più alcun trofeo alzato al cielo e il ranking FIP che ne ha subìto le conseguenze, vedendola scivolare fino all’attuale posizione numero 13. Ma la madrilena classe ’85, autentica leggenda dello sport della pala, non ci sta.
Negli ultimi tempi ha cambiato spesso partner, sicura di meritare di più, e nei quarti di finale del Greenweez Paris Major si è presa una di quelle soddisfazioni tanto pesanti da promettere di rilanciarla. Perché non solo è riuscita a battere l’ex compagna che l’aveva scaricata (non senza qualche dissidio) nel momento di difficoltà, ossia quando era stata costretta a fermarsi per un infortunio al gomito nella prima metà della stagione 2023. Ma l’ha fatto al termine di una battaglia furibonda: 3 ore e 27 minuti per imporsi 4-6 7-6 6-3, recuperando uno svantaggio di 5-2 nel secondo set e costruendo, mattoncino dopo mattoncino, una rimonta quasi illogica.
Perché la spagnola e la nuova compagna Jessica Castello hanno cancellato due match-point sul 2-5, altri due sul 3-5, un quinto sul 4-5 e un sesto nel tie-break (5-6), mostrando una forza mentale ammirevole. E nel terzo hanno completato il miracolo, salvando un paio di chance per lo 0-3 pesante e poi andando a chiudere nel nono game, al loro quarto match-point, quando ormai il serbatoio delle energie era vuoto e la lucidità sempre meno. La Salazar ne ha avuta più delle altre, più si faceva dura e meno sbagliava, e ha dimostrato una volta di più come mai sia stata per anni la più vincente di tutte. E anche come mai crede di poter tornare tale.
È stata la terza partita più lunga nella storia del circuito Premier Padel, e per rendere ancora di più l’idea dell’impresa di Castello e Salazar (al terzo torneo in coppia) vengono in soccorso tre dati. Il primo è nel numero dei punti vinti, ben sette in meno delle rivali, a dimostrazione di come i punti non vadano contati ma pesati. Il secondo è che in tutto il 2024 Triay e Fernandez non avevano ancora perso un tie-break, a riprova di quanto sia difficile batterle nella bagarre punto su punto. Il terzo, forse il più significativo, è che avevano una serie aperta di 13 semifinali consecutive, quattro delle quali allungate poi fino al titolo (e altre quattro fino alla finale).
Batterle prima sembrava impossibile e fino al 6-4 5-2 lo è stato, poi è venuta fuori la voglia di rivalsa della Salazar e il desiderio di cambiare un finale di carriera che pareva ormai scritto, visto che – come già accennato – dalla rottura dello scorso anno con la Triay non è più riuscita a essere competitiva con continuità. Ha raggiunto qualche finale, ma non ha più vinto e per una abituata a prendersi titoli a ripetizione non dev’essere stato per nulla facile.
Ma la veterana spagnola rimane un fenomeno di solidità e intelligenza tattica, qualità che nel padel più lento proposto dalle donne possono ancora valere tantissimo. La vittoria odierna ha detto che può ancora esserci spazio anche per lei, a maggior ragione con una compagna come la Castello in grado di arrivare dove lei manca, cioè in termini di potenza ed esplosività. La coppia funziona, l’alchimia non è niente male. E certi (grandi) risultati stanno tornando. Nessuna li merita quanto lei.
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