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Padel a Cinque Cerchi: cosa manca per l’approdo alle Olimpiadi

Superato lo scoglio della presenza in almeno 75 paesi di quattro continenti, il padel ha oggi tutti i requisiti per diventare sport Olimpico. L’iter resta complesso, ma c’è vivo ottimismo e il presidente FIP Luigi Carraro ha incontrato il presidente del CIO a Parigi. Non sarà Los Angeles 2028, ma può diventare Brisbane 2032

di | 01 agosto 2024

Alcuni campioni l’hanno fissato come il grande obiettivo della loro carriera, altri iniziano già a rammaricarsi perché se e quando il padel arriverà ai Giochi Olimpici (più quando che se) la loro carriera avrà già raggiunto la data di scadenza. Mentre il pubblico si chiede come mai lo sport che nel mondo sta crescendo più rapidamente non abbia ancora un posto nella rassegna sportiva più importante al mondo. Il motivo è semplice: l’iter necessario per avere accesso alle Olimpiadi è lungo e complesso, ma il padel può dirsi sulla buona strada già da tempo, in virtù di una crescita che non è solo nei campi e nei praticanti su scala globale, ma anche nella credibilità – e nel lavoro dietro le quinte – delle istituzioni che lo governano.

A partire dalla Federazione Internazionale guidata da Luigi Carraro, che sin dal suo insediamento alla guida della FIP, datato 2018, ha posto l’approdo ai Giochi come il più grande obiettivo da inseguire. Da allora sono cambiate tante cose: è arrivato Premier Padel a dare un impulso enorme al movimento internazionale, ma ancora di più è cresciuta una FIP partita da molto in basso, e oggi in grado di lavorare in sintonia con tutte le federazioni nazionali che la compongono. All’inizio del 2024 erano 71, ma lo scorso maggio dopo l’assemblea di Asunción (Paraguay) il numero è lievitato di altre dieci, grazie all’affiliazione di sei paesi africani, due asiatici e due europei.

Un passaggio chiave in ottica Olimpica, come lo erano stati l’inserimento del padel in qualità di disciplina da medaglia sia ai Giochi Europei (lo scorso anno, a Cracovia) sia ai Giochi Panamericani giovanili, previsti per il 2025 ad Asunción. Già perché uno degli ultimi scogli che il padel si trovava costretto a superare per avanzare concretamente la candidatura a sport Olimpico era la presenza della disciplina in almeno 75 paesi, di quattro continenti diversi. La crescita a 81 ha garantito anche l’ultimo passaggio necessario dal punto di vista regolamentare.

In termini pratici si può già dire che non vedremo il padel a Los Angeles 2028, in quanto uno sport deve essere approvato dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) almeno sette anni prima del suo debutto, quindi la FIP è già fuori tempo massimo. Ma potrebbero esserci buone chance per i Giochi del 2032, in programma nella città australiana di Brisbane.

Interpellato sull’argomento nel corso dei Campionati Europei di Cagliari, il presidente Carraro ha mostrato vivo ottimismo, pur senza sbilanciarsi. “Lo scorso anno – ha detto il numero uno della FIP – il padel è approdato ai Giochi Europei e secondo tutti è stato lo sport più seguito in assoluto dal pubblico, con picchi di 16mila spettatori per le finali giocate nella piazza principale della città. Il prossimo anno, invece, saremo per la prima volta ai Giochi Panamericani. Sono passaggi concreti che presto ci permetteranno di coronare il sogno olimpico. Oggi abbiamo 81 paesi membri della FIP, ma il padel si gioca già in più di 130 paesi. Pertanto puntiamo ad arrivare nei prossimi tre-quattro anni a 130-140 federazioni affiliate”.

Nell’ottica dell’arrivo del padel alle Olimpiadi, anche alcuni segnali più o meno concreti sono arrivati anche direttamente da Parigi 2024: Nasser Al-Khelaifi ha avuto l’onore di portare la torcia Olimpica da  Étampes a Évry-Courcouronnes (l’ha fatto in qualità di presidente del PSG, ma è pur sempre il chairman di Qatar Sports Investments proprietaria di Premier Padel), mentre il presidente FIP Luigi Carraro è nella Capitale francese dove ha incontrato il presidente del CIO Thomas Bach. Sommando tutto, si può dire che oggi la rincorsa ai Giochi pare aver iniziato la discesa verso l’inserimento nel programma, ultimo step per il riconoscimento globale di uno sport che vanta già circa 30 milioni di praticanti sparsi in tutti i continenti.

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