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Padel

Paradosso Lamperti: quando il risultato non conta

Non è il più forte, il più vincente o il più spettacolare, eppure il veterano Miguel Lamperti è uno dei giocatori più amati dal pubblico di tutto il mondo. Merito della sua capacità innata di emozionare e trascinare gli spettatori, che gli è valsa un posto nel cuore degli appassionati. E vale molto più di vittoria o sconfitta

di | 24 agosto 2021

Chi l’ha detto che per essere fra i più amati dal pubblico è necessario essere fra i più forti? Agli occhi di chi guarda lo sport si trasforma in emozioni, ragion per cui quando un giocatore riesce a infuocare l’atmosfera il risultato passa subito in secondo piano. Chi paga il biglietto lo fa per divertirsi, quindi gli viene più facile preferire un perdente che intrattiene a un vincente che magari emoziona meno. Nel padel, l’emblema del concetto ha i capelli bianchi di Miguel Lamperti: non il più forte, non il più vincente, non il più esplosivo, non il più raffinato tecnicamente, non il più ordinato in campo, ma comunque uno dei preferiti dal pubblico di tutto il mondo.

Il motivo? Il prodotto padel si nutre di entusiasmo e con il suo carisma il veterano argentino ha saputo creare una connessione col pubblico che semplicemente agli altri non riesce, nemmeno ad alcuni dei primissimi del ranking, malgrado questi possano godere di una esposizione mediatica estremamente maggiore. Fa tanto, ma non tutto, perché quello di farsi amare dal pubblico è un giocattolo delicato e non tutti hanno le istruzioni. Lamperti invece sì, unite alla stessa fame di quando era un ragazzino e alla grinta che gli ha permesso di reinventarsi un sacco di volte per essere ancora competitivo nell’anno dei 43, più anziano – di sei mesi – della leggenda Belasteguin.

A un primo sguardo, chi si imbatte nel personaggio Lamperti può pensare che si tratti di un veterano dal passato illustre, lasciandosi ingannare dal fatto che sia fra i più amati e fra i più richiesti per foto e autografi dagli appassionati della pala. In realtà non è così. Sia chiaro: si parla pur sempre di un giocatore di altissimo livello, che è stato numero uno in Argentina prima di trasferirsi in Spagna una quindicina di anni fa, e iniziare a giocare nel circuito professionistico. Tuttavia, in carriera non ha mai vinto un solo torneo del World Padel Tour – perdendo sei finali – e fra 2019 e 2020 non è riuscito nemmeno a chiudere fra i primi 16 del ranking, fallendo l’accesso al Master Final (dove nel 2016 ha perso una delle sue finali, con Juani Mieres).

 

Tutto l’amore che riceve dal pubblico è figlio soprattutto del suo personaggio, del suo carattere e di una capacità innata di infuocare l’atmosfera con i suoi recuperi e le sue esultanze, sfruttando l’energia del pubblico per sopperire alle sue lacune e all’avanzare dell’età. Anno dopo anno il suo rendimento cala sensibilmente, ma l’amore del pubblico lievita, perché i risultati nel suo caso contano zero.

A onor del vero, nel 2021 il giocatore di Bahia Blanca (dove ha iniziato a giocare a 12 anni, mollando il basket quando nel centro dove si allenava è spuntata un campo da padel) è tornato a farsi vedere nelle fasi finali dei tornei, grazie alla scelta intelligente di puntare su dei compagni giovanissimi. Prima Arturo Coello, col quale è arrivato in semifinale nei primi due tornei dell’anno, e poi – dopo che quest’ultimo gli ha dato il benservito per unirsi a Javi Ruiz – con Miguel Yanguas, insieme al quale ha subito raggiunto i quarti a Las Rozas andando a un passo dall’impresa contro Belasteguin/Gutierrez.

Merito, in particolar modo, della sua capacità di leggere il gioco in anticipo e soprattutto di una grinta mista a orgoglio con pochi eguali nell’intero universo padel. Sa che da lui il pubblico si aspetta lotta, carisma e spettacolo, e quello gli offre, per portarlo dalla sua parte e sfruttare l’energia dei cori “Lamperti, Lamperti” quando c’è da mettere in campo quel qualcosina in più nei momenti delicati.

Il diretto interessato la fa facile: “il padel – ha detto – è lo sport che amo, non un lavoro. Lo vedo come un gioco, e questo mi permette di divertirmi insieme ai tifosi”. Tuttavia, malgrado sia molto più anziano della gran parte dei suoi colleghi, si può dire che Lamperti sia stato uno dei primi giocatori di padel a lavorare attentamente anche sulla propria immagine, così da creare una sorta di “fan base” fondamentale per chi vive di uno sport nel quale i montepremi non sempre sono all’altezza. Per esempio, per cementare ulteriormente il rapporto con i suoi tifosi, lo scorso dicembre Miguel ha lanciato anche un canale YouTube personale (che conta oltre 10.000 iscritti) nel quale pubblica video dei suoi match di allenamento, curiosità dal circuito, interviste e altri contenuti.

Significa che ha capito come farsi amare, il che gli permette di essere anche uno dei più richiesti per eventi ed esibizioni, con tutto ciò che ne deriva sia per la popolarità sia per quel portafogli che ai tempi dei tornei in Sudamerica era sempre vuoto, tanto da costringerlo a lavorare come gelataio per coprire i costi delle prime trasferte. Ma il suo futuro era nel padel e lo è ancora, e da giocatore. Perché in un’età da pensione (sportiva) “Miguelito” non ha alcuna voglia di farsi da parte. Per la gioia di chi paga il biglietto solo per lui.

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