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Matteo e Jannik cedono contro due avversari più forti, più completi e più rodati ai quartieri alti. Ma i due 22eni azzurri escono a testa alta, simboli di una professionalità da imitare
di Vincenzo Martucci | 05 settembre 2023
Abbiamo perso, abbiamo vinto. Nell’indimenticabile lunedì di ottavi agli US Open, abbiamo perso e abbiamo vinto, stretti assieme a Matteo Arnaldi e Jannik Sinner alle 7 e mezzo di sera, come alle 7 e mezzo del mattino. Perché i loro avversari, Carlos Alcaraz e Sasha Zverev si sono confermati più forti e più completi, più capaci di tennis e di fisico di tenere questi alti livelli nei grandi tornei e nelle grandi partite, supportati da risultati eclatanti al vertice superiori a quello dei nostri eroi. Ma abbiamo anche vinto perché, comunque, pur sbagliando palle possibili, pur fallendo occasioni, i due 22enni azzurri sono usciti a testa alta, fra gli applausi, facendosi apprezzare anche per il comportamento impeccabile, oltre che per orgoglio, agonismo e bei colpi.
SCONFITTA
Arnaldi perde soprattutto per inesperienza, alla stagione delle tante prime volte, troppe, con quest’ultimo esame Arthur Ashe e numero 1 del mondo insieme ai primi ottavi Slam. Perde perché il servizio deve dargli molto di più, perché deve avere più pesantezza di palla e perché deve ancora cementare i colpi “facili”, garantendosi una base più sicura sulla quale implementare la crescita che sta facendo da incontrista/difensore ad attaccante.
Sinner perde perché paga lo sforzo psicofisico per reagire ai crampi del terzo set e trascinare al quinto un campione col cannone nel braccio come Zverev. Perché mette troppe poche prime in campo (54% contro il 70% dell’avversario). Perché non trova alternative a rete (39 discese contro 54) e nelle smorzate, che non funzionano.
Perché, mentre Sasha, 10 centimetri più alto, riesce a spingere senza usare le gambe, Jannik manca proprio sul colpo più forte (zavorra decisiva fra i 67 errori, contro i 46 del tedesco), avendo perso le prodigiose molle tante ore prima della conclusione, che è arrivata dopo 4 ore 41 minuti colme di umidità e di tensione.
VITTORIA
Il Rinascimento del tennis italiano, che ha perso ancora Berrettini per infortunio e non ha ancora Musetti in prima fila nella sua crescita psico-tattica, esce ancora bene da quest’ennesima prova di forza sulla massima ribalta. Questi due ragazzi possono ripartire dagli ottavi a New York per sprintare ancor più in alto, lavorando sui propri limiti e analizzando con attenzione i momenti topici dei due match contro Alcaraz e Zverev. Sono i due giocatori che hanno fatto i maggiori progressi quest’anno, due esempi di lavoro e attitudine, sia in campo che in allenamento, due punti di riferimento decisivi anche per i compagni. Due orgogliosissimi, serissimi e compostissimi ragazzi di cui andare fieri. Con noi che, dopo aver visto per anni tante battaglie di campioni stranieri nei grandi tornei, tante marrone drammatiche, e tanti finali tragici, ci esaltiamo anche per i nostri giocatori. Che stavolta hanno perso, ma hanno anche vinto. E sono pronti a rimettersi a lavoro per ripresentarsi più forti già domani.
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