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Chris & Martina, storia di una grande rivalità e di una amicizia speciale

Le due leggende hanno ‘aperto’ l’edizione 2024 dei Championships parlando del loro documentario. Dalle 80 sfide ufficiali ai momenti difficili della malattia: "Ci prendiamo cura l’una dell’altra"

di | 30 giugno 2024

Martina Navratilova e Chris Evert (foto Twitter)

Da oltre mezzo secolo, semplicemente Martina & Chris. Martina è Martina Navratilova, anche se non è necessario specificare quando c’è un campo da tennis, per di più in erba, nei paraggi. Chrissie è Chris Evert, l’altra metà della leggenda del tennis. E’ stata la più grande rivalità del tennis femminile, è diventata una delle più belle amicizie dello sport mondiale, e a breve ci regalerà anche un attesissimo documentario: “Perché farlo adesso? Perché siamo diventate vecchie!”.
 
Mentre Martina le sistema la giacca sulla spalla, “si prende cura di me” spiega Chrissie, ricordano, scherzano, diventano serie e profonde nel raccontare una amicizia piena di complicità, analogie, differenze e momenti difficili: “E’ ironico, ci sono tantissime cose che ci accomunano – racconta la Evert – : siamo state grandissime rivali, per tanti anni una da una parte e una dall’altra parte della rete. Abbiamo vinto entrambe 18 Slam, abbiamo realizzato tanti record, persino casa… ogni volta che cambiavo casa Martina faceva lo stesso, prima in Colorado, poi in Florida. E tante cose in comune anche dopo il ritiro… abbiamo persino lottato con il cancro nello stesso periodo!”. “Che fortuna, eh… “, ci scherza su la Navratilova.
 
Ci prendiamo cura l’una dell’altra – ha aggiunto Chrissie – , lei è sempre stata un grande supporto per me. Quando stavo male veniva a casa, cucinava la zuppa e la pasta perché sa che non sono una grande cuoca; è sempre stata lì, mi chiamava continuamente e si sincerava che stessi bene. In campo, nel corso delle nostre carriere, abbiamo dovuto superare spesso le difficoltà, abbiamo vinto, abbiamo perso, abbiamo dovuto attraversare le trincee e se oggi dovessi attraversarle di nuovo sceglierei di farlo sempre con Martina accanto”.
Abbiamo giocato così tante volte una contro l’altra – aggiunge la Navratilova – ed è divertente pensare che uscivamo dal campo sempre con sentimenti opposti: una volta ero felice io e una volta lo era lei, sempre sentimenti contrapposti, tranne quando abbiamo giocato in Fed Cup o in doppio”.
Ma è stata l’esperienza della malattia ad unirle ulteriormente e a portare il loro rapporto ad un ‘livello superiore’: “E’ ironico ma è così – continua Martina – . E’ incredibile pensare che una esperienza del genere sia riuscita ad unirci ancora di più… qualcuno deve aver pensato che fosse il momento di fare un documentario su di noi prima che fosse troppo tardi. Questa esperienza ha elevato il nostro livello di comprensione e amicizia e, se possibile, abbiamo iniziato ad apprezzarci ancora di più”.

Le grandi rivalità dello sport difficilmente sono riuscite a trasformarsi in grandi amicizie: “Non è stato tutto rose e fiori in effetti – spiegano – , e anche la stampa all’epoca provava a metterci una contro l’altra. Ma con il passare degli anni ci siamo avvicinate. Ogni domenica, nel giorno delle finali, rimanevamo sole negli spogliatoi, lì eravamo solo Martina e Chris… nessun membro del team…. Martina mi offriva il suo cibo, parlavamo e ci rilassavamo in attesa del nostro match. Alla fine una era devastata, l’altra era felice, ma sempre pronta a dare conforto. Tutto questo ha permesso alla nostra rivalità di diventare una bella, sincera e onesta amicizia”.

Martina Navratilova e Chris Evert (foto Twitter)

La Evert e la Navratilova si sono affrontate in 80 match ufficiali, il primo nel 1973, con un bilancio finale di 37 vittorie di Chris e 43 di Martina: “Sembrava una persona fredda e perfettina – la prima impressione che la Navratilova ha avuto della sua grande rivale - , ma basta farle bere un bicchiere di vino e si trasforma in una persona completamente diversa… dice le barzellette più sconce che io abbia mai sentito. Non avete idea di quello che è capace di dire! Ancora oggi non riesco a capire come riuscisse a nascondere le emozioni in campo, sembrava essere senza emozioni anche se le aveva, eccome”.
 
Martina, invece, era molto supponente ed estremamente polemica – la prima impressione avuta dalla Evert - . Era sempre pronta ad attaccare su qualsiasi questione, a mordere qualsiasi cosa. Mostrava ogni emozione che provava e lasciava che il mondo le vedesse. Con l'avanzare dell'età, invece, è diventata più riflessiva, si isola di più e anche se ha ancora le sue forti opinioni, è molto protettiva nei confronti della sua famiglia e della sua privacy”.  “Avevo lasciato il mio paese – ammette Martina – avevo la possibilità di parlare e non avevo paura delle ripercussioni. La cosa strana è che oggi Chris è un libro aperto, molto più di me. Quando abbiamo dovuto lottare con la malattia io mi sono chiusa, non mi volevo neanche specchiare, non volevo vedere nessuno né farmi vedere da nessuno.  Lei invece ha raccontato pubblicamente la cosa, i trattamenti e tutte le difficoltà che si portavano dietro. Alla fine non siamo poi così diverse”.

Chris Evert a Wimbledon

La Evert, classe 1954, ha vinto 7 Roland Garros, 6 Us Open, 2 Australian Open e 3 Wimbledon, il primo nel 1974: “Ricordo pochissimo di quel giorno – racconta – , so solo che mai e poi mai mi sarei sognata di vincere quella edizione in cui c’erano Billie Jean King e Evonne Goolagong che, decisamente, erano migliori di me su erba. E poi ricordo che nel 2° turno il mio match fu interrotto per oscurità su 9 pari nel terzo set con la Hunt. Quando tornai in albergo chiesi a Jimmy (Connors all’epoca suo fidanzato, ndr) cosa avrei dovuto fare per vincere e lui disse ‘vai a rete sul suo rovescio’. ‘Ma io non vado a rete’, risposi. ‘Vai a rete sul suo rovescio perché ha lo slice e non potrà mai farti un passante’. Il giorno dopo andai a rete tre volte, per la prima volta nella mia vita, e vinsi quel match”.

Martina Navratilova a Wimbledon

La Navratilova, classe 1956, ha vinto 3 Australian Open, 2 Roland Garros, 4 Us Open e 9 Wimbledon (tra il 1978 e il 1990): “Ricordo maggiormente il primo e l’ultimo titolo a Church Road – racconta – ; il primo perché ero la persona più felice del mondo e allo stesso tempo la più triste, perché la mia famiglia non era lì a vedermi… e in quel momento non sai se riuscirai a vincere un’altra volta un torneo del genere. L’ultimo titolo, invece, perché ero vicina alla mia ‘data di scadenza’ e perché stabilii un record”.

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