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Cilic e Nishikori, 10 anni dopo: dalla finale Slam alla rincorsa nei Challenger

I due protagonisti della finale degli Us Open 2014, vinta da Marin Cilic su Kei Nishikori, oggi si ritrovano a provare una (difficile) risalita passando dal circuito Challenger

di | 26 agosto 2024

A volte ritornano. A volte ci riprovano, anche se questo significa ripartire dai Challenger. Siamo nel 2014, a New York – in piena epoca Big 3 – e agli Us Open va in scena la finale meno attesa della storia recente: Marin Cilic batte Kei Nishikori e si prende il suo unico (fin qui) titolo del Grande Slam. Rientriamo nel presente: 2024, sono passati dieci anni e mentre il Major nella Grande Mela sta per cominciare gli stessi due protagonisti di allora sono impegnati altrove. Per la precisione, nei Challenger, grazie ad altrettante wild card.

Sulla terra battuta in riva al Lago di Como c'è l'ex numero 4 Atp Nishikori, che dopo un rientro sorprendente nel Masters 1000 di Montreal ha deciso di fare un passo indietro, sperando poi di farne due in avanti una volta terminato l'evento lariano. La classifica del resto non perdona, e malgrado i quarti di finale in Nordamerica (battendo Stefanos Tsitsipas) recita ancora 222, troppo poco per stare agganciato al tennis delle stelle. Per rientrare nel giro servono punti veloci, che in teoria (in teoria) si possono fare nel circuito minore. 

Cilic e Nishikori, 10 anni dopo la finale a New York

Per cominciare, il giapponese avrà il bergamasco Samuel Vincent Ruggeri (che, per inciso, quest'anno ha avuto poca fortuna coi sorteggi), poi forse il numero 1 del seeding Jozef Kovalik. Ma in riva al lago non c'è dubbio che la stella sia lui, uomo da battere visto il curriculum e vista la condizione tutto sommato molto buona vista a Montreal. L'obiettivo, per il giocatore asiatico, è prima di tutto stare bene, e non potrebbe essere altrimenti per uno che in carriera ne ha passate di ogni. Problemi (seri) all'anca, una distorsione (ugualmente seria) alla caviglia, poi ancora un infortunio al ginocchio sinistro, quindi alla spalla destra (Roland Garros 2024). Senza contare da dove erano cominciati tutti i guai, un'operazione al gomito di fine 2019.

A chi gli chiedeva come fosse possibile, in tutta questa cattiva sorte, ritrovare qualcosa di simile a una forma di motivazione, il buon Kei rispondeva così: “Le motivazioni le trovo in fretta: voglio tornare a lottare con i migliori e magari scendere in campo per qualche match con Carlos Alcaraz e Jannik Sinner. Mai visto nessuno giocare come loro”. Oggi al suo fianco c'è lo svedese Thomas Johansson, ex campione Slam (in Australia) e coach ormai di una certa esperienza, che sul suo assistito ha un'opinione chiara. “Parliamo – dice – del giocatore di maggior talento naturale che abbia mai allenato. Se resterà libero da infortuni per un po', tornerà in alto”.

Con quel 'se' che costruisce un'ombra gigantesca si sta muovendo anche l'altro protagonista di quella finale newyorchese del 2014, Marin Cilic. Il quale, confidando nel cemento outdoor molto più che sulla terra, ha deciso di accettare l'invito a casa Nadal, nel Challenger di Manacor ospitato dall'accademia ideata e voluta da Rafa e da zio Toni. Per il croato, 35 anni, oggi 1082 Atp, c'è subito lo svizzero Huesler in una partita che una volta sarebbe stata quasi di ordinaria amministrazione e che invece adesso appare durissima. Marin ha giocato 5 tornei in due anni, cercando di tornare con il ranking protetto prima di alzare di nuovo bandiera bianca dopo il 250 dello scorso febbraio a Buenos Aires.

Il ginocchio destro che già gli aveva dato problemi in passato è tornato a dare fastidio, fino al punto in cui Cilic ha avuto bisogno di finire ancora sotto i ferri. Non una ma due volte, negli ultimi due anni. “Eppure – ci ha tenuto a specificare – le motivazioni non sono mai state così alte”. Ne avrà bisogno fin da subito, di questo atteggiamento positivo, perché il torneo a casa Nadal è decisamente di alto livello. Come del resto è accaduto nel recente passato, quando in campo a Manacor sono andati Andy Murray e Carlos Alcaraz. 

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