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Keys, elogio della terapia: "Ho superato il panico del fallimento"

“Da quando avevo 11 o 12 anni - ha spiegato l'americana - qualcuno mi diceva che avrei potuto vincere uno Slam. E all'inizio era uno stimolo, qualcosa che faceva crescere la fiducia in me stessa. Ma poi cresci e questo non accade, ci vai vicino ma non ottieni il risultato. E allora le cose cambiano"

25 gennaio 2025

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Il ritratto della gioia. Madison Keys si beve un calice di champagne, prima di cominciare il fuoco di fila delle domande. Mai così belle da ascoltare, per la nuova campionessa Slam, giunta al titolo numero 1 a quasi 30 anni.

“Sono orgogliosa di me, per essere tornata a questo livello e aver dimostrato di valere. Ogni cosa accade per una ragione, ciò che mi è accaduto mi ha costretta a guardarmi allo specchio. Da quando ero molto più giovane lo Slam è stato spesso una barriera che separava il giudizio tra una carriera da campionessa o meno. Ma nel mio percorso mi sono liberata di questo schema e avevo raggiunto un equilibrio, con o senza Slam, che mi permetteva di essere orgogliosa di me stessa. Questo mi ha dato la possibilità di andare in campo e giocare libera, fino ad alzare questo trofeo”.

“Una delle cose che mi rendono più orgogliosa è avere avuto il coraggio di battere una giocatrice come Aryna, sul suo terreno, rischiando quando si doveva prima che lo potesse fare lei. Mi sono detta più volte di continuare a spingere, senza pensare a quando sbagliavo”.

Il filo conduttore della conferenza stampa della vincitrice è il ruolo della terapia sul suo tennis e sulla sua vita. “Da quando avevo 11 o 12 anni qualcuno mi diceva che avrei potuto vincere uno Slam. E all'inizio era uno stimolo, qualcosa che faceva crescere la fiducia in me stessa. Ma poi cresci e questo non accade, ci vai vicino ma non ottieni il risultato. E allora le cose cambiano: le aspettative cominciano a diventare un peso e può subentrare il panico. Se non riesco nell'intento, potrò dire davvero di essere una campionessa? Oppure sarà un fallimento? Ho dovuto lavorare molto per andare oltre questo tipo di pressione negativa. Ho avuto bisogno di un sacco di tempo in terapia: non solo in ambito sportivo. Ma se non lo avessi fatto, oggi non sarei qui”.

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“Lo stigma che esisteva verso coloro che si affidavano alla terapia oggi piano piano sta svanendo. E la Wta sta facendo un ottimo lavoro nel metterci a disposizione in ogni torneo dei professionisti con cui parlare. Non importa come sta andando la tua vita, ci saranno sempre dei momenti difficili nei quali avrai bisogno di parlare con qualcuno. Per me è come andare dal medico, niente di più. E manterrò questa abitudine per tutto il resto della mia vita”.

“Da poco tempo, diciamo dallo scorso anno, ho cominciato ad avere un atteggiamento più costruttivo quando le cose non andavano bene in partita. Evito di andare in panico e cerco di trovare soluzioni, cosa che adesso mi riesce meglio. Nonostante gli infortuni, sentivo che il mio processo di maturazione si stava completando e stavo diventando maggiormente consapevole del mio valore e delle mie capacità”.

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ARYNA SABALENKA

Frustrazione e delusione, invece, le sensazioni che hanno avvolto la numero 1 del mondo a fine partita. “Non era la mia giornata. Ma lei è entrata in campo per fare il suo gioco e rischiare tutto. Ha meritato, è stata più brava. All'inizio non riuscivo a fare nulla perché lei era troppo aggressiva e non me ne dava il tempo. Dal secondo set posso dire che è iniziato il vero incontro, ho trovato il mio ritmo. Ma non è bastato. La frustrazione? Certo che c'è, quando sei così vicino a un traguardo straordinario come vincere tre volte di fila uno Slam. Ma allo stesso tempo ho cercato di farmi passare il dispiacere e di essere rispettosa del momento e della mia avversaria. Se capiterà un'altra occasione, cercherò di gestirla meglio”.

“Cosa potevo fare di meglio? Forse partire in un altro modo, essere più pronta in avvio. E anche tatticamente non ho fatto tutto in maniera corretta. Detto questo, lei ha giocato in modo incredibile e se continuerà così credo possa arrivare a breve in top 5 (sarà numero 7, ndr)”.

“Certo che bisogna essere orgogliosi di un'altra finale, di essere arrivati a giocarsi il titolo per 3 anni di fila. Ma è altrettanto ovvio che quando arrivi lì conta solo chi alza il trofeo, nessuno si ricorda dei secondi. Non c'è un albo d'oro dei secondi. Lei dice di essere stata ispirata dal mio percorso? È strano sentirlo da una che è più grande di me, ma mi fa piacere. Anche se quando parlavo di ispirazione pensavo più alle persone che sono fuori dal tennis (risata, ndr)”.


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