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Gladiatori, come Lehecka e Rublev a New York: quanto ci piacciono e perché

Il ceco, al rientro dopo 4 mesi di stop, e il russo, sempre dalla tenuta nervosa altalenante, rimontano da due set a zero sotto. Sono condannati dal loro gioco fisico a tirare un colpo in più per arrivare al punto e il pubblico s’appassiona

di | 29 agosto 2024

Jiri Lehecka esulta (foto Getty Images)

Jiri Lehecka esulta (foto Getty Images)

Nel secondo turno di New York, anche noi italiani abbiamo il nostro maratoneta, Lorenzo Musetti, che ha salvato due match point e l’ha spuntata dopo 4 ore contro Kecmanovic al quinto set. Lorenzo e il suo intelligente coach, Simone Tartarini, conoscono bene la stima che ho sempre avuto - dai tempi juniores - per il maghetto di Carrara, ancor di più dopo il decisivo e recente salto di qualità nella gestione delle emozioni e delle situazioni tattiche. Nel suo caso, però, parliamo si’ di resilienza ma anche e forse soprattutto di talento tennistico, di capacità di deludere l’avversario con giocate straordinarie, di produrre variazioni imprevedibili, di colpire al mento l’avversario e lasciarlo lì, groggy, incapace di parare il colpo successivo.

Ma se parliamo di gladiatori, di ruvidi ed atletici guerrieri meno ricchi di soluzioni tecniche che hanno bisogno a ogni scambio di tanti colpi in più per conquistarsi un punto, e ancor di più per replicare le giocate vincenti, allora i nomi che vengono in mente dopo queste prime giornate di US Open sono sicuramente quelli di Jiri Lehecka e di Andrey Rublev. Non a caso promossi dopo estenuanti bracci di ferro. Che tanto piacciono al pubblico. Perché noi esseri umani, tennisti della domenica o soltanto curiosi della racchetta, sappiamo bene che non potremmo mai emularli e dopo ogni “15” li guardiamo  e ci chiediamo come caspita facciano ancora a correre e tirare come degli ossessi.

Jiri Lehecka in azione (foto Getty Images)

ALLA CECA
Lehecka, che i milanesi hanno visto sbocciare alle Next Gen al Palalido, ha l’attenuante di essere rimasto fermo per infortunio per 4 mesi dopo i colpacci di Madrid contro Nadal e Medvedev. Al rientro sul cemento nordamericano il solido 22enne ha subito dimostrato di essere tornato in palla, piegando ancora il kraken russo e poi lottando strenuamente con Tiafoe, cedendo solo al tie-break del terzo set. Ma certo, dopo il primo ostacolo nell’ultimo Slam della stagione, Fucsovics, che ha superato per ritiro, è scivolato a sorpresa sotto 7-6 6-0 3-0 contro Mitchell Krueger. I 29 ace hanno sicuramente aiutato, fra i 67 vincenti, ma soprattutto l’erede di Tomas Berdych ci ha messo tantissima grinta nel ribattere colpo dopo colpo il disperato assalto del 30enne giocatore di casa e ristabilire gli equilibri di classifica da ex 23 (oggi 38) contro il 179, promosso dalle qualificazioni.

Anche se la vittoria più importante per il ceco è la salute: “Dopo tanti dolori e riabilitazione, a Madrid è andata sempre peggio e mi hanno riscontrato una frattura da stress alla schiena. Per due mesi non ho proprio toccato la racchetta, non è stato facile per me che sono una persona molto attiva e ho sempre bisogno di fare una qualche attività fisica”. Si è distratto facendosi un tatuaggio e ragionandoci sopra: “Due linee intrecciate lungo tutto il braccio destro sono come la mia vita sociale, con la famiglia, gli amici, anche con la vita nel Tour, il tennis, gli allenatori e tutti quelli che si collegano insieme, sono più forti insieme”.

Con l’aiuto di Berdych che ha inglobato nel team: “Mi ha continuato a ripetere: 'Non avere fretta, non avere fretta: hai davanti tanti anni di tennis. Non sovraccaricarti di pensieri sul tuo sport quando non sei in campo'”.

La data del rientro, il 7 luglio, se l’è appuntata sul calendario: “I primi 10-15 minuti di palleggio col mio coach, Michal Navratll, sorridevamo entrambe ad ogni colpo, dicendoci che erano davvero orribili. Ma era normale dopo tanto tempo senza far nulla, non è stato facile, ma passo dopo passo, siamo tornati al livello che volevamo e sento che miglioro ogni giorno”. Sicuramente avrà messo in evidenza anche questa fantasmagorica rimonta di New York.

La grinta di Andrey Rublev (foto Getty iMages)

GUERRIERO ANDREY
Curiosamente, il gladiatore Lehecka sfida ora un altro gladiatore, Rublev, che a sua volta ha rimontato da due set a zero sotto contro. Nel caso del russo, parliamo anche di un aspirante protagonista assoluto che da anni proprio non riesce, per limiti tattici e mentali che gli impediscono il sospirato salto di qualità. E’ un top ten, vince anche lui tornei di prima categoria, ultimamente anche i Masters 1000, ma negli Slam, al meglio dei 5 set, va spesso e volentieri in ebollizione e fa harakiri.

Opposto a un avversario imperfetto come lui, ma più legato al servizio-volée e poco solido da fondo, che al primo turno aveva domato Eubanks solo al quinto set, il toro scatenato russo che vorrebbe vincere ogni punti tirando a più non posso, s’è trovato con le spalle al muro, sotto 6-4 7-5. Ovviamente smoccolando di continuo contro il mondo, il tennis, la palla gialla e qualsiasi cosa, facendo temere al suo clan in tribuna l’ennesimo corto circuito. Anche se i 24 errori gratuiti di quei due parziali facevano sperare in qualsiasi di meglio. Infatti, dopo essersi calmato all’improvviso, ha abbassato gli errori a quota 10 nei tre successivi, ha sparato 38 vincenti e ha lasciato al francese la miseria di 5 games. 

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FORNACE
Con tutto quel cemento dei campi e quell’acciaio delle strutture, Flushing Meadows, nel caldo umido dell’estate newyorkese diventa una fornace e sul web impazza un video infernate di 37 colpi vinto dal russo  con una palla corta dopo una risposta profondissima del francese: Rinderknech non ci arriva e si getta a terra dalla disperazione mista a stanchezza, rimanendo steso per lunghi secondi. Il classico kot del pugilato che lancia Andrey verso la seconda rimonta da due set a zero sotto dal Roland Garros 2020 contro Sam Querrey.

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La folla tutto questo nemmeno se lo immagina ma ricopre lui e Lehecka regalandogli applausi anche più scroscianti e partecipati di altri bei protagonisti. Possiamo anche una volta fare una super-volée e un super passante, ma quando potremo mai tenere così a lungo nell’arena contro un gladiatore?


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