-
Slam

Yoga, pace e famiglia: i segreti di Bopanna, n.1 a 43 anni

Un Major lo aveva già vinto, l'indiano, ma era un misto al Roland Garros, nel 2017, insieme alla canadese Gabriela Dabrowski. Per il resto, nel maschile, solo piazzamenti o finali, l'ultima agli Us Open dello scorso anno. A Melbourne la favola si è completata

29 gennaio 2024

Barba bianca, capelli che si diradano, forse anche un addome non perfettamente scolpito (eufemismo). Eppure. Rohan Bopanna è il nuovo numero 1 del mondo e ha appena vinto il suo primo titolo Slam nel doppio maschile, in quel di Melbourne. E se a noi italiani ha fatto un tiro mancino impedendo a Simone Bolelli e Andrea Vavassori di completare il loro cammino con il successo pieno, la sua resta in ogni caso una storia da copertina. Perché sì, un Major lo aveva vinto, l'indiano, ma era un misto al Roland Garros, nel 2017, insieme alla canadese Gabriela Dabrowski. Per il resto, nel maschile, solo piazzamenti o finali, l'ultima agli Us Open dello scorso anno. A Melbourne la favola si è completata, accanto a Matthew Ebden, con un salto 'stile Bryan' a suggellare due settimane da ricordare, per una coppia che si è formata solamente a inizio 2023.

Nato a Bangalore il 4 marzo 1980, Rohan va dunque per i 44, senza peraltro aver annunciato propositi di ritiro. È stato anche protagonista in singolare, con il numero 213 Atp come miglior risultato e l'ultimo match in un main draw che risale al Queen's di Londra nel 2013. Ma è in doppio che ha scritto pagine di storia. La più bella? Quella insieme al pakistano Aisam ul-Haq Qureshi, mentre i rispettivi Paesi erano costantemente sull'orlo del conflitto (e oltre). I primi tornei risalgono addirittura al 2003 ma il loro trionfo più bello è un premio conseguito fuori dal campo, l'ATP Arthur Ashe Humanitarian of the Year.

Rohan diventa professionista nel 1998, nemmeno prestissimo volendo ben vedere. Ha già superato i 18 anni, quando esordisce in un circuito satellite in India, dove vince un solo match. I primi successi pieni nei Futures sono del 2002, mentre a livello Challenger c'è un solo titolo da registrare in singolare, quello di Dublino nel 2007. In doppio, invece, è un'altra storia.

Il primo centro nel Tour maggiore è a Los Angeles nel 2008 (con Eric Butorac), poi ancora nel 2010 a Johannesburg (con Qureshi) e dal 2011 una serie di vittorie, con grande regolarità, insieme a compagni diversi: lo stesso Qureshi certo, ma pure Bhupathi, Fleming, Roger Vasselin, Nestor, Mergea, Cuevas, Koolhof, Sharan, Middelkoop, Ramanathan, per chiudere con Ebden.

La verità è che tutti, da sempre, cercano un compagno come lui, che dia sicurezza e infonda fiducia. Che non alzi mai la voce e sia sempre pronto a prendersi responsabilità, in campo e fuori. Come quando, a Bangalore, ha avviato quel sogno che è suo, ma è pure dell'India intera che si occupa di tennis: una possibile medaglia olimpica in doppio a Parigi.

Non è il primo indiano a diventare numero 1 nella specialità, perché in precedenza ci erano riusciti pure il suo ex compagno Bhupathi e Leader Paes. Ma a 43 anni è il più vecchio di tutti ad arrivare lassù. Non a tornare, beninteso, ad arrivarci per la prima volta. “L'India aveva bisogno di un risultato così – ha detto Rohan – perché abbiamo sempre bisogno di spingere i giovani con delle motivazioni. La mia età? Spero di essere un esempio per tutti gli Over 40 del mondo, far capire loro che c'è tanto da dare a questa età, anche nello sport di alto livello”.

Ormai senza cartilagine nelle ginocchia, Bopanna per alcuni medici avrebbe già dovuto smettere tempo addietro. Senonché lui ha deciso di non ascoltare le previsioni più pessimiste e di continuare la carriera. “Direi che questo numero 1 – racconta – è una specie di premio alla perseveranza. Con il mio partner attuale (Ebden, ndr) abbiamo giocato uno straordinario 2023, ed è per questo che ho deciso di restare nel Tour, dandomi ancora delle chance”. Chance prese al volo, peraltro, in questa finale di Melbourne che gli ha regalato un titolo sempre vicino, ma mai messo in bacheca in precedenza.

“Nel 2019 andavo avanti ad antidolorifici, anche due o tre al giorno, il dolore alle ginocchia era molto forte. Poi durante la pandemia è accaduto che ho scoperto lo yoga: un'ora e mezza, quattro volte alla settimana. E ha funzionato: non solo il dolore si è placato, ma ho acquisito più calma e consapevolezza in campo, al punto da ottenere i miei migliori risultati dopo i 40 anni”.

Così, anche con lo yoga, si può diventare numeri 1 passati gli 'anta'. Numeri 1 in solitudine, per la precisione, anche se i punti sono gli stessi di Ebden, perché Rohan li ha conquistati contando 3 tornei in meno. A festeggiarlo, la moglie Supriya Annaiah, psicologa, sposata nel 2012, e la figlia Tridha. “Passerò tanto tempo con loro adesso – ha spiegato l'indiano dopo il successo a Melbourne – perché in fondo sono la mia motivazione più grande. La ragione per cui, anche quando continuavo a perdere, mi sono sempre detto che un giorno sarei stato ripagato”.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti