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Il prossimo avversario del genietto di Carrara è uno spagnolo che sfrutta ogni mezzo per arrivare al successo. La sua lista di incidenti coi colleghi è lunga, comprende anche l’altro Matteo italiano
di Vincenzo Martucci | 06 luglio 2023
Gentleman Rafa docet. Ma non solo lui. In generale, i tennisti spagnoli sono stati e sono ancor oggi molto corretti ed amati dagli spogliatoi. Però ce n’è uno più polemico, che ha un significativo curriculum di attaccabrighe. E quell’uno, Jaume Munar, 26enne numero 109 della classifica, giocatore solido ma senza grandi acuti e senza il colpo del ko, è proprio il prossimo avversario di un italiano nel secondo turno di Wimbledon, di Lorenzo Musetti. Partendo da un bilancio di 3-0 contro carrarino, sempre sulla terra rossa, due volte nel secondo livello (Firenze 2019 ed Anrtalya 2021) e, quest’anno, nell’ATP di Santiago. Anche se la classifica - 109 contro 16 - e le caratteristiche tecniche promuovono il 21enne azzurro. Il match è in programma a mezzogiorno, ora italiana, sul campo 12.
FURBIZIA - Ma, c’è un ma, ed è legato proprio alla lingua lunga del maiorchino e alla sua capacità di far innervosire l’avversario. L’ultima vittima è stata proprio un altro Matteo italiano, il rampante Arnaldi, il 30 aprile a Madrid. Lo spagnolo aveva cercato di distrarre il 22 enne già quando il sanremese si era sciolto e col suo bel tennis era scappato 4-1.
Aveva protestato, con mestiere, con l’arbitro per dei riflessi del sole che l’avevano accecato, aveva continuato, subito dopo il 6-3 del giovane avversario, convincendo l’arbitro a fermare il gioco - raffreddando l’italiano - per aggiungere terra rossa in certe zone di campo. E quindi aveva approfittato del violento calo fisico di Arnaldi.
PROVOCAZIONI - Del resto al primo turno nel Masters 1000 in altura, aveva chiuso polemicamente i due vittoriosi tie-break contro Kokkinakis che più volte aveva protestato con l’arbitro, irritato dalle esultanze dello spagnolo dopo ogni suo errore. “Non dirmi più di star zitto”, aveva urlato a fine match Munar all’australiano, sfiorando la rissa. La sua cattiva nomea è ricca di episodi con avversari diversi. Ma anche con gli arbitri, tanto che nel 2019 a Rio (contro Norrie) rischiò la squalifica per come reagì a una chiamata di Mohamed Lahyani.
Quest’anno, a Indian Wells contro il cinese Yibing Wu, ha protestato vivacemente e lungamente sul match point, sostenendo che l’avversario nel tuffarsi per piazzare la volée decisiva avesse toccato il net prima di colpire la palla. Peccato fosse sotto gli occhi del giudice di sedia. Al Roland Garros è intervenuto su twitter per difendere Cerundolo dopo il doppio tocco non riconosciuto da Rune: “Ma davvero Holger ha detto così?”. Del resto il suo nomignolo, sin da quando ha cominciato a sognare in grande nell’ombra di Rafa Nadal, a Maiorca, è Jimbo, come Connors, il re degli attaccabrighe.
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