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Sinner stats, i numeri confermano: Jannik è un campione universale

Per quanto si possano indagare, i numeri non daranno una direzione precisa sulla piega che potrà prendere la carriera di Sinner, né tantomeno la rivalità con Alcaraz. La logica dice che, per caratteristiche tecniche e per attitudine mentale, la terra sarà sempre un po' più impegnativa per l'allievo di Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Impegnativa, non impossibile

10 giugno 2024

Jannik Sinner, dunque, è numero 1 del mondo. Risultato che è arrivato a Parigi, durante il Roland Garros, ma che attendeva da tempo di essere ufficializzato. E visto che ormai, per l'azzurro, l'obiettivo deve essere solo quello di mantenere la posizione e vincere più che si può, c'è una domanda che vale la pena di essere esplorata, in particolare alla vigilia della curiosa accoppiata Wimbledon-Olimpiadi. Come cambia il rendimento del 22enne altoatesino, da una superficie all'altra?

Prima di tutto ci sono le sensazioni, dettate peraltro dai risultati recenti. E queste sensazioni dicono che anche sulla terra, il rosso della Val Pusteria vale la posizione che occupa. Magari con un asterisco a fianco di nome Alcaraz. In fondo, Jannik sulla terra ci è cresciuto e non è un qualcosa di ostile al suo tennis, anzi. Il punto è che lo spagnolo ha – in modo particolare su questo terreno – qualche arma in più: maggiore rotazione sul diritto e palla corta spesso letale, tanto per citarne un paio.

Ma sono poi le statistiche a chiarire meglio il tutto, anche se bisogna specificare che sulla terra, Sinner mediamente giocherà sempre meno che sul duro. Sul rosso, Jan mette a segno il 71% dei punti con la prima e il 53 con la seconda. Salvando il 62% di palle break e convertendone il 47. Sul duro, le percentuali migliorano, anche se non in maniera così evidente: 75% di punti sulla prima e 54 con la seconda. Per contro, ovviamente, cala il rendimento in risposta ai servizi altrui, ma di pochi punti percentuali. In termini di cifre, è l'erba a dare il responso più interessante, con 76 e 57% di punti al servizio e con un confortante 51% di successo in risposta alla seconda. Che sui prati è semplicemente fondamentale. Un buon biglietto da visita per Wimbledon, dove peraltro Jannik ha già in bacheca una semifinale e un quarto.

Anche in comparazione coi colleghi, la situazione non cambia. Sinner è terzo se guardiamo alle statistiche del servizio 'all surface', ma perde poco se andiamo sul rosso (quinta posizione). In risposta, ottavo è e ottavo rimane anche passando dalla generale alla terra, mentre sull'erba queste graduatorie risentono dei pochi tornei a disposizione premiando in generale quelli che sul verde giocano di più, anche nei tornei minori e 'fuori stagione' (leggi Atp di Newport). L'unica graduatoria nella quale Jannik perde terreno in modo considerevole, passando al mattone tritato, è quella dei punti chiave, o 'under pressure': passiamo, in questo caso, da 3 a 29.

Siccome l'impressione è che si vada verso tanti altri duelli contro Carlos Alcaraz, è il caso pure di dare un'occhiata alla loro rivalità, terreno per terreno. La semifinale di Parigi era il terzo incontro fra i due sul rosso, con un bilancio di 2-1 per Carlitos e l'unico successo azzurro che risale alla finale di Umag 2022. In realtà la situazione non cambia sul duro, con l'iberico avanti 4-2, mentre Jan ha vinto l'unico confronto sull'erba. Superficie su cui, in ogni caso, Alcaraz ha centrato uno dei successi più prestigiosi, lo scorso anno a Wimbledon in finale contro Novak Djokovic.

Per quanto si possano indagare, i numeri non daranno una direzione precisa sulla piega che potrà prendere la carriera di Sinner, né tantomeno la rivalità con Alcaraz. La logica dice che, per caratteristiche tecniche e per attitudine mentale, la terra sarà sempre un po' più impegnativa per l'allievo di Simone Vagnozzi (il quale, per inciso, sul rosso aveva il suo habitat ideale) e Darren Cahill. Ma allo stesso tempo le cifre non indicano nessun muro, nemmeno contro Carlitos. Tradotto: non si dovrebbe andare verso una riedizione del primo Federer-Nadal, quando Roger vedeva nella terra una sorta di incubo, con Rafa onnipresente. Il tennis nel frattempo è cambiato e l'idea di giocatore universale è talmente radicata da non poter creare differenze così marcate come un tempo. Se Alcaraz ha vinto Wimbledon, Sinner avrà tutte le chance di vincere a Parigi. 

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