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Tien + Michelsen + Shelton: la seconda generazione yankee pressa Fritz, Tiafoe e Korda

Gli Australian Open lanciano i giovanissimi USA e bocciano i più anziani, ma rilanciano in generale tutto il tennis americano che ha portato 11 giocatori al terzo turno

di | 19 gennaio 2025

Learner Tien colpisce di dritto (Getty Images)

Learner Tien colpisce di dritto (Getty Images)

La forza dei genitori immigrati dà a Learner Tien quel qualcosina in più per sostenere le sue grandi ambizioni agli Australian Open, dove sta lanciando la “new wave” del tennis a stelle e strisce, allargando il sorriso dei due sinceri appassionati yankee, ex numeri 1 del mondo e campioni Slam, oggi talent di grido tv, come John McEnroe e Jim Courier. Ma accanto al figlio di vietnamiti scappati dal loro paese, c’è l’altro californiano, bianco, Alex Michelson, e c’è il 21enne Ben Shelton, figlio d’arte, adottato dalla Florida, fiero front-runner anche dei neri. Che, se mette insieme il gioco e disciplina l’impressionante potenza, può diventare il numero 1. Intanto d’America, poi si vedrà. Di certo Melbourne mette in vetrina la seconda generazione del tennis USA che pressa e magari motiva la prima, Tiafoe, Fritz e Korda, di poco più anziani, competitivi e di qualità, ma delusi dalla scalata alla conquista dei Majors. Intanto 11 statunitensi (5 uomini e 6 donne) sono arrivati al terzo turno, poi si vedrà.

ESEMPI
Al finalista delle ultime Next Gen Finals di Gedda è stata utilissima la spintarella del vincitore della passerella under 21, il brasiliano Joao Fonseca, che ha eliminato Rublev, per motivarlo ulteriormente a battere Medvedev. “Mi hanno ispirato anche gli altri americani, hanno aggiunto un pizzico di fiducia, mi hanno confermato coi fatti che tutto è possibile”, ha spiegato diretto il 19enne mancino, che è arrivato a Melbourne da 121 della classifica ATP e ha dovuto superare le qualificazioni. Il ragazzo ha lasciato trapelare poche emozioni anche se è il più giovane americano agli ottavi della prima tappa stagionale dello Slam negli ultimi 20 anni, da Pete Sampras nel 1990, e anche in assoluto da Rafa Nadal nel 2005. “Che bella sensazione, sono andato oltre le mie aspettative, vado sempre in campo convinto di poter vincere ma arrivare alla seconda settimana è davvero bello. Non penso proprio che mi si possa avvicinare a Nadal ma è figo”.

Un recupero di diritto in allungo di Learner Tien (foto Getty Images)

Un recupero di diritto in allungo di Learner Tien (foto Getty Images)

COMPOSTEZZA
La prestazione contro il numero 5 del mondo, peraltro in 5 set, dopo 5 ore, alle 2.54 del mattino, aggravata dall’aver mancato un match point nel terzo set, e poi rimontando da 4-6 nel quarto parziale, è stata impressionante per la completezza e solidità del gioco da fondo, per la precisione al servizio e, soprattutto per la forza mentale, che ricorda il miracoloso Michael Chang del Roland Garros 1989, anche lui contro un maestro, molto più esperto, del tennis, con le medesime caratteristiche. Rubando insomma la parte di Medvedev allo stesso Medvedev. E questo dopo aver superato il debutto in tabellone in 5 set contro Carabelli, e poi convincendo nella famosa “prova del 9” nel derby mancino contro quell’altra volpe di Moutet. Per proporsi quindi al test contro Lorenzo Sonego. Che, a sua volta, ha stoppato due bracci d’oro giovani come Fonseca  e Marozsan: non c’è due senza tre per Sonny?

NERVI
Learner viene da una famiglia molto competitiva e ha sempre vinto tanto: a 16 anni s’è aggiudicato il campionato nazionale junior USTA, e l’ha bissato a 17, prima di frequentare l’università come voleva papà, giudice, ripetendosi l’anno successivo. Ma, dopo appena un anno alla South California University ed appena 10 incontri nel campionato NCAA, è passato professionista e s’è fatto le ossa sul circuito Challenger. Perciò, al primo Slam al di fuori degli Stati Uniti, la sua tenuta del campo è stata ancor più impressionante, unita alla maturità e alla determinazione di chi è sicuramente molto concentrato sulla sua evoluzione: “E’ sicuramente bello sapere di aver trovato un modo, anche nelle circostanze non ideali. Ma è una bella sensazione, onestamente, risolvere i problemi e trovare un modo per superare una partita in cui non ti senti al meglio e sai che le cose stanno andando male. Quindi ne traggo una buona dose di fiducia. E mi godo il momento”, ha spiegato ad ATPTour.com il giovane statunitense che un anno fa era sceso 473 ATP dopo essersi fratturato la settima costola fermandosi tre mesi.

Dopo di che ha ripreso la corsa alternando anche qualche puntata sul circuito ITF ed adesso è così tanto cresciuto che, perso il terzo set, è stato talmente freddo, spinto da comprensibili stimoli fisici sull’insolita distanza dei 5 set, con l’aggravio della tensione e dello sforzo (“Non vedevo l’ora di tornare negli spogliatoi, mi scappava troppo la pipì”), ha ceduto, sì, nettamente, il quarto parziale a Medvedev ma è rimasto comunque talmente freddo da imporsi di conquistare quell’unico, game, fondamentale “per servire per primo al quinto”.

La sua filosofia di gioco e di vita è semplice ma validissima: “Se mi avessi detto che sarebbe successo un anno fa non ci avrei creduto. Cerco di assorbire tutto: ovviamente le vittorie sono molto migliori delle sconfitte, quando vinci, è fantastico, ma personalmente non apprezzo molto la vittoria finché non perdo, e dico: 'Wow, è decisamente molto peggio di due giorni fa, quando stavo vincendo'. Sono grato per il successo che ho avuto, è bello, ma non sono soddisfatto e spingo per fare di più”. La sua maturità si legge nelle parole: “Penso che a volte quando vinci e hai successo, può essere difficile modificare le cose, solo perché senti che sta funzionando in questo momento, perché dovrei cambiarlo? Ma ho sempre avuto una buona mentalità a riguardo. Mi piace il fatto di sentire ancora di avere qualcosa su cui lavorare e migliorare”.

Alex Michelsen esulta

Alex Michelsen esulta

CRESCITA MICHELSEN
Se Tien vuole crescere, Michelsen cresce in modo evidente. Per arrivare agli ottavi e al delicato test contro de Minaur, anche il 20enne californiano ha superato avversari di qualità ed esperienza, come Tsitsipas e Khachanov, e l’ha fatto in modo davvero perentorio, lasciando per strada soltanto un set dimostrando i progressi tecnici e di gestione dei momenti sotto la sapiente guida della coppia Ginepri-Leavitt. Così s’è pienamente meritata la prima promozione alla seconda settimana di un Major ed è salito già virtualmente al numero 34 del mondo. Quasi sorpreso della prestazione contro Khachanov: “Non credo di aver mai colpito così bene il dritto, con tanti punti gratis al servizio e decisioni giuste sui punti importanti, nel tie-break, sul 5-5, ho messo due vincenti. Non so da dove siamo usciti, è successo”. I numeri contro il russo gli fanno coraggio: 39 vincenti contro 27 errori gratuiti, 4/4 sulle palle break, 22/29 a rete. “Giocare in modo così incredibile contro un avversario solido ed esperto… E ce l’ho fatta per quasi tutta la partita!” .

AMICO TIEN
Alex è un ragazzone col viso aperto e le reazioni spontanee, il classico teenager americano che va in giro con uno stuolo di amici ad abbuffarsi da McDonald. Perciò è ancor più fiero di aver contribuito al torneo dell’amico Tien: “Abbiamo fatto praticamente ogni giorno la preparazione insieme. E’ bello vedere che il duro lavoro sta pagando. Sono rimasto sveglio fino a tardi per vederlo contro Medvedev. Sta giocando in un modo incredibile. Mi prendo l’1% di credito perché mi ci alleno tutti i giorni, siamo molto amici è proprio il mio miglior amico sul Tour”.

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