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Vekic, meglio tardi che mai... Paolini permettendo

Al 43esimo tentativo la croata ha centrato una semifinale Slam, per giunta nel tempio del tennis, Wimbledon. Con il “best ranking” lì a portata di mano, l’obiettivo è ripetere l’exploit di Vondrousova che lo scorso anno vinse il titolo, prima giocatrice non testa di serie a riuscirci. Tutto questo Paolini permettendo…

di | 10 luglio 2024

Donna Vekic saluta il pubblico

Dodici mesi fa Vondrousova, diventando la prima campionessa femminile non testa di serie nella storia di Wimbledon, ha dimostrato che la parola “impensabile” non è riferibile al tennis. E adesso c’è un’altra giocatrice desiderosa di imitarla, Donna Vekic, seconda croata a raggiungere le semifinali all’All England Club dopo Mirjana Lucic nel 1999, esattamente 25 anni fa.

Certo, tra la 28enne di Osikek ed il “Venus Rosewater” (il trofeo della vincitrice) ci sono di mezzo ancora due partite ma in questi pazzi “Championships” super innaffiati tutto è possibile. Giovedì Vekic proverà ad arrestare la corsa di Jasmine Paolini, n.7 del ranking (ma “virtualmente” già n.5) e del seeding. Anche se l’azzurra ha il vantaggio, oltre ad una classifica nettamente migliore, di aver vinto due dei tre confronti precedenti, compreso quello più recente.

Orgoglio e soddisfazione - “Mi ha davvero spinto al limite - ha detto Donna parlando del successo su Sun nei quarti - nei primi due set la fuori mi sono sentita morire”. E sì perché Vekic, n.37 WTA, nel suo terzo quarto di finale in uno Slam, il primo a Wimbledon, ha dovuto lottare duramente per superare la neozelandese, proveniente dalle qualificazioni. 

Donna Vekic (foto Getty Images)

“Prima della partita ero rilassata: l'unico momento in cui sono stata un po' più stressata durante il match è stato quando ho visto quanto bene lei stesse giocando. Non è che non mi aspettassi che lo facesse ma non riuscivo a trovare la profondità nei miei colpi. Non stavo colpendo come avrei voluto. Ma alla fine sono riuscito a ritrovare il mio gioco. Raggiungendo il mio miglior risultato di sempre in un Major sono davvero orgogliosa di me stessa, del lavoro che ho fatto e del lavoro che ha fatto la mia squadra”.

Never say never - Mai dire mai. Donna ha dovuto giocare ben 43 Slam, in 12 anni di carriera, prima di riuscire a centrare una semifinale. Nell’Era Open solo Strycova (53), Pavlyuchenkova (52), Likhovtseva (46) e Roberta Vinci (44) hanno dovuto disputare più Major prima di riuscire ad approdare al penultimo atto. In precedenza Vekic era stata stoppata nei quarti - senza vincere nemmeno un set - sia allo Us Open del 2019 (fermata da Belinda Bencic) che all’Australian Open del 2023 (sconfitta da Sabalenka, poi vincitrice del trofeo). Sui prati di Church Road la croata ha messo in fila la cinese Wang Xiyu (n.54 WTA), la lucky loser russa Erika Andreeva (n.101 WTA), l’ucraina Dayana Yastremska (n.27 WTA), 28esima testa di serie, la spagnola Paula Badosa (n.93 WTA) e nei quarti la neozelandese Lulu Sun (n.123 WTA), proveniente dalle qualificazioni. Ma ha avuto sempre bisogno di tre set ad eccezione del match di secondo turno contro la sorella maggiore di Mirra.

La volée di diritto di Donna Vekic (foto Getty Images)

Un “best ranking” a portata di mano - Vekic è stata n.19 WTA a novembre del 2019 ed ora ha la chance di firmare un nuovo primato. Partita ad inizio torneo da n.37 WTA, la croata è già virtualmente n.20 ma, in caso di vittoria giovedì in semifinale, per la prima volta sarebbe addirittura una top-15. Non male come prospettiva per una giocatrice che non ha mai raggiunto i quarti in un “1000” e che in carriera ha sì conquistato quattro trofei, uno anche sull’erba (Nottingham 2017), ma tutti di categoria “250”: Kuala Lumpur (cemento) nel 2014, Courmayeur (veloce indoor) nel 2021 e Monterrey (cemento) nel 2023. Sui prati se la cava piuttosto bene: a parte il già menzionato successo a Nottingham ha raggiunto altre quattro finali sull’erba, compresa quella di due settimane fa a Bad Homburg.

Lo sport nel dna - Entrambi i genitori sono stati sportivi professionisti: mamma Brankica come ostacolista, papà Igor come portiere di calcio. Il primo acuto nel tour maggiore lo ha messo a segno, a soli 16 anni, quando nel 2012 ha raggiunto la finale a Tashkent (battuta dalla rumena Begu) partendo dalle qualificazioni. Donna si definisce volitiva, determinata ed estremamente competitiva. E questo le ha permesso di superare una doppia operazione al ginocchio ed ulteriori problemi ad un piede tra il 2021 ed il 2022. Il suo coach è Nick Horvat ma, dalla scorsa stagione, di tanto in tanto lavora anche con l’ex tennista statunitense Pam Shriver.

Donna Vekic con il suo barboncino Mali (foto Facebook)

Bellezza social ed un soprannome curioso - Tra le tenniste più carine del tour la croata, che in passato ha avuto una lunga relazione con il “collega” Stan Wawrinka, è molto popolare sui social dove tiene costantemente informati i suoi tifosi soprattutto sui propri allenamenti, che spaziano dalla boxe allo yoga. Sul fronte sentimentale al momento il suo cuore pare essere tutto per Mali, il barboncino color biscotto dal quale non si separa mai, nemmeno in allenamento.

Ha un soprannome curioso Donna, “last call”, perché è sempre in ritardo, soprattutto quando si tratta di prendere un aereo. Chissà se Wimbledon sarà l’”ultima chiamata” per la grandezza….

Un momento di relax per Donna Vekic (foto Getty Images)

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