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Slam

Alcaraz fatica ma batte un de Jong da applausi

De Jong dà battaglia per oltre tre ore contro un Carlos Alcaraz non proprio convincente che fa valere l'esperienza e raggiunge il terzo turno per l'undicesima volta negli Slam

di | 29 maggio 2024

La stretta di mano tra Alcaraz e De Jong al Roland Garros (Getty Images)

La stretta di mano tra Alcaraz e De Jong al Roland Garros (Getty Images)

Non convince, Alcaraz. Attraversa errori e difficoltà, deve tirar fuori il suo meglio per battere 63 64 26 62 dopo tre ore e 9 minuti il numero 176 del mondo, un Jesper De Jong davvero di lusso che è sceso a rete 48 volte, sette in più di Carlitos. "In questo torneo, ogni giocatore può crearti problemi, devi essere concentrato in ogni partita, in ogni punto, devi essere pronto a giocare sempre al massimo. Jesper oggi ha dimostrato di avere il livello per svoltare ed entrare in Top 100 - ha detto Alcaraz -. Nel terzo set ho capito che dovevo dimenticare l'idea di creare uno show, che dovevo restare negli scambi, lottare. Non è stato semplice. Credo che io e Jesper abbiamo comunque creato un bello spettacolo. Può essere utile giocare così tanto per entrare in ritmo, ma avrei preferito stare meno in campo".

Con 35 vincenti a 26 e 35 gratuiti contro i 57 dell'olandese, Alcaraz ha completato la sua tredicesima vittoria in carriera al Roland Garros. E raggiunto il terzo turno per l'undicesima volta nei tredici Slam giocati in carriera.

Forte di un tennis offensivo De Jong, entrato in Top 200 nel 2022, ha accarezzato l'idea di essere il primo olandese a battere un Top 10 in un major dal 2003. L'olandese parte forte: pronti via ed è avanti di un break. Gioca subito al gioco di Alcaraz, serie di accelerazioni di diritto poi palla corta per trasformare la palla break. Il murciano rimette immediatamente il set in parità, sfruttando la miglior copertura del campo. Alcaraz costringe l'olandese a difendersi e rincorrere, ma il match rimane di fatto aperto. Il tennis di De Jong, soprattutto quando può spingere di diritto, non è quello di un giocatore fuori dalla Top 150 che non è mai entrato tra i primi 100 del mondo. De Jong perde il servizio negli ultimi due turni di battuta del primo set, e di conseguenza il parziale, ma Alcaraz salva tre occasioni di contro-break nell'ottavo gioco. Non proprio una navigazione in acque tranquille, dunque, per il campione in carica di Wimbledon.

E lo scenario non cambia nel secondo. Alcaraz cancella una chance di break nel primo game e ne manca una nell'ottavo. In termini di colpi, di potenza generata, non si vedono enormi differenze. Come spesso succede nel tennis, è la gestione dei momenti importanti che fa la differenza. E qui la differenza si vede, si sente, si tocca. De Jong è bravo a cancellare un totale di otto palle break in tre turni di battuta (quarto, sesto, ottavo game) ma la nona, la prima che vale un set point, è decisiva.

Alcaraz comunque resta visibilmente insoddisfatto dello standard che esprime. Un segnale quasi profetico che anticipa un terzo set contrario rispetto a quanto visto fino a quel momento. Il primo break è di De Jong (2-1) che, esaltato dal suo tennis e deresponsabilizzato dal punteggio sfavorevole, gioca più libero e sciolto. E' lui al centro della scena, mentre Alcaraz invoca, con lo sguardo e non solo, il suo team per riprendere il filo del match.

L'olandese porta il murciano, semifinalista al Roland Garros un anno fa, al quarto set. Un set che inizia con quattro break nei primi quattro game. L'esperienza aiuta Alcaraz a prendere il largo alla distanza, nonostante continui ad agitare il braccio con il manicotto, a mimare diritti nell'aria, a prendere rischi quando non servirebbe. Ma la dura più del rivale, e alla fine la vince. 

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