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Arnaldi: "Melbourne è la mia seconda casa, quest'anno voglio essere più aggressivo"

Matteo Arnaldi è a Melbourne da fine novembre ed è stato ospite del podcast ufficiale dell'Australian Open. Ha parlato del momento d'oro del tennis italiano maschile e dei suoi obiettivi per la prossima stagione

di | 22 dicembre 2024

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Matteo Arnaldi è già a Melbourne per preparare l'Australian Open. "Sono arrivato a fine novembre" ha detto il sanremese, ospite del podcast ufficiale del torneo. L'azzurro, fidanzato con un'australiana, Mia Savio, cerca di trascorrere Down Under più tempo possibile. "Abbiamo preso un appartamento, viviamo insieme. Melbourne è come una seconda casa" ha spiegato. In questo periodo dell'anno, poi, i vantaggi sono evidenti. "Intanto qui è estate, mentre in Italia è inverno. Poi mi alleno bene qui, negli stessi campi, con le stesse palle, del torneo. Quest'anno mi sono dato come obiettivo di essere più aggressivo, anche se non è nelle mie corde" ha spiegato Arnaldi. Una promessa da mantenere già all'Australian Open, un torneo da sempre speciale per Arnaldi.

"L'Australian Open è stato il mio primo Slam junior in main draw. Qui però non ho mai giocato benissimo. Di solito poi io sono un po' un diesel, mi serve tempo per entrare in pieno ritmo, devo giocare tante partite" ha spiegato.

Numero 37 del mondo, Arnaldi è uno dei nove italiani direttamente in main draw all'Australian Open 2025: non sono mai stati così tanti nella storia del torneo (senza contare le qualificazioni). L'Italia è la seconda nazione per numero di Top 100 nel ranking ATP di fine anno, insieme all'Australia. Sei di loro sono nati negli anni Duemila. Un fattore che ha contribuito, secondo Arnaldi, al periodo storico che sta vivendo il nostro tennis maschile.

"Conosco praticamente tutti loro da quando abbiamo 11, 12 anni. Si crea di fatto un'amicizia, quando sei nei tornei non c'è solo il torneo: puoi andare a cena con loro, passare del tempo con ragazzi che conosci da anni. E' un po' come casa lontano da casa" ha spiegato. Inoltre, ha aggiunto, "quando vedi i tuoi amici che crescono, che vincono tornei, questo ti dà una motivazione per pensare di poterci riuscire. Entri in campo con un approccio diverso. Senza dubbio la federazione ha fatto un ottimo lavoro, così come i nostri coach e i club in cui siamo cresciuti. E' stato importante avere tanti tornei Challenger in Italia. A me viaggiare è sempre piaciuto, ma tanti hanno potuto giocare quasi intere stagioni in Italia, in Europa, ed entrare in Top 100". 

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La sua presenza ormai abituale in Australia nella scorsa edizione dello Slam Down Under non gli ha fruttato più tifo. Comprensibile, visto che ha giocato contro due australiani: ha battuto all'esordio Adam Walton, prima di cedere al secondo turno contro Alex de Minaur. Quest'anno spera che le cose possano andare diversamente. "Quando gioco, i tifosi possono aspettarsi tanto: può succedere di tutto. Mi vedranno correre per il campo su ogni palla e scivolare tanto, se sono fortunati mi vedranno qualche volta spingere e venire a rete. Vedranno sicuramente una lotta".

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