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Melbourne, Tsitsipas cade rovinosamente e subito come agli US Open: la crisi continua inarrestabile…

L’ex finalista degli Australian Open di due anni fa, perso il braccio di ferro coi Fab Four e sorpassato dalla nuova generazione Sinner-Alcaraz, è sempre più confuso e disperato. L’ex numero 1, Roddick, lo boccia: “Troppo debole in risposta, è vittima della propria ombra”

di | 13 gennaio 2025

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Secondo la leggenda, Tetide nascose il giovane Achille, vestito da donna, tra le figlie del re Licomede, per impedirgli di partecipare alla guerra di Troia, ma Ulisse scoprì l’inganno e ravvivò lo spirito guerriero del Pelide. Chissà che favoletta inventerebbe Omero per raccontare la terrificante discesa agli inferi del tennis del dio greco dei nostri tempi, Stefano Tsitsipas, che ha sfiorato l’Olimpo dello sport ma non riesce proprio ad arrostare la sua rovinosa caduta sempre più giù.

Dopo il ko nel secondo turno di Wimbledon 2024, ha ancor più  clomorosamente doppiato il ko nel primo turno dell’ultimo Slam, agli US Open, con quello nel primo turno del Major d’apertura 2025, agli Australian Open. Il torneo dove appena due anni fa ha disputato la seconda finale nei tornei dell’immortalità del tennis, perdendola ancora, e sempre con match molto serrati, contro Novak Djokovic, così come era successo sotto il traguardo del Roland Garros 2021 - da due set a zero avanti - , l’anno in cui, ad agosto, il ragazzo di Atene - classe 1998 - era salito fino al numero 3 del mondo. Non a caso, Nole I di Serbia è la sua nemesi, come riassume il 12-2, nei testa a testa, gli ultimi 11 consecutivi.

Stefanos Tsitsipas (Getty Images)

Stefanos Tsitsipas (Getty Images)

BRUCIATO

Baciato dal fisico (1.93 per 90 chili), alto e potente, con un bel servizio, dritto impressionante e anch tocco, Stefanos, dopo essere stato numero 1 del mondo fra gli juniores, da pro, ha patito molto presto e in modo sempre più eclatante il rovescio a una mano, ma soprattutto uno spirito troppo dolce. E quindi una scarsa o comunque insufficiente capacità nella risposta, evidenziata dall’appena 27% dei punti nella ribattuta del primo servizio del 2023, che è salita solo fino al 28% l’anno scorso. Davvero troppo poco in uno sport sempre più legato alla potenza e alla battuta. Sintomo di una preparazione inadeguata, di una ostinazione al miglioramento non così totale e cieca com’è oggi necessario a livello più alto.

Forse perché il dio del tennis greco con ha mai nutrito una passione davvero travolgente e un bisogno così furiosamente impellente di imporsi come altri rivali. Costretto più che altro dalla madre, ex top 200 pro di tennis russa Julia Salnikova, che gli ha imposto la racchetta dai 3 anni per farne una star come nonno Sergei, già oro nella nazionale sovietica di calcio all’Olimpiade del 1956. Così, per citare l’ingombrante presenza della signora Julia che a bordo campo, in partita, lo incitava in russo insultando anche avversari di quella lingua, causando attriti e malumori continui, Stefanos s’è appoggiato a livelli impressionanti a papà Apostolos, che l’ha allenato fino all’anno scorso dopo mille polemiche anche per i lunghissimi toilet break, durante i quali, per i più, fra i due c’erano delle comunicazioni vietate.

BATOSTE

Dopo troppe delusioni, travolto dai dubbi e anche dagli sberleffi dell’ambiente, transitando da una crisi all’altra, una volta fallito il braccio di ferro contro i Fab Four, Tsitsipas s’è visto superare dalla nuova generazione, dagli scatenati Sinner ed Alcaraz, e ha perso completamente la fiducia in se stesso, rifugiandosi un po’ come Achille, fra le donne.

Cioé, principalmente, nella braccia della collega Paula Badosa. Malgrado ciò, cominciando la stagione con penne bruciacciuate, era sbarcato a Melbourne spinto da un anelito di riscatto nel nome degli appassionati tifosi locali, gli orgogliosi discendenti dei tanti immigrati dalla lontana Grecia. 

Tutta la visibile frustrazione di Stefanos Tsitsipas (Getty Images)

Tutta la visibile frustrazione di Stefanos Tsitsipas (Getty Images)

“Viaggiando tanto all’estero, quando arrivo in Australia ho questa sensazione di sentirmi a casa e quindi sento sempre di poter ritrovare la mia comfort zone. Anche il mio tennis rifiorisce e ravvivo tutto, insieme al gioco, perciò questo è il mio Slam di casa. La comunità locale fa una enorme differenza anche solo nelle sensazioni che provo sul campo perché mi dà quel qualcosina in più con cui compensa il gioco nei momenti difficili. Il pubblico aggiunge un po’ di entusiasmo alle mie emozioni”. 

Del resto, oltre alla finale del 2023, il numero 12 del mondo era arrivato in semifinale a Melbourne anche nel 2019, 2021 e 2022, raggiungendo la seconda settimana cinque volte negli ultimi sei anni. Ma tutto è andato all’aria ancora una volta davanti alla super-determinazione dell’avversario, il 20enne yankee Alex Michelsen. Poi, delusissimo, ha mormorato: “La parte più frustrante di perdere al primo turno di uno Slam è che hai troppo tempo per recuperare. E' davvero uno schifo che rimarrò in giro per un bel po’ prima dell’inizio del prossimo torneo”. E ha filosofeggiato: ”E’ piuttosto ironico. La mia idea era quella di provare ad andare in fondo nel torneo. Perciò ho rinunciato al doppio insieme a mio fratello Petros, con lo scopo di risparmiare un po' di energia ed essere più freschi più avanti. Immagino che il karma mi abbia colpito. Non sono stato in grado di offrire un livello alto e di giocare come speravo”.

 

SENTENZA RODDICK

Ahilui, ha ragione l’ex numero ATP, Andy Roddick, quando definisce Tsitsipas, “Vittima della propria ombra”, un giocatore cioé perseguitato dalle aspettative create dal successo iniziale. “Il talento è davvero innegabile, ma la sua risposta non è all’altezza. E, a questo livello, gli avversari sanno sfruttare ogni debolezza, e Stefanos ha gli fornisce un bersaglio troppo evidente”. Oggi come oggi, Stefanos “sta inseguendo il giocatore che era invece di evolversi in qualcuno di migliore. Il gioco è andato avanti, e se non si adatta, rischia di rimanere indietro”.

Del resto, onestamente, lo stesso greco, dopo l’esibizione di venerdì contro Sinner aveva ammesso di essere stato avvantaggiato a Montecarlo da un errore arbitrale quando aveva battuto proprio Jannik in semifinale, conquistando poi il titolo più importante della stagione. Anche lui come Rune sembra aver bisogno di un allenatore coi fiocchi che lo rigeneri nel gioco, nelle motivazioni e nel fisico.


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