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AusOpen: Infinito Djokovic, batte Alcaraz e vola in semifinale

Il serbo centra la sua dodicesima semifinale in Australia al termine di un match chiuso in quattro set. Ora affonterà Zverev: ""Come ho vinto? Con le mie due gambe e due braccia, una gamba e mezza va"

di | 21 gennaio 2025

Novak Djokovic (Getty)

Novak Djokovic (Getty)

Novak Djokovic ha battuto Carlos Alcaraz col punteggio di 46 64 63 64 qualificandosi per ls semifinale degli Australian Open, sua cinquantesima semifinale Slam in carriera.

C'è un grande campo azzurro in quel di Melbourne, dove speranze vanno ad infrangersi e altre continuano a rinnovarsi. Prosegue per Novak Djokovic la rincorsa allo Slam n.25 della sua carriera. Merito di una semifinale vinta con autorevolezza contro Carlos Alcaraz, favorito dal pronostico in avvio, ma incapace di portar dalla sua un match che ha visto Nole fare i conti con un infortunio all'inguine fin dalle prime fasi del primo set. Per Carlitos, la speranza di chiudere a velocità di record il Career Grand Slam è rinviata a data da destinarsi. La Rod Laver Arena continua ad essere il terreno di caccia preferito dal formidabile serbo: lucido anche se ammaccato, intelligente seppur messo alle corde, e ostinato nel voler restare aggrappato a un match che sentiva di poter far suo anche se non in perfette condizioni fisiche.

"Come ho vinto? - ha poi dichiarato Nole a caldo a fine match - Con le mie due gambe e due braccia, una gamba e mezza va. Ho la massima ammirazione per Carlos, per quello che ha ottenuto in carriera. E' stato il numero 1 più giovane nel nostro sport, ha vinto 4 Slam, lo vedremo per tanto tempo, molto più a lungo di me. Mi sarebbe piaciuto che questa partita fosse stata una finale. E' una delle partite più epiche che abbia giocato su questo campo, è finita all'una di notte: grazie a tutti per essere rimasti".

Si conferma per Alcaraz un tabù che più che tecnico affonda nella psicologia le sue ragioni. Dopo la semifinale persa al Roland Garros nel 2023, loro primo scontro al vertice in cui lo spagnolo finì in preda ai crampi per la tensione, le due vittorie ottenute contro di lui a Wimbledon non si sono rivelate sufficienti per vincere soggezione e timori reverenziali che ancora sembrano attanagliarne il gioco quando opposto al serbo in coincidenza degli ultimi appuntamenti di uno Slam. Una tensione che forse deve aver giocato un brutto scherzo anche al serbo, incagliatosi in una scivolata mal riuscita nelle prime fasi del primo set e costretto subito a un medical time-out nella speranza di limitare i danni e provare a portare a termine il match.

"Su cosa ho avuto non voglio dirvi troppo visto che sono ancora nel torneo - ha ancora riflettuto Djokovic - I farmaci hanno fatto effetto, ho preso anche una seconda dose. Mi sono sentito sempre meglio, ho giocato un paio di ottimi game alla fine del secondo set. Carlos ha sbagliato da dietro, ho cercato di sfruttare le mie chance. Non ho avuto problemi poi dal secondo set alla fine della partita. Domani mattina capiremo meglio l'entità del problema".

Si direbbe uno scenario simile a quello vissuto da Djokovic l'anno scorso a Parigi. Vincitore contro Musetti dopo cinque ore, al turno successivo il serbo superò Cerundolo riportando la rottura del menisco del ginocchio. Anche allora medicine e antidolorifici fecero il loro dovere consentendo a Nole di terminare il match, ma non di ripresentarsi in campo per la semifinale che l'attendeva contro Casper Ruud. Chissà. La notte porterà consiglio, al resto penseranno le terapie del caso. Ma se Nole sentisse di aver chance di poter scendere in campo non v'è dubbio che tenterebbe il tutto per tutto. La cinquantesima semifinale Slam fa di lui l'unico tennista dell'era Open ad esserci riuscito (Chris Evert è a quota 52), il 25°Slam consentirebbe lui di staccare definitivamente Margaret Court: troppo invitante come posta in palio per non darsi una chance.

La chance più grande l'ha però sprecata Carlos Alcaraz. Incapace di leggere il match, di cogliere le difficoltà cui era in preda Djokovic, e di modificare il suo piano tattico di conseguenza. Il serbo ha avuto i suoi meriti nel riuscire a tenerlo ben incollato alla linea di fondo, nel non servirgli mai due servizi uguali, nel far ricorso al tospin per indebolirne la gittata e nel coglierlo di sorpresa con alcune discese a rete. Spettava al murciano rispondere di conseguenza. Dei suoi 50 vincenti messi a segno, quasi la metà sono frutto di palle corte che Djokovic alla lunga ha rinunciato ad inseguire. Ed è questa l'unica statistica - seppur opaca - che lo vede premiato. Djokovic è stato più efficace tanto negli scambi corti (81-75) quanto in quelli superiori ai 9 colpi (22-18) negando punti facili al suo rivale una volta entrati nello scambio e riuscendo sovente a chiuderlo con traccianti inattesi. Il resto è stato nervosismo, spaesamento, accenni di frustrazione che nel terzo set hanno indurito i muscoli dell'attuale n.3 del mondo, costantemente rivolto verso il suo box in cerca di una via ma poi smarrito quando si è trattato di trovare la soluzione al rebus che aveva di fronte a sé.

Un rebus che invece Djokovic aveva già affrontato e risolto in passato, un'esperienza preziosa che anziché trascinarlo nel panico è riuscito a gestire coadiuvato da un box come lui calmo e lucido, dominato dall'espressione sfingea di Andy Murray: "Ho avuto un infortunio simile all'inizio di questo torneo nel 2023, e allora ho dovuto attaccare di più - ha ricordato infatti Djokovic a fine match - In campo ogni punto può cambiare l'inerzia della partita soprattutto quando affronti giocatori come Carlos. Dopo il problema, quello che mi era successo nel 2023 mi ha per certi versi mentalmente aiutato perché ho iniziato a giocare più aggressivo".

Oltre all'esperienza servirà ora anche un po' di fortuna, e Djokovic lo sa: "Il giorno di riposo è perfetto per me, vedremo se basterà venerdì contro Sascha che sta giocando il suo tennis migliore". Ma quale che sia l'esito della semifinale che l'attende, il match ha detto che il serbo nonostante età, acciacchi, ranking e quant'altro, è ancora intenzionato a dire la sua sul circuito consapevole di avere a disposizione gli argomenti per farlo. Il gioco, certo. L'esperienza, non di meno. E la stoffa del campione, quella che in questa notte australiana ha dimostrato di possedere ancora e che sente ancora mancare a molti dei suoi rivali là fuori che ne attendono l'addio.


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