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Slam

Australian Open, Bolelli e Vavassori tornano in finale

Simone Bolelli e Andrea Vavassori battono in rimonta Goransson e Verbeek e giocheranno la seconda finale consecutiva all'Australian Open

di | 23 gennaio 2025

Simone Bolelli e Andrea Vavassori (Getty Images)

Simone Bolelli e Andrea Vavassori (Getty Images)

La terza finale Slam della coppia Bolelli-Vavassori è figlia delle due giocate nel 2024, dei 42 successi collezionati nell’ultimo anno solare, delle 8 vittorie di fila dall’inizio di questo, dei quattro trofei mesi in bacheca in quattro continenti – Buenos Aires, Halle, Pechino e Adelaide – negli ultimi 11 mesi.

L’esperienza e la fiducia ha fatto la differenza, prendendo a tratti la forma di un compagno di squadra che ha sorretto Andrea e Simone nel momento in cui gli avversari sembravano più in palla. E che ha poi consentito al duo azzurro di affondare il coltello nel burro caldo quando Sem Verbeek e Andre Göransson hanno gradualmente smarrito certezze e brillantezza. È finita 26 63 64 in un’ora e 53 minuti, sulla milionesima parata vincente di Andrea Vavassori ad un centimetro dalla rete, con Wave a lanciare l’asciugamano ad un tifoso e tutto il team coi pugni al cielo. Giocheranno contro il finlandese Harri Heliovaara e il britannico Henry Patten, che hanno battuto i tedeschi Kevin Krawietz e Tim Puetz, campioni alle Nitto ATP Finals a Torino lo scorso novembre, 64 36 76(7).

Nella semifinale degli Australian Open, gli avversari erano il mancino di Amsterdam e lo svedese della Scania: entrambi nati nell’aprile del ‘94 e formati tennisticamente sui campi dei college della California, Verbeek e Göransson avevano eliminato nei quarti i numeri 1 del torneo – Arevalo/Pavic – cedendo solo una volta il servizio in tutto il torneo.

Non sorprendeva quindi il modo in cui i due – alla prima semi Slam e che da lunedì metteranno per la prima volta il naso nella top 50 di specialità – partivano fortissimo.

Görasson, soprattutto, era un’iradiddio, e puniva a ripetizione gli azzurri anticipando le risposte di rovescio e trovando traiettorie illegibili. I campioni del mondo, complice una percentuale insufficiente al servizio (45% di prime, appena) cedevano il primo set in appena 33 minuti (6-2) e sembravano faticare a trovare il bandolo della matassa.

Simone Bolelli e Andrea Vavassori (Getty Images)

Simone Bolelli e Andrea Vavassori (Getty Images)

Nel secondo set, però, i Bolessori rimescolavano le carte. Dopo un toilet break con tanto di lavata di capa di Wave, la coppia italiana cambiava leggermente la i formation, per dare meno punti di riferimento alle risposte degli avversari. In realtà, sull’onda lunga del primo set, anche nel primo game del secondo Verbeek e Göransson piazzavano due risposte splendide.

Poi gradualmente passata la tempesta e si udivano gli uccelli far festa. I primi frutti arrivavano con il break azzurro del 2-0, poi Bole e Wave consolidavano il vantaggio nel gioco successivo, nonostante l’iniziale 40-0 fosse diventato in un battito di ciglia una parità a causa di un doppio fallo e di uno smash in rete.

Sarebbero stati gli ultimi brividi del secondo set e del match: da quel momento in poi Verbeek e Göransson avrebbero fatto 6 punti negli ultimi 6 turni di servizio dei nostri, concedendo il break decisivo nel terzo game del terzo set, quando lo svedese prima coglieva due ciliegine (da 0-30 a 30 pari), poi con un fallo di piede – non l’unico del match - regalava agli azzurri una palla break che Bole trasformava in oro entrando con una volée vincente. Una volta salito anche il livello del bolognese, la finale era in cassaforte. Sperando che l’esperienza maturata l’anno scorso possa fare, ancora una volta, la differenza.


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