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Slam

Baby Mirra dei record che batte i muscoli di Sabalenka e le raccomandazioni di Conchita

La sensazionale 17enne russa, talento annunciato da tanti primati di precocità, alla prima semifinale Slam è l’avversaria di Jasmine Paolini in una sfida davvero inattesa a Parigi

di | 06 giugno 2024

Mirra Andreeva (Getty Images)

Mirra Andreeva (Getty Images)

L’ultima bambina prodigio, Mirra Andreeva, che oggi affronta Jasmine Paolini nelle semifinali del Roland Garros, ha lineamenti talmente delicati da sembrare di porcellana, occhi attenti e magnetici da gatta e quel sorriso freddo, fisso, alla Martina Hingis, che in realtà è un segnale di guerra, un marchio distintivo di quei bambini terribilmente sfrontati e decisi che sanno e vogliono ottenere qualcosa a tutti i costi, e cos’ puntano i piedi e insistono e lottano finché non se la prendono, di forza. Non a caso, la 17enne siberiana con residenza a Cannes, alla Mouratoglou Academy, è diventata la più giovane semifinalista sulla scia terra rossa di Parigi, imitando l’ultima baby terribile, proprio la svizzera che ci riuscì a 16 anni nel 1997 (e bissò l’impresa a Wimbledon). 

 

PERSONALITA’

Ha un caratterino niente male, Mirra, che porta il nome di quel dono dei re Magi a Nostro Signore di cui pochi conoscono il significato. Ha la caratteristica comune a molti teen-agers di sentire ma non ascoltare veramente chi le dà un consiglio. Anche se coach Conchita Martinez da diligente e paziente sorella maggiore, glielo ripete continuamente: “Non puoi giocare ogni palla allo stesso modo, non puoi tirare e basta, non puoi ignorare chi hai davanti”.

Mirra guarda fintamente attenta l’ex pro spagnola, specialista della terra rossa ma curiosamente campionessa Slam sull’erba (battendo Martina Navratilova in finale!), mostra il suo faccino imbronciato da concorso di bellezza per bambini perfetti e poi fa come le dice la sua testolina testarda. Così, però, per non girarle attorno e non averla fatta correre inseguendo una palla saponetta, s’era infranta due volte contro i muscoli di Aryna Sabalenka, sempre a Madrid, l’anno scorso e quest’anno. Mirra c’era rimasta proprio male. E  nei quarti del Roland Garros, pur contro la possente bielorussa ammaccata, nervosa e fallosa, la piccola russa ha perso il primo set, di poco, ma l’ha perso. La sua tattica principale: “Va in campo, tira la palla e vedi che succede” non funzionava.

Come pure il suo spirito di guerriera, il micidiale rovescio longilinea, la velocità di spostamenti e la difesa ad oltranza, per poi uscire in un attimo dalla trincea e trasformarsi in attaccante. Ma non c’è stato niente da fare, Mirra ha insistito e ha insistito. “Se dovessi dire qual è la mia arma principale direi che è che gioco sempre come voglio io. Col mio coach prepariamo un piano prima del match ma poi mi dimentico tutto, non trovo più pensieri nella testa e faccio quello che voglio. Forse questo mi aiuta a giocare solo un colpo dietro l’altro”. Non smette e non smetterà, così come anche di guardare e seguire il tennis: “Vedo i risultati, seguo gli high-lights, mi è capitato anche dopo la partita con Vika, ho finito alle 2 del mattino, sono rientrata in hotel alle 3, ma ho continuato a smanettare sul cellulare. Da quando gioco per me non c’è momento che non guardo tennis”

Mirra Andreeva in azione al Roland Garros (Getty Images)

BIMBA PRODIGIO

L’anno scorso Mirra s’è mostrata al mondo con la finale degli Australian Open under 18, ma i più già la conoscevano per il debutto pro del 2022 a Monastir, in Tunisia, quando aveva perso al primo turno nel derby con Potapova ma dopo tre set e 2 ore e mezza di battaglia. Certo, sembrava strano che, con quel potenziale, non avesse conquistato la finale juniores che sulla carta era già sua, con la quale chiudeva anche la carriera per dedicarsi decisamente al circuito WTA. Figurarsi quanto pareva strano a Mirra, anzi, a lei sembrava proprio inconcepibile, assurdo, inaccettabile, un vero e proprio choc per le sue massime aspirazioni: “Se ci ripenso mi viene ancora male, ci ho messo un po’ a riprendermi, mi ci sono voluti almeno un paio di settimane per calmarmi. Mi  ha aiutato il mio coach dicendomi: “Forse, non forse, quando avrai vinto tanto Slam e sarai arrivata al vertice, non ti ricorderai nemmeno di questa finale che hai perso”. Io fra me e me ho pensato: “Certo che me ne ricorderò”. Ma comunque è riuscita a tranquillizzarmi, e forse quella sconfitta mi ha fatto più forte, ho pensato che avrei subito altre sconfitte dolorose nella carriera e che, sotto sotto, fosse stato meglio che succedesse da junior”.

 

LA SCALATA DI ANDREEVA

Così, ha riaperto il libro dei record di precocità, sfruttando a 15 anni la wild card di Madrid e battendo Leylah Fernandez da terza più giovane ad aggiudicarsi il primo match in tabellone WTA dopo Coco Gauff e CiCi Bellis, per poi insistere, superando anche Haddad Maia e Linette. Quindi, al Roland Garros, dove ora festeggia le semifinali, 12 mesi fa, dopo le qualificazioni, ha eliminato Riske (primo successo nei Majors) e poi Parry, è arrivata al terzo turno, più giovane nel tennis Open dopo Sesil Karatantcheva nel 2005, settima under 17 negli ultimi 30 anni. A Wimbledon, sempre partendo dalle qualificazioni, ha fatto anche meglio, superando Wang, Krejicikova e Potapova, toccando gli ottavi e salendo già al numero 70 del mondo. Classifica ritoccata al 57, grazie al primo turno agli US Open e poi al 50 col terzo turno  a Pechino, sempre transitando per le qualificazioni. 

REGOLA CAPRIATI   

A 17 anni, con la regola Capriati per le nuove leve, la grande promessa del tennis mondiale ha potuto fare capolino sul WTA Tour per 12 tornei, e potrà giocarne 16, nei successivi 12 mesi. Ma questo l’ha aiutata nella vita di tutti i giorni: “Direi che sono quasi come una normale adolescente. Vado ancora a scuola, anche se non mi piace. Guardo tante serie tv, molto Netflix, spesso passo troppo tempo su Instagram, rido, parlo, faccio cose normali della mia età. Ma mi sento matura perché so quello che faccio, perciò forse sono un po’ più matura delle mie coetanee”.

Ma nel tennis è di più, molto di più. A gennaio a Brisbane ha raggiunto i primi quarti WTYA, agli Australian Open ha superato la prima top 10, Jabeur, toccando il terzo turno al debutto nello Slam dei canguri, non solo: proprio perché la tunisina era il suo idolo e voleva fare bella figura l’ha distrutta con un memorabile 6-0 6-2 in 54 minuti, ancora record per un’under 17 che rifila un 6-0 a una top 10, dopo Dokic con Hingis a Wimbledon 1999.

Si è poi qualificata agli ottavi con un’altra griffe significativa: rimontando da 1-5 e salvando un match point contro Parry. Per ripresentarsi alla ribalta in queste due settimane a Parigi, coi successi contro Bektas, Azarenka, Stearns, Gracheva e Sabalenka. Anche qui passando sopra ai sentimenti che sicuramente ha per Gracheva che, da russa, quando la bimba era sbarcata in Francia, l’aveva accolta com una sorella maggiore all’Elite Tennis Center dell’ex pro francese Lisnard (la base di Daniil Medvedev) dalla quale è emigrata per la vetrina più luccicante di Mouratoglou.

L'esultanza di Mirra Andreeva (Getty Images)

NERVI

Mirra sostiene che prima di affrontare Sabalenka era dubbiosa e nervosa, sostiene che non pensava di poterla davvero battere, che sta vivendo un sogno, che è super eccitata per la sua prima semifinale Slam. Ma mentre lo dice, per come lo dice, sembra proprio che bluffi, o almeno che abbia un retro-pensiero cattivello, da bambina viziata, anche quando è prodiga di complimenti sia per l’avversaria battuta che per la prossima, Jasmine Paolini: “Ricordo in nostro match a Madrid, è stato duro, lei ha giocato un ottimo tennis, sono riuscita a riprenderla solo alla fine. Sono sicura che n verrà fuori una bella partita, vediamo che succede”.

Sembra proprio che Andreeva abbia un controllo di se stessa davvero impressionante. E che questa sia la sua vera arma paralizzante. Quella che nemmeno Conchita riesce ad aggirare, nemmeno quando cerca di convincere Mirra a farle visita in Spagna per evitare di dover sempre andare lei a Cannes per qualche allenamento extra torneo. Quella che si distrae appena un attimo quando una coccinella le si ferma davanti, sul campo, nell’ultimo game di battuta di Sabalenka: “Ho pensato: “Devo salvarla, e l’ho presa”. Poi ho cercato di non pensarci troppo, ma mi dicevo: “Potrebbe essere un segnale”. Cercavo di concentrarmi, di non aspettare i suoi errori, ma era proprio un segnale, infatti ho vinto il game e il match”.

 

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