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Stevanovic, unica serba a Wimbledon, a 28 anni supera le quali da 228 del mondo e racconta la favola di un’ex promessa stoppata da un grave problema fisico. Finché non ha trovato Nikola
di Vincenzo Martucci | 07 luglio 2023
Nel tourbillon di mille partite da recuperare per pioggia, in un grabnde torneo come Wimbledon, si perdono qua e là certe storie nelle storie. Come quella di Natalija Stevanovic che, a 278 anni, supera le qualificazioni e anche il primo turno contro Karolina Pliskova, 18a testa di serie del torneo, la prima top 20 della carriera. E ci riesce da 225 del mondo dopo aver gridato al mondo, alla vigilia, che era felicissima dell’accoppiamento che tanti altre neo promosse non avrebbero gradito.
“Il mio coach, che poi è anche mio marito, Nikola, quando al sorteggio dovevano estrarre il nome dell’avversaria di Pliskova, faceva il tifo con me: “Noi, noi!”. E il mio nome è venuto fuori. “Ci sono delle giocatrici che vuoi affrontare perché hai il gioco per loro, e ce ne sono altre, anche di classifica inferiore, che vorresti proprio evitare perché il tuo sistema non si incrocia per niente bene col loro. La tattica era quella di usare i miei slice per farla sempre inchinare molto e poi sfruttare qualsiasi palla più corta per attaccarla”. Il 6-2 6-3 ha premiato il disegno a tavolino che ha promosso la serba al secondo turno contro la lucky loser Korpatsch, lei che solo dopo 11 tentativi ha finalmente superato le quali in uno Slam dopo aver sbattuto la faccia contro le porte di Melbourne, Parigi e New York. Proprio lei che finora aveva evitato l’erba ha postato felice sui social: “Il sogno è diventato realtà”.
Natalija aveva capito già a Den Bosch che lo slice, sull’erba, fosse un’arma in più: contro la sua prima top 20, Victoria Azarenka, aveva mancato 5 set point prima di cedere. “Da junior, quand’ero fra le prime 5 del mondo, non giocavo così. Otto anni fa ho inserito lo slice perché, forse anche per un problema mentale, non riuscivo più a rispondere al servizio. Così mi sono detta: “Proviamo qualcosa di diverso, fai solo un bel chop, accontentati di mettere la palla in campo per cominciare lo scambio”. Il cambiamento è stato subito efficace: “Da allora, di dritto, rispondo sempre così. Il resto è venuto da sé, ci ho lavorato sopra e l’ho fatto diventare un colpo importante anche per il palleggio da fondo e l’attacco”.
Oggi il suo idolo è il connazionale Djokovic, ma da bambina la chiamavano “Nadalija” per come corresse e lottasse come una furia proprio come il formidabile Rafa: “Mi hanno soprannominata così a 7/8 anni, anche i miei parenti quando mi scrivevano non scrivevano più Natalija ma Nadalija. Quando ci ripenso sorrido sempre felice come allora, quand’ero allegra e spensierata, così anche sulla cassetta della posta ho lasciato quella scritta”. Curioso pensare che da junior, cresciuta ed allevata sulla terra rossa, sfuggisse l’erba, per niente interessata anche solo di conoscere la superficie di Wimbledon. “A 16 anni mi allenavo con papà e abbiamo deciso di saltare i Championships di categoria, siamo rimasti a casa ad allenarci sulla terra per fare il salto nel professionismo. E proprio durante Wimbledon ho vinto il mio primo torneo ITF”. A ripensarci non fu la scelta giusta: “La sensazione di giocare sull’erba, per come è diversa da quella su tutte le altre superfici, vale da sola l’esperienza”. Sette anni dopo, quando conquistò il primo torneo ITF sull’erba, a Muzaffarnagar, in India, si disse: “Se sono sopravvissuta a quest’erba, a Wimbledon sarà perfetto”.
Superb Stevanovic ??
— Wimbledon (@Wimbledon) July 5, 2023
Qualifier Natalija Stevanovic upsets No.18 seed Karolina Pliskova to claim a first Wimbledon main draw win, 6-2, 6-3 ??#Wimbledon pic.twitter.com/9Ajoi60xd9