-
Slam

Nuno Borges, "Special one” per un giorno dello sport portoghese

Mentre impazza la vicenda-Mourinho, Nuno elimina a sorpresa Dimitrov ed è il primo del suo paese a qualificarsi agli ottavi agli Australian Open

di | 20 gennaio 2024

Nuno Borges (Getty Images)

Nuno Borges (Getty Images)

Miracolo a Melbourne? Diciamo conferma del livello medio sempre più alto e della difficoltà dei primi della classe di esprimere continuità, progressi del lavoro e della maturità. Così sale alla ribalta Nuno Borges che elimina Grigor Dimitrov, sorprendendo anche i media del suo Portogallo che proprio non si aspettavano i primi ottavi di finale maschili agli Australian Open, dopo le imprese del più quotato Joao Sousa, approdato negli Slam fra i primi 16 agli US Open 2018 e a Wimbledon 2019. Invece è successo che il 26enne numero 69 del mondo, tennista piacevole ma leggero, più avvezzo ai tornei Challenger - Tour dove l’anno scorso ha colto tre successi -, non è uscito di scena già al secondo turno del primo Major della stagione, a Melbourne.

Anzi, proprio sul palcoscenico più impegnativo, ha sfatato il tabù e ha superato per la prima volta due turni di fila in un torneo ATP Tour. Così, dopo Marterer, ha approfittato delle ennesime mattane di Davidovich Fokina e quindi, ancora contro pronostico, ha sfruttato anche dei tremori del famoso Grisha.

Che, appena rilanciato al vertice dal titolo a Brisbane, risalendo dopo 7 anni a ridosso dei primi, ha avuto una condotta folle: prima nel cedere troppo nettamente secondo e terzo set, quindi nello sperare che il portoghese calasse di servizio ed intensità e spinta in avanti, e magari si facesse prendere dal braccino una volta avanti per due set a uno, e poi nel bloccarsiclamorosamente sul 5-2 del quarto set e ancor peggio sul 6-5 e set point del tie-break - che stava per portarlo al quinto - , suicidandosi con un doppio fallo lungo di un metro e poi con un rovescio a rete. Per poi scavalcare il net e complimentarsi cavallerescamente dall’altra parte del campo con l’esterrefatto che s’era accasciato in terra dopo l’impresa della vita, già felice. A prescindere dal prossimo, durissimo, test degli ottavi contro Daniil Medvedev.

NELLA MEDIA

Borges, che pure contro Dimitrov si è esaltato con 21 ace, annullando 11 palle break su 12, non ha il colpo del ko, ma buoni fondamentali e una propensione a rete che ha affinato all’università del Mississippi che ha frequentato dal 2015 dopo essere stato “uno nella media” fino allo scoccare dei 16 anni quando giocava ancora a tennis solo per gioco, senza alcuna reale aspirazione.

“I miei genitori per primi non si aspettavano di certo che mi facessi strada nello sport, non perché non credessero in me ma erano proprio lontani da quell’idea. Così mi sono costruito davvero passo dietro passo, non ho avuto alcun aiuto e tantomeno i folli investimenti di tanti altri ragazzi, che, dai 13-14 anni, fondamentalmente, hanno giocato solo a tennis per diventare numeri 1 del mondo. Mentre io ho fatto tante altre cose, e sono andato al College e poi anche all’Università, perché non mi ritenevo ancora pronto per l’ATP Tour”. 

Nuno Borges (Getty Images)

LA FORZA DI VOLONTA’ DI BORGES

Per diventare numero 1 del tennis portoghese ha lottato a lungo contro se stesso: “Non sopportavo di perdere nemmeno ai videogame con gli amici. Figurarsi nello sport. Ricordo una volta che, dopo una sconfitta in un a garetta a badminton, ci ho messo giorni a riprendermi dalla delusione. Detestavo l’idea stessa che qualcun altro mi battesse”. Figurati nel tennis dove tutto dura un giorno e anche meno: “Subito dopo la più bella vittoria, come questa contro Dimitrov su una ribalta così importante, è già tutto dietro le spalle, e conta già solo la prossima partita. Anzi, come dice il mio coach, non si vince quando vuoi vincere, ma quando sei bravo a riuscirci”.

Una filosofia difficile da digerire di tutti e ancor di più per Nuno, che viene da una famiglia senza background tennistico: “Il bello del tennis, però è la gara, misurarsi con gli altri, superare gli ostacoli e, soprattutto, lottare continuamente con se stessi. Forse non è proprio il massimo per la salute mentale ma questo desiderio di migliorarsi continuamente è la molla che mi ha fatto andare sempre avanti”.

DIFFICOLTA’

Nel campionato universitario, Borges, che nel calcio tifa Porto ed adora la musica dei Coldplay (come recita la sua bio), si è preso tante soddisfazioni con 3 nomine di giocatore dell’anno della Confederazione del Sud-Est, più titoli di All-American di singolare e doppio. Anche se ricorda soprattutto la sconfitta nelle semifinali NCAA 2019 contro Borna Gojo (che avrebbe regalato  poi un brutto souvenir anche all’Italia di coppa Davis a Torino).

"A casa sua ero sopra 6-2 5-4, ma lui, sul 15-40 mi ha fatto 3 ace di fila, anche di seconda, salvando il game e poi battendomi 2-6 7-5 6-2. Non riuscii a parlare con nessuno, andai diretto negli spogliatoi chiedendomi: “Che diamine m’è successo?”. 

La gioia di Nuno Borges all'Australian open (Getty Images)

L’anno dopo passò pro, ma incappò nel Covid e si fece male più volte al polso sinistro e a tutt’e due le anche, deviando sul doppio e consolandosi con qualche successo insieme al connazionale Francisco Cabral. Ma anche nel 2022 prima delle qualificazioni degli Australian Open fu sfortunato: si ammalò di Covid proprio un attimo prima del torneo: “La cosa peggiore fu l’attesa”. Due anni dopo, proprio a Melbourne, s’è fatto trovare pronto all’appuntamento con il destino. Coi complimenti del primo tifoso, il coach Rui Machado, ex pro, che lo allena da quando ha completato l’esperienza universitaria: “Da quel momento ho capito che era un ragazzo speciale, che vuole vincere sempre e a tutti i costi”.

FELICITA’

Nuno è fuori di sé dalla gioia: “Sono davvero orgoglioso di me stesso. Già partecipare a questi tornei è un sogno, figurarsi avere la sensazione di appartenerci davvero e di poter competere coi migliori”. Il suo sogno è già raggiunto:Ormai sto solo facendo un passettino alla volta senza aspettative precise. Perché ho già ottenuto più di quanto avrei desiderato. Non mi sarei mai visto professionista di tennis, giocare in questi stadi, davanti a tanta gente. E’ folle. Ma ci sono anch’io e cerco di godermela facendo quello che più mi piace al mondo ed è anche più bello di quanto mi sarei mai immaginato”.

Ci sta prendendo proprio gusto, insomma: “All’inizio, contro Dimitrov, non avvertivo la pressione, e m’ha aiutato molto, così ho preso sempre più fiducia e ho giocato sempre meglio, ho lasciato andare i colpi, mi sono trovato sempre più a mio agio anche nei dettagli, guadagnandomi qualche punto facile”.

Grazie all’esperienza universitaria che ha dato sempre più sicurezza “a un ragazzo per natura molto timido”, che confessa: “La prossima sfida è affrontare Djokovic, lottarmela con lui sarebbe il piacere più grande”. Per uno giorno, nel clou della vicenda-Mourinho, lo special one è Nuno Borges.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti