Dopo una stagione di questo livello, con la bacheca più ricca e il ranking sempre più alto, difficile dire quale sia la ‘sua’ superficie: “Questa stagione è stata positiva su tutte le superfici – spiega – ho giocato bene a Dubai, poi sulla terra, sull’erba. La terra è la superficie dove sono nata e dove da subito mi sento più a mio agio, ma so che facendo le cose giuste e lavorando in un certo modo, posso esprimermi su tutte le superfici. L’ho sempre pensato e ora l’ho anche dimostrato a me stessa”.
Gli Slam sono le fotografie che raccontano la sua magica stagione, ma Jasmine individua il momento del salto di qualità in un torneo disputato poco più di un anno fa, proprio negli Stati Uniti: “Il torneo dove ho giocato meglio lo scorso anno è stato Cincinnati – racconta - ; lì mi sono detta ‘cavolo, allora posso far bene anche sul cemento e nei grandi tornei’! Poi sono arrivata a N.Y. e, lo ricordo bene, il venerdì prima del torneo ho preso una brutta storta sulla pallina e ho perso con la Ostapenko in un match durissimo in cui non riuscivo a muovermi. Da quel momento, però, è andata sempre meglio, e in Cina per la prima volta ho battuto la Garcia (nel WTA 500 di Zhengzhou, ndr). Quel match, contro una giocatrice di quel livello che mi aveva sempre battuto, per di più sul cemento, mi ha dato grande fiducia. Forse con quel match ho preso consapevolezza di poter vincere anche quel tipo di partite, match in cui, fino a quel momento, lottavo tanto ma che alla fine perdevo sempre. Poi il trend è proseguito in Australia, dove non avevo mai vinto un match in precedenza… ci sono stati tanti mattoncini ma forse il torneo di Cincinnati dello scorso anno è quello che mi ha fatto capire che a certi livelli posso giocarci”.
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