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Il boom del tennis italiano conquista tutti, anche in Australia

Negli ultimi due-tre anni, l’Australian Open è diventato un luogo di ritrovo per centinaia di italiani che vivono Down Under

di | 22 gennaio 2025

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Cinque anni fa, un giocatore arrivato Down Under per il primo Slam stagionale mi chiese se conoscessi qualcuno al quale consegnare due biglietti omaggio. “Certo”, risposi. Vivevo a Melbourne da una decina di anni, in rubrica avevo più contatti australiani che italiani. Sulla carta era una passeggiata, invece la questione si rivelò più complessa di quanto immaginassi: tra un ‘Ti faccio sapere dopo’, un ‘Vado al mare’, ‘ e un ‘Australian...cosa?’, passai un sacco di tempo al telefono prima di trovare qualcuno interessato. In realtà, anche il prescelto che se li accaparrò era mediamente disinteressato. Lo convinsi rivelandogli che aveva frequentato lo stesso liceo del giocatore che aveva offerto i pass. Nonostante questo, la fiamma della sua curiosità si spense in fretta: l’amico trascinò una collega pressoché a digiuno di tennis e rimase a Melbourne Park giusto il tempo di un set e di una passeggiata. Dopo pranzo, era già sulla via di casa.

Pochi giorni prima -– il torneo non era ancora iniziato – mi intrattenevo con un tennista davanti alla player’s area quando incrociai un altro amico italiano trasferitosi anni prima in Australia. Lavorava all’installazione di un ristorante di Melbourne Park e capitava lì un po’ per caso. Gli presentai il giocatore, reduce dall’allenamento, ancora sudato e col borsone pieno di racchette. Era un suo corregionale, ma questo non bastò a suggerigli qualcosa di più intelligente di “Sei venuto a Melbourne per il torneo?”. Il tennista, sulle cui gesta avevo investito non poche ore e versato non poche parole, ebbe la sensibilità di non replicare: “No, questo è il costume di Carnevale”, ma mi lanciò comunque un’occhiata perplessa.

L’Australia è un po’ così: la distanza dal resto del mondo è la sua fortuna e la sua condanna. Anche nell’epoca di internet, tutto arriva in differita, compresa la febbre degli italiani per il tennis. O almeno la conoscenza di base della materia. “Ho visto che sei andato a cena con Bertamini...”, mi disse un amico milanese di Sydney riferendosi al ragazzone romano che pochi mesi prima aveva raggiunto la finale di Wimbledon.

Proprio quel Bertamini avrebbe cominciato a concimare questo terreno aridissimo, contribuendo con la semifinale del 2022 a sdoganare le chiacchiere tennistiche anche tra gli italiani d’Australia. Operazione poi perfezionata da un altro ragazzo, stavolta della Val Pusteria, il cui cognome è virtualmente impossibile storpiare.

Tifosi italiani esultano durante l'Australian Open (Getty Images)

Tifosi italiani esultano durante l'Australian Open (Getty Images)

Fino all’anno scorso, la foltissima comunità italiana d’Australia si comportava come un organismo unico soprattutto in occasione del Gran Premio di Formula 1, che si corre tra due mesi ad un paio di km da Melbourne Park. Oppure dava segni di vita quando Laura Pausini, Umberto Tozzi e i Ricchi e Poveri venivano ad esibirsi agli antipodi e la Juve e il Milan volavano fin qui per far cassa. Il tennis era una calamita per gli aussies, per gli spagnoli, per i greci e per i serbi. Persino per i cinesi e i cileni. I tricolori invece erano pochi ed erano sventolati sui campi secondari da un manipolo di giovanotti – Matteo, Tommaso e Luca – figli con sangue italiano di professionisti della ristorazione immigrati in Australia, ma di fatto cresciuti qui. Poi tutto è cambiato. Se non proprio dalla sera alla mattina, quasi.

“A che ora gioca Sinner?”, “Mi rimedi una pallina autografata?”, “Mi procuri i biglietti per la finale?”, “Mi fai fare un video di auguri per la zia di mia suocera?”. Da un paio di anni il mio telefono si è cominciato a popolare quotidianamente di decine di messaggi così. Senza contare i “Sono al tennis, ci vediamo?”. Ad inviarli, molti di quelli che fino a ieri non volevano neanche gli ingressi-omaggio. E tanti altri che hanno scoperto una passionaccia per il tennis in età avanzata. Galeotto è stato il rosso di Sesto Pusteria, certo, ma non solo. Perché ormai il tennis è diventato cool e glamour anche tra i nostri connazionali Down Under, e a Melbourne Park non si va più solo per godere il gesto tecnico o per tifare Jannik. Il primo pretesto è l’atmosfera, il secondo l’overdose di adrenalina garantito da un match di Cobolli. Il terzo, inevitabilmente, il senso di comunità prodotto dall’aggregazione, soprattutto per chi vive lontano da casa. E poi perché se ne parlano tutti non si può mica restare tagliati fuori dai discorsi da bar.

Jannik Sinner firma autografi (Getty Images)

Jannik Sinner firma autografi (Getty Images)

Cosi negli ultimi due-tre anni, l’Australian Open è diventato un luogo di ritrovo per centinaia di italiani che vivono qui, per i quali il regolamento della United Cup resta un concetto inarrivabile, ma poco importa. Anzi, Leonardo da Cesena e Linda da Milano non perdono un 15 dalle quali in poi, Fabrizio viene da Sydney con i due figli per vedere gli allenamenti di Sara e Jasmine, mentre Umberto da Pescara e Flavio dalla provincia di Catania non badano a spese e vanno dritti sui biglietti della finale anche se fino a ieri non avevano mai sentito parlare del tie-break. E poi in ogni match di alto profilo Cittadello* da Cittadella trova il modo di accedere in tribuna autorità con un tagliando falso e si sistema pure qualche fila dietro Rod Laver in persona. Il risultato è che – nonostante la contemporaneità dei match degli azzurri durante tutta la prima settimana del torneo – un giorno ben quattro, sulle tribune non ci sono più solo i piccoli Matteo, Tommaso e Luca a intonare cori italo-australiani per Sonégo – ma sulle tribune si sente ormai regolarmente il Po-po-po dei Mondiali del 2006 tra uno ‘spaccalo’ e un ‘daje’.

Giovani appassionati italiani all'Australian Open (Getty Images)

Giovani appassionati italiani all'Australian Open (Getty Images)

Poi, certo, l’allargamento della base dei curiosi porta seco qualche inevitabile controindicazione. “A Da’, ma perché Musetti è stato ammonito?”, mi ha chiesto un amico che per fortuna ha smesso di domandarmi a che ora gioca Sinner. Aveva confuso la losanghina scelta da Tennis Australia per indicare il giocatore al servizio per un cartellino giallo di pallonara memoria. Del resto, per citare i classici, gli italiani restano pazzi per il calcio, ma il tennis è lì, appena dietro. Anche in Australia.

 

 

*nome chiaramente di fantasia


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